Si è concluso con tre condanne e cinque assoluzioni, tra cui l’ex sindaco di Taranto Rossana Di Bello, processo di primo grado sui “Boc“, i buoni obbligazionari comunali utilizzati dieci anni fa (2004) dalla giunta guidata da Rossana Di Bello. Un finanziamento bancario da 250 milioni di euro che secondo le accuse della Procura tarantina altro non era che un’operazione “disperata per ritardare il dissesto” e non vantaggioso per la cittadinanza ed avrebbe quindi di fatto causato il dissesto finanziario alle casse dell’ente esploso due anni dopo. Al contrario secondo i difensori del Comune di Taranto e della Di Bello, da considerarsi un ‘operazione legittima ed utile . Le accuse della vicenda giudiziaria furono istruite dal Sostituto procuratore della Repubblica Remo Epifani e confermata con il rinvio dal Giudice per le indagini preliminari dr. Pompeo Carriere.
Secondo l’accusa, non sussistevano i requisiti della convenienza economica per giustificare un investimento così oneroso, che contribuì al dissesto del Comune di Taranto, che avvenne e fu dichiarato nell’ottobre del 2006 dal commissario prefettizio Tommaso Blonda. Il Tribunale ha accolto soltanto parzialmente questa tesi, distinguendo le varie responsabilità. Il collegio dei giudici (presidente Paola Morelli, a latere Massimo De Michele e Tiziana Lotito) del Tribunale di Taranto ha condannato a due anni di reclusione per “abuso d’ufficio” l’ex dirigente delle risorse finanziarie del Comune di Taranto Luigi Lubelli insieme a Francesco De Francisci ed Antonio Cancellara, entrambi dirigenti della ex Banca Opi, ora Banca Intesa Infrastrutture Sviluppo.
I tre sono stati condannati insieme all’ istituto bancario del Gruppo Banca Intesa Sanpaolo, citato come responsabile civile, anche a versare immediatamente una provvisionale di 26 milioni di euro e risarcire il Comune di Taranto che s’era costituito parte civile rappresentato dall’ avvocato Annicchiarico che ha chiesto un risarcimento danni per un miliardo di euro. Dalla sentenza è venuto alla luce che il Lubelli, senza passare da alcuna approvazione del consiglio comunale, in realtà ha gestito e concluso ‘operazione che teoricamente doveva servire a finanziare opere pubbliche, ma in realtà “dei 167 progetti da finanziare con 100 milioni – contestò il pm Epifani nella sua requisitoria – si sono trovate tracce soltanto di spese per 7 milioni di euro“. I soldi vennero utilizzati per pagare la spesa corrente, come la manutenzione stradale. E per non dichiarare il fallimento delle casse comunali.
Assolti “perché il fatto non costituisce reato” l’ex sindaco di Forza Italia, la martinese Rossana Di Bello, ed il suo vice-sindaco in carica dell’epoca, Michele Tucci (ex deputato Udc) e tre dirigenti della banca, Elia Colabraro, Alfonso Iozzi e Luigi Maranzana. Nel processo, che venne “celebrato in aule deserte“, come ha detto nella sua pubblica requisitoria , il pm Remo Epifani, avvilito dal totale disinteresse della città e dall’ imminente scadenza della prescrizione dei reati, circostanza che avrebbe reso di fatto inutile il processo, era stata chiesta dall’accusa la condanna a tre anni ed otto mesi di reclusione per l’ex sindaco Di Bello che era stata eletta nelle liste elettorali di Forza Italia al Comune di Taranto la prima volta nel 2000 e e successivamente rieletta anche nel 2005 . Al momento non è stato reso noto alcun ricorso in appello da parte della Procura della repubblica di Taranto, considerata anche l’imminente prescrizione dei reati.