ROMA – Uscendo dal colloquio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella il leader di M5S Luigi Di Maio ha dichiarato “Credo che oggi possiamo dire che siamo di fronte a un momento storico. Abbiamo indicato il nome al presidente della Repubblica che può portare avanti il contratto di governo. Ovviamente il nostro obiettivo era ed è migliorare la qualità della vita degli italiani e in questi 80 giorni abbiamo imposto un metodo: prima si discuteva di temi e poi di nomi“.
“Le questioni degli italiani vengono prima di ogni cosa – ha aggiunto il capo politico di M5S – Sono orgoglioso di aver portato al governo il nostro programma elettorale, ci sono i 5 stelle, ci sono i nostri 20 punti. Siamo pienamente soddisfatti del lavoro nei prossimi giorni speriamo che si possa iniziare questo nuovo percorso per la Repubblica. Sono stati 80 giorni in cui ne è valsa la pena prendere tempo perché finalmente nasce la terza Repubblica“.
“Nel contratto di governo ci sono le Cinque stelle, i venti punti indicati in campagna elettorale e tante soluzioni alle sofferenze degli italiani, dal reddito di cittadinanza alla legge Fornero – ha spiegato ancora Di Maio -, a più spazi di bilancio in Europa, dalla lotta al gioco d’azzardo, al superamento della buona scuola, alla sanità, con la meritocrazia per chi è a capo degli ospedali. Ci sono le grandi battaglie storiche del M5s, come l’acqua pubblica“.
Il capo politico del Movimento Cinque Stelle parla di “una grande occasione per l’Italia“. Di più, “un momento storico“. E sottolinea: “Abbiamo lavorato notte e giorno per portare a casa questo risultato. Abbiamo indicato al capo dello Stato il nome il migliore, che può portare avanti con una leadership solida, il contratto di governo. Qualora il presidente dovesse valutare il nostro nome come un nome giusto, sarà un governo che non si basa sui cambi di casacca”.
Subito dopo è stata la volta di Matteo Salvini: “Noi ci siamo, siamo pronti, abbiamo fatto il nome e indicato la squadra, vogliosi di far crescere l’economia del Paese. Il governo di cui vogliamo far parte vuole aumentare il lavoro – ha detto il leader leghista -. Nessuno ha niente da temere, anzi. Ovviamente vogliamo un governo che metta l’interesse italiano al centro, prima gli italiani, rispettando tutti”. Il segretario della Lega ha insistito sul fatto che il governo che nasce “è un governo di speranza. Le nostre politiche saranno diverse da quelle che ci hanno preceduto“. Salvini ha mandato un messaggio “fuoriconfine”: “Qualcuno all’estero cambi prospettiva. Il nostro sarà un governo di speranza e di futuro, ma non remissivo“. Come già prima di lui Di Maio, che ha ripetuto più volte l’aggettivo “politico”riferito a Conte, anche Salvini si è affrettato a difendere la scelta del candidato: “Tutti i premier sono politici”, ha risposto a chi gli chiedeva se Giuseppe Conte fosse un premier “tecnico”.
Sia Di Maio sia Salvini hanno commentato le critiche internazionali di questi giorni – ultimo dei quali quello del Ppe all’Europarlamento – e l’allarme lanciato dall’agenzia di rating Fitch che hanno condizionato i mercati portando anche lo spread BTp-Bund a toccare 187 punti su massimi da ottobre scorso e il rendimento dei decennali italiani al 2,41%, top dal novembre 2014. Il leader della Lega ha detto: “Leggiamo con interesse e stupore dichiarazioni che arrivano da ministri e commissari che non hanno nulla di cui preoccuparsi: il governo che vogliamo formare vuole far crescere l’Italia e aumentare il lavoro, renderlo più stabile, e riportare le aziende in Italia“.
Giuseppe Conte il presidente “indicato” da Di Maio e Salvini, (non eletto dagli elettori ) aveva mandato un curriculum di 18 pagine per la propria candidatura a membro del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, in pratica l’organo di autogoverno della magistratura amministrativa di cui è vicepresidente. Nato 54 anni fa a Volturara Appula, paesino nella provincia di Foggia, Conte dopo la laurea in Legge all’ Università La Sapienza di Roma, è stato borsista del Cnr e poi ha “approfondito” gli studi giuridici nelle facoltà più in vista del mondo occidentale: dall’ Università di Yale in America alla Sorbonne di Parigi , Dalla Duquesne a Cambridge, dall’International Kulture Institute di Vienna alla New York University.
Grazie a questo percorso di studio Giuseppe Conte non poteva che diventare professore universitario: attualmente insegna a Firenze e alla Luiss di Roma come docente di Diritto privato. Oltre a essere avvocato patrocinante in Cassazione, condirettore della collana Laterza dedicata ai “Maestri dei diritto” e componente della commissione cultura di Confindustria. Ma è anche ritenuto un esperto di “gestione di grandi imprese in crisi“, che potrebbe essere utile nelle spinose vicende come Ilva ed Alitalia.
Domani molto probabilmente il prof. Conte potrebbe ricevere l’incarico di “premier”. Prima, in mattinata, è in programma l’incontro di Mattarella con i presidenti di Senato e Camera Alberti Casellati e Fico. Ma è bene ricordare che il presidente della Repubblica, in base a poteri che la Costituzione gli assegna, può anche dire no all’indicazione di un premier che arriva dai partiti. Anche quando quel nome viene dalla maggioranza, e perfino dal partito di maggioranza relativa. È già successo. Ed è stato proprio Sergio Mattarella, lo scorso 12 maggio nel pieno delle polemiche, intese, per il nuovo governo, a rievocare il clamoroso precedente. Un modo per avvertire i partiti in guerra, e mentre ancora non si era profilata l’intesa fra grillini e leghisti, che si sarebbe avvalso “in pieno” di tutte le prerogative che la Carta costituzionale gli concede all’articolo 92, poche ma esplicite righe: conferiscono solo e soltanto al presidente della Repubblica “la nomina del presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, dei ministri“. Un “caso illuminante“, come lo ha definito Mattarella, “del potere di nomina del Presidente del Consiglio dei ministri, nomina per la quale non ritenne di avvalersi delle indicazioni espresse dal principale gruppo parlamentare, quello della Democrazia Cristiana”.
L’articolo 95 della Costituzione in primo luogo, che recita così. “Il presidente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del governo e ne è responsabile. Mantiene l’unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l’attività dei ministri”. Cioè, un signor nessuno, senza curriculum, una figura frutto di una mediazione al ribasso e che siede a Palazzo Chigi ma è solo “eterodiretta” dai leader politici, potrebbe anche non superare quell’asticella…
Contratto di governo M5S-Lega, ecco il documento definitivo
contratto_governo