ROMA – I militari della Guardia Costiera di Taranto, guidati dal Comandante Giorgio Castronuovo, hanno dato quest’oggi esecuzione ad un provvedimento di sequestro disposto dalla Procura di Taranto, relativo al complesso balneare Maracaibo Beach in località Morrone/Torretta del Comune di Taranto, composto da diverse strutture, tra cui il locale-bar della litoranea salentina, con annessa “area di somministrazione coperta e scoperta”, oltre agli impianti di stoccaggio e smaltimento reflui dell’attività commerciale, con le relative pertinenze per un totale di più di 2000 mq., tutte opere ricadenti in parte su area demaniale marittima ed in parte sulla confinante proprietà privata. Incredibilmente i titolari dello stabilimento “Maracaibo Beach” si auto-descrivevano sui social come “una spiaggia libera attrezzata, che soddisfa le esigenze di ogni fascia d’età. Ottimo recarvisi con famiglia o fra amici. Lo stabilimento balneare Maracaibo Beach è una vera e propria perla del territorio: il fiore all’occhiello della nostra bellissima e invidiata litoranea. Esiste da circa dieci anni ed è gestito da uno staff giovane e competente, con la simpatia e la cortesia di Mary e Raffaele”.
Le strutture sequestrate in realtà erano difformi o prive dei titoli edilizi, di quelli paesaggistici e sanitari – ed erano state realizzate in aree sottoposte a stringenti vincoli paesaggistici/ambientali ed idrogeologici, tra cui quello relativo alla presenza di cordoni dunali e macchia mediterranea.
La prolungata attività di indagine condotta dai militari della Guardia Costiera di Taranto sotto il coordinamento del pm dr. Mariano Buccoliero della locale Procura della Repubblica, iniziata al termine della scorsa stagione estiva, ha consentito di accertate che le relative concessioni demaniali marittime a partire dall’anno 2012 sino al 2018, erano state rilasciate illegittimamente dal Comune di Taranto in violazione di più norme, avendo omesso la prevista istruttoria e concesso aree inconcedibili perché sottoposte, per legge, a vincoli paesaggistici e quindi meritevoli di particolare tutela. In particolare, l’attività investigativa condotta dagli ufficiali della Polizia Giudiziaria operante, ha messo in luce come le strutture incriminate determinassero il deturpamento delle bellezze naturali costiere e del sistema dunale .
Gli accertamenti hanno così consentito il deferimento all’Autorità Giudiziaria di ben sei dirigenti e funzionari del Comune di Taranto, oltre ai titolari delle stesso stabilimento, con conseguente emissione da parte della stessa Autorità Giudiziaria dei relativi avvisi di garanzia. I reati contestati ai titolari dell’impianto balneare, spaziano dal deturpamento di bellezze naturali alle violazioni in materia paesaggistico-edilizia, mentre ai funzionari e dirigenti comunali è stato contestato il reato di abuso di ufficio, avendo quest’ultimi, con l’aggravante della continuità, con azioni ed omissioni esecutive di un inconfutabile disegno criminoso, procurato intenzionalmente un ingiusto vantaggio economico alla parte, favorendo l’esercizio abusivo della stessa attività commerciale.
La gravità della situazione accertata consiste nella gestione a dir poco non trasparente di pratiche amministrative di competenza del Comune di Taranto con il coinvolgimento di dipendenti dell’ amministrazione comunale.
Questi i nomi degli indagati dalla procura della Repubblica di Taranto : Michele Matichecchia, dirigente ed attuale comandante del corpo di Polizia Locale, Carmine Pisano (già indagato in passato per altri abusi sottaciuti) attuale dirigente dello Staff dell’Ufficio di Gabinetto del Sindaco di Taranto , l’ architetto Marcello Vuozzo, i funzionari Gaetano Paladino, Maria Ausilia Mazza, l’ex dirigente Marta Basile (rientrata in servizio a Bari dopo una “dura” polemica con il Sindaco di Taranto) , oltre chiaramente ai coniugi titolari dello stabilimento abusivo sequestrato
Ed ancora una volta la stampa…“locale” non fa i nomi !