Magistrati e gaglioffi
“Nella giustizia c’è un dieci per cento di autentici eroi pronti a sacrificarle carriera e vita: ma sono senza voce in un coro di gaglioffi che c’è da ringraziare Dio quando sono mossi soltanto da smania di protagonismo” (Indro Montanelli, “Corriere della Sera”, 24 agosto 1998).
Berlusconi e la sentenza “hot” del Tribunale di Bari
E’ stato interessante scoprire l’idea del mondo e della morale della magistratura barese, che ha steso la sentenza su Silvio Berlusconi e Gianpi Tarantini. Le ragazze erano “avvenenti, provocanti, disinvolte, spregiudicate, disinibite” e “soprattutto giovanissime” e volevano “dare una svolta alle loro (talvolta a dir poco modeste) vite“. Ed erano pure “animate dalla speranza (…) di essere “elette” (ironico? ndr) per trascorrere la notte in sua compagnia“. E qui grande attenzione: “Consentendo a soddisfarne anche le più perverse pulsioni erotiche” e, doppia attenzione, “addirittura attraverso la consumazione di rapporti saffici“. (La Stampa del 12.05.2016)
Le “bufale” della magistratura barese (secondo Frank Cimini noto cronista giudiziaria del Tribunale di Milano)
“2 scarcerati…. il fucile era un giocattolo… le foto all’aeroporto di bari erano un cazzo…l’inchiesta sulla cellula jihadista della Procura di Bari è una bufala….sembrava che avessero fermato Bin Laden a leggere i giornali e a sentire i Tg per non parlare del web….”
Le assunzioni impossibili al Fatto Quotidiano
Pierluigi Giordano Cardone, giornalista pugliese del Fatto Quotidiano in redazione a Milano, raccontando la sua storia personale scrive: “Al Fatto per essere assunti, qui non serve una firma grande, basta una grande notizia. E’ un esempio di meritocrazia giornalistica che non ha paragoni nel Paese dove l’informazione è controllata dai centri di potere economico-politico. Insomma: è un esempio di libertà“. “Meritocrazia” è una parola facile da pronunciare, ma non sempre facile da conquistare. Ecco spiegato perchè qualcuno, sono anni che collabora, ma rimane sempre a scrivere sotto i ponti….
Le giravolte di Alfio Marchini, lo smemorato “diverso” romano
“Non è compito del sindaco fare queste cose, non celebrerò unioni gay se dovessi vincere le elezioni“. Oggi non le celebrerebbe, ma c’era un tempo in cui Alfio Marchini la pensava diversamente. Dal 2014 fino a qualche mese fa il candidato a sindaco della Capitale sostenuto da Silvio Berlusconi strizzava l’occhio all’elettorato LGBT con dichiarazioni decisamente friendly. Il 10 aprile 2014, per esempio, ai microfoni della trasmissione radiofonica La Zanzara esprimeva un’opinione diametralmente opposta: “Farei anche un registro per le coppie gay perché ci vuole un riconoscimento civile per le coppie omosessuali”. (dal settimanale L’ Espresso, 10 maggio 2016)