Una nota dell’ Acea diffusa in serata ha comunicato che ”in data odierna, l’avvocato Michaela Castelli ha rassegnato le proprie dimissioni, con effetto immediato, dalla carica di Consigliere e Presidente del Consiglio di Amministrazione di Acea Spa”. ”Alla data odierna Michaela Castelli – continua la nota – non detiene alcuna partecipazione nel capitale sociale della Società. L’Amministratore Delegato, anche a nome dell’intero Consiglio di Amministrazione, rivolge un sincero ringraziamento a Michaela Castelli per il contributo prestato in questi anni alla Presidenza della Società, connotato da professionalità e indipendenza, e formula alla medesima i migliori auguri per le nuove sfide professionali’‘. La Castelli, romana, classe 1970, dal 21 giugno del 2018 era alla guida del consiglio di amministrazione dell’azienda, il cui mandato sarebbe scaduto fra due mesi.
“Con la presente porto a Vostra conoscenza la decisione, assai ponderata e assunta non senza dispiacere, di dimettermi dalla carica di consigliere e Presidente del Consiglio di Amministrazione di Acea S.p.A., con effetto immediato”, scrive la presidente Castelli in una lettera inviata ai membri del Consiglio di Amministrazione e al Presidente del Collegio Sindacale.
”Si tratta di una decisione, di natura strettamente personale, la cui maturazione ha preso avvio negli ultimi giorni dell’anno appena conclusosi e che si è via via consolidata nel contesto dei nuovi assetti di governance indicati dal socio di controllo. L’accelerazione verso nuovi progetti strategici dell’azienda mi ha portato a ritenere giunto il momento di lasciare spazio a nuove figure volte a proseguire, nell’ambito di tali nuovi assetti, i compiti attribuiti al Presidente di Acea. Del resto, gli obiettivi in capo al presidente di un consiglio di amministrazione di favorire il perseguimento di principi di buona governance e l’efficace coordinamento dei lavori dell’organo di gestione trovano il miglior terreno di realizzazione in presenza di contesti e ambienti propositivi, nonché di interrelazioni costruttive e proiettate nel tempo.La carica fino ad oggi affidatami, che ho ricoperto dedicando, con assiduità, tempo ed energie e con l’esclusivo obiettivo di perseguire il pieno interesse della Società, mi ha profondamente onorato così come gratificazione ho tratto dai connessi compiti istituzionali’‘ continua la lettera.
‘‘Sono fiera dei risultati raggiunti dall’organo amministrativo – conclude Castelli – e da tutti i dipendenti di Acea negli ultimi anni, in un contesto oggettivamente pieno di difficoltà e durante il quale sono state proprio le persone di Acea a fare la differenza assicurando alla città e ai territori i propri servizi.Ringrazio dunque sentitamente i consiglieri, i componenti dell’organo di controllo e tutti coloro in azienda con i quali ho collaborato nell’espletamento dell’incarico affidatomi, avendone apprezzato le qualità professionali e personali”.
Una decisione quella della Castelli che arriva mentre attorno alla multiutility romana è polemica sulle accuse di presunti comportamenti sessisti e discriminatori sul luogo di lavoro da parte dell’amministratore delegato Fabrizio Palermo nei confronti di alcune hostess. Solo la scorsa settimana il consiglio di amministrazione, presieduto dalla stessa Castelli, aveva in ogni caso rinnovato la fiducia al manager
Una indagine interna, insomma, per fare chiarezza sulle testimonianze, pubblicate dal quotidiano La Repubblica, di alcune hostess di una società esterna e impiegate in azienda. Le ragazze hanno raccontato al quotidiano romano di aver subito, mentre erano in servizio in Acea, una serie di vessazioni di natura sessista, tra cui il servire pasti e caffè. Tra le testimonianze anche quelle di dover mangiare in bagno “per non dare fastidio“.
Ma secondo quanto riferiscono le hostess, le loro testimonianze non sarebbero state raccolte durante il primo “audit” interno alla società energetica di cui il Campidoglio detiene il 51% del capitale. E proprio in particolare dalla Commissione Pari Opportunità di Roma Capitale, presieduta da Michela Cicculli, era arrivata una richiesta di chiarimenti all’azienda, mentre l’opposizione di centrodestra aveva sollecitato il sindaco Roberto Gualtieri a esprimersi in modo chiaro ed inequivocabile sulla squallida vicenda.
Michela Castelli è stata la prima a essere messa a corrente dell’accaduto, con una lettera anonima in cui venivano riportate accuse di “razzismo maschilista” e si raccontava di comportamenti vessatori di Palermo che facevano sentire le addette alla sicurezza delle “serve“. Dal cicalino per chiamarle quando c’era bisogno che preparassero e portassero cibo o bevande (mansioni non previste nel loro contratto), al diktat per cui dovevano alzarsi in piedi al passaggio di Palermo.
La Repubblica racconta delle fissazioni di Palermo riferite dalle hostess: come dover camminare in punta di piedi perché “all’Ad dà fastidio il rumore dei tacchi”, preparare il tè esclusivamente nel bollitore, sistemare le penne con il logo di Acea tutte nella stessa direzione, non poter tenere nulla sulle scrivanie in modo che siano sempre pulite. Dalle fissazioni si passa ai maltrattamenti: a differenza degli altri, segretarie e dipendenti, le hostess non possono mangiare presso le loro postazioni e si ritrovano costrette a pranzare in bagno. Alcune sono state allontanate dall’ottavo piano, quello con gli uffici dell’Amministratore Delegato.
Altre hostess sarebbero state umiliate da Palermo davanti agli ospiti che avevano appena accompagnato in sala rimproverandole “per non aver aperto la bottiglietta d’acqua“. E poi le urla, gli sguardi giudicanti. Lo stesso tipo di accuse viene riferito sempre a Repubblica da alcuni lavoratori di Cassa Depositi e Prestiti (da dove arrivava Palermo), di cui una spiega di essere stata allontanata dalla sede centrale perché “grassa.
L’ad Palermo smentisce parte di queste ricostruzioni ma nel frattempo, i consiglieri comunali di maggioranza Antonio Stampete e Michela Cicculli hanno fatto richiesta di accesso gli atti dell’audit interno di Acea, mentre i segretari generali di Roma e Lazio di Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto un incontro urgente con il sindaco di Roma Gualtieri che finora è sempre rimasto in silenzio.
Denunce per cui Palermo ha annunciato querele e che anche nella riunione del cda di giovedì scorso ha contestato con forza: “Questo non è un tribunale“. I membri del consiglio di amministrazione a quel punto hanno disposto una nuova inchiesta interna. Un po’ per il pregresso. Un po’ perché il timore è che nelle prossime ore possano arrivare nuove testimonianze, non più anonime, tanto dalle lavoratrici di Acea che da quelle di Cassa Depositi e Prestiti.