ROMA – Chiusura netta e chiara alle “proposte” indecenti del M5s ma anche ad accordi con il Centrodestra, stop agli odi all’interno del Pd e si paventa il rischio non più tanto difficoltoso di un ritorno alle elezioni. Sono stati i punti cardinali dell’intervento del segretario ” reggente” Martina nel corso del suo intervento in direzione. “Supporteremo l’operato del presidente Mattarella, a cui vanno la nostra stima e fiducia. Anche lunedì alle consultazioni da noi ci sarà un atteggiamento costruttivo- Ribadiremo i nostri capisaldi irrinunciabili quali una crescita equa contro le diseguaglianze e un rinnovato impegno per la nuova europa“.
“Quella del 4 marzo è stata una delle più gravi sconfitte nella storia del centrosinistra” ha aggiunto Martina “la nostra discussione deve ripartire da qui perchè non possiamo rimuovere quello che è accaduto. Dobbiamo riflettere, analizzare e capire per cambiare“. Attualmente l’ipotesi più possibile è la conclusione della direzione con un voto come ha detto Orfini, ma ancora non è prevedibile se si arriverà ad una rottura interna, o se esiste ancora un margine perché il reggente provi a ricucire.
Fino all’ultimo si è tentato di mediare “La direzione si chiuderà con un voto” così è iniziata con le parole del presidente del Pd Matteo Orfini la riunione al Nazareno, mentre prima dell’inizio della direzione Pd con la sala piena al terzo piano, a quello inferiore continuavano le riunioni dei leader con il reggente Maurizio Martina proprio per evitare la conta e quindi lavorare ad un ordine del giorno condiviso. L’area della minoranza che fa capo ad Andrea Orlando, che si è riunita precedentemente alla Camera, non vuole che tutto finisca con un compromesso al ribasso e quindi ha lanciato un messaggio forte e chiaro: “Sì alla fiducia a Martina ma soltanto se sarà fatta chiarezza. Non è possibile che si faccia finta che Renzi non abbia mai parlato da Fazio”.
All’esterno del Nazareno nonostante la pioggia vi è una vera e propria selva di telecamere ed “agguati” dei cronisti ai membri della direzione Pd che arrivavano per la riunione. Non mancano i soliti contestatori alla ricerca di protagonismo mediatico: sono gli stessi militanti che si oppongono all’ipotesi di un accordo con M5s, ma anche altrettanti militanti che, con un cartello in mano, criticano duramente l’ipotesi di un eventuale accordo con Silvio Berlusconi. Tra i più bersagliati, l’esponente della sinistra interna Gianni Cuperlo, protagonista di un incandescente botta e risposta con un contestatore. Uno dei contestatori, contrario all’accordo con M5s, è stato bloccato e fermato dagli agenti.
All’interno a fronteggiarsi vi sono due raggruppamenti, anche se gli spazi dei “neutrali” non mancano. I renziani che pur aprendo nelle ultime ore ad un riconoscimento formale della leadership di Martina, dicono “no” a qualsiasi ipotesi di accordo con i 5Stelle mentre dall’altra parte quelli che vorrebbero avviare quantomeno un dialogo con il Movimento guidato da Luigi Di Maio. Un fronte variegato che spazia dal “club dei ministri” guidato da Franceschini e Orlando, fino agli esponenti della minoranza come Cuperlo e Emiliano ed agli amministratori locali come Nicola Zingaretti e Bonaccini) che ritiene nelle parole pronunciate da Matteo Renzi a ‘Che Tempo che Fa’ (RAIUNO) “una ingerenza nei confronti di una decisione che spetta alla direzione del partito“.
Il rapporto sulla linea politica da adottare nei confronti dei 5Stelle è di fatto solo un pretesto. Il Pd deve decidere a chi affidare il bastone del comando della “linea politica”. I “numeri” in direzione sembrano dar ragione all’ex segretario Matteo Renzi . Gli schieramenti, secondo i renziani, sono 125 contro 80; ma fonti “governiste” riducono la forbice a 112 contro 96. Il fronte degli oppositori interni vorrebbe provare a fare un vero e proprio “ribaltone” sancendo con un voto formale la fiducia al reggente Martina ed il conseguente passaggio di Renzi in minoranza. Una ipotesi che gli uomini vicini al segretario tendono a scongiurare: “Martina non è in discussione, gode della fiducia di tutto il partito“, dice Lorenzo Guerini. La strategia del “Giglio Magico” in caso di contrapposizione, è chiara: la richiesta di convocare un’assemblea del Partito per eleggere un nuovo segretario già dalla prossima settimana.
L’ex segretario e attuale senatore del Pd Matteo Renzi è arrivato in treno alla stazione Termini di Roma per partecipare alla direzione del partito, chiamato al confronto dopo le polemiche interne sulla posizione da tenere nelle trattative per la formazione del nuovo esecutivo.
La direzione Pd si è conclusa con una tregua . Alle 20 la relazione conclusiva del segretario reggente, Maurizio Martina, è stata votata all’unanimità dai membri della direzione. L’intesa di compromesso è stata trovata sull’accantonamento dei diversi ordini del giorno: da una parte quello dei renziani, dall’altra quello della sinistra interna. Chiusura verso il M5s e il centrodestra, stop agli odi all’interno del Pd e un rischio non più velato di ritorno alle urne. Questi sono stati i passaggi basilari del discorso di Martina. E poi la promessa di un impegno a sostegno dell’operato del presidente Mattarella con la dichiarazione “lunedì alle consultazioni da noi ci sarà un atteggiamento costruttivo“.
Nella relazione conclusiva di Martina c’è stato anche il passaggio sul mandato pieno al segretario reggente fino all’assemblea ma ancora non definita la data, che non è ancora stata decisa. Il premier Paolo Gentiloni prova a valorizzare lo sforzo unitario: “Più forza al Pd per affrontare i passaggi difficili delle prossime settimane“, commentando alla fine con un tweet
Il capo dello Stato Sergio Mattarella concede ancora alcune ore di tempo alle forze politiche per verificare “se i partiti abbiano altre prospettive di maggioranza di governo“. Venti minuti a delegazione. Tutte quante di nuovo convocate al Colle. Consultazioni lampo però, in una sola giornata, lunedi prossimo. Il calendario sarà reso noto nel pomeriggio di oggi . Ultima chance per verificare, come dice Sergio Mattarella, “se i partiti abbiamo altre prospettive di governo” prendendo atto che in due mesi “le posizioni di partenza sono rimaste invariate“.
Esiste realmente un gruppo di “responsabili” alle Camere disponibili a dare appoggio ad un governo di centrodestra guidato da Matteo Salvini? Se così è Mattarella auspica di poterlo verificare nelle consultazioni di lunedi al Quirinale. Anche perchè compare un altro scenario all’orizzonte politico: una spaccatura nei 5 Stelle per sganciarsi da Di Maio e favorire la nascita di un governo.
Mattarella si avvia a verificare tutte queste varie ipotesi finora circolate solo in modo sotterraneo. Il Governo “tecnico” del Presidente è ormai l’ultima spiaggia.