ROMA – Il nuovo gruppo autonomo, all’interna della maggioranza consiliare del Comune di Taranto composto da Cosimo Festinante, Cataldo Fuggetti, Floriana de Gennaro, Federica Simili e Mario Pulpo in data 24 gennaio 2018 dopo le denunce giornalistiche del CORRIERE DEL GIORNO, ha chiesto l’accesso agli atti, in relazione al procedimento amministrativo riguardante l’avviso pubblico per le nomine alle società partecipate del comune di Taranto, AMIU e AMAT.
corte conti TarantoIeri sono stati acquisiti gli atti ed ora il gruppo con un comunicato stampa ha reso noto che sta esaminando tutto il fascicolo per verificare la legittimità delle nomine a tutela della cittadinanza, delle società e dei lavoratori. Ma in quei documenti acquisiti, i consiglieri comunali non potranno mai trovare i documenti che il CORRIERE DEL GIORNO vi offre in esclusiva, che dimostrano come il Sindaco Rinaldo Melucci ed il suo assessore delegato Massimiliano Motolese, siano letteralmente “incapaci” di valutare ed accertare le competenze e professionalità dei cosiddetti managers “nominati” . E quindi di fatto costituiscono un vero e proprio “rischio” per la legalità interna al Comune di Taranto e le sue municipalizzate !
Basta dare un’occhiata le sentenze della Corte dei Conti a carico del nuovo presidente del CdA dell’ AMAT Taranto per rendersene conto ed averne la conferma della “cecità” (o malvagità) anche diu questa nomina, dopo quella dell’ ing. Luca Tagliente alla guida dell’ AMIU Taranto.
Corte dei Conti 2015 sentenza LombardiaAltrimenti, se non fossero degli incapaci, in tal caso chi ha deciso queste nomine bisognerebbe cacciarli a pedate nel sedere, sopratutto alla luce delle evidenze giudiziarie e le responsabilità amministrative sanzionate dalla Corte dei Conti a carico del prof. Roberto Fazioli.
Un Sindaco “trasparente” revocherebbe immediatamente in autotutela le nomine appena fatte, e se fosse anche serio revocherebbe immediatamente le deleghe affidate all’ “improvvisato” assessore Massimiliano Motolese, trasferendo tutto il carteggio alla locale Procura della Repubblica affinchè vengano accertate eventuali illegalità ed interessi privati ed occulti, nascosti dietro queste due nomine che definire “vergognose” è dir poco.
Ma invece a Taranto l’attuale Sindaco è troppo impegnato ad illudersi di poter ereditare il “peso” politico dell’ on. Michele Pelillo (che recentemente ha rinunciato a ricandidarsi alle prossime elezioni politiche di marz0), ed a obbedire ai voleri del Governatore della Regione Puglia Michele Emiliano e dei suoi emissari e controllori baresi “nominati” in seno alla Giunta comunale tarantina (il vice sindaco Rocco De Franchi e l’assessore Aurelio Di Paola) senza essere mai stati eletti dai cittadini di Taranto, e senza peraltro conoscere le problematiche, l’economia ed il territorio tarantino.
Qualcuno dovrebbe spiegare a Melucci che la politica non è come amministrare un condominio, o mettersi a capo senza alcun risultato importante alla guida di un consorzio di operatori portuali, che hanno festeggiato la sua uscita dalla guida dello Ionian Shipping Consortium, come alcuni di loro ci hanno raccontato alla presenza in un caso, persino di uno dei nostri legali, che casualmente si trovava insieme al nostro Direttore.
Infatti basterebbe dare un’occhiata alle società portuali di Rinaldo Melucci e constatare i suoi risultati economici di esercizio poco lusinghieri, che lo costrinsero persino a dimezzare i suoi compensi di amministratore prima di dimettersi per candidarsi, per verificare e capire le sue limitate capacità gestionali della macchina “politica” ed “amministrativa” del Comune di Taranto.
Una vecchia “volpe” politica barese, ottimo conoscitore della politica pugliese, nei giorni scorsi ci ha esternato una sua riflessione, dicendoci “ma secondo voi se erano così bravi, capaci e competenti, i baresi li mandavano a Taranto ?….”.
Un pensiero che ci sentiamo di condividere sopratutto alla luce dei loro comportamenti istituzionali. Che meritano un solo invito per più di qualcuno: dimissioni. La città di Taranto gliene sarebbe grata.