ROMA – Il Dea (dipartimento di emergenza e accettazione) di Lecce, inaugurato poco prima del Natale scorso e attualmente ospedale Covid, presenta da un mese una perdita nell’impianto di gas medicali, che rifornisce i reparti e che richiede l’interruzione del servizio, per poter essere riparata. Un impianto molto “chiacchierato” perché sarebbe stato manomesso dalla Asl in piena epidemia.
Un’opera imponente e visionaria, costata 75 milioni e 400 mila euro, collaudata il 18 dicembre 2019 e presa in carico dalla ASL di Lecce tre giorni dopo, il 21 dicembre scorso dopo che i politici pugliesi avevano tagliato il nastro e fatto le foto di rito per prendersi il giusto carico di consenso presso il loro elettorato.
Quello che Michele Emiliano aveva definito “uno degli ospedali più all’avanguardia della Puglia“, operativo dal 13 aprile, da un mese opera con una perdita di ossigeno per una lesione in uno dei giunti che servono per le dilatazioni antisismiche che si trovano nell’impianto di ossigeno motivo per cui adesso dovrà chiudere.
Il primo pugliese positivo è stato riscontrato il 25 febbraio. Lo stesso giorno, la Rivoira Srl di Milano, la ditta che ha realizzato gli impianti per la fornitura di ossigeno al DEA e ha fornito anche il serbatoio di stoccaggio per l’ossigeno, ha scritto al governatore Michele Emiliano, al direttore generale della ASL Lecce Rodolfo Rollo, alla direttrice amministrativa Anna Rita Dell’Anna, mettendosi a disposizione per rifornire il DEA di ossigeno e aprire immediatamente i reparti di terapia intensiva e sub intensiva. La Rivoira trovandosi a Milano, in pieno epicentro dell’emergenza, aveva intuito immediatamente la necessità di mettersi all’opera per garantire responsabilmente l’efficienza del DEA.
L’ ASL leccese a metà marzo aveva fatto realizzare una condotta di collegamento tra la centrale di gas medicali del vicino ospedale “Vito Fazzi” e il “Dea“, facendo così smantellare il serbatoio di quest’ultimo dove l’ossigeno arriva direttamente dal primo complesso ospedaliero. Un’opera questa non prevista nel progetto autorizzato del Dea che non aveva ricevuto sinora il nulla osta da parte dei Vigili del Fuoco, che a dicembre scorso verbalizzarono alla Asl la necessità di installare nell’impianto del Dea non uno, ma bensì ben due serbatoi di gas come previsto nel progetto iniziale.
Conclusione dell’inefficienza della sanità pugliese, la circostanza imbarazzante e vergognosa che il Dea non ha neanche quel solo serbatoio che da dicembre scorso era stato usato per effettuare le prove di funzionamento dell’impianto e che in piena emergenza sanitaria avrebbe fatto comodo per ricoverare i pazienti Covid, nelle more poi di espletare una regolare gara di appalto per il rifornimento di ossigeno.
L’azienda che aveva installato l’impianto di gas medicali del Dea si è vista costretta a dover smantellare il serbatoio criogenico, dopo l’ordinanza della Regione Puglia che clome è contenuto nel documento imponeva la rimozione per consentire l’installazione di un serbatoio di un’altra ditta. Ma dopo lo smontaggio dell’impianto la ASL Lecce non ha rispettato quanto previsto dalla Regione Puglia facendo realizzare la condotta di collegamento, estendendo così di fatto il rifornimento di ossigeno anche nella “Dea“, alla ditta che già riforniva il “Vito Fazzi“. Un collegamento che nel documento “ufficiale” della Regione non compare.
E’ stata proprio questa variante ad impedire alla ditta che ha installato l’impianto di poter riparare in garanzia il danno senza dover chiudere il Dea. La bretella di collegamento realizzata avrebbe conseguentemente compromesso il sistema pensato originariamente ad anello, motivo per cui il rifornimento del gas funziona anche in caso di perdita in un tratto della tubazione, che viene isolato senza interruzione dell’erogazione di ossigeno.
Un impianto comune a numerosi ospedali moderni che però in Puglia sarebbe stato compromesso, inducendo il tecnico che ha effettuato il sopralluogo, alla conclusione che non solo non è possibile riparare il danno in garanzia, ma può risolversi soltanto con la chiusura del Dea per la necessaria interruzione del rifornimento di ossigeno.
Una situazione che l’ ASL Lecce vorrebbe risolvere al più presto. Nel frattempo i più giovani non più intubati ma pur sempre “positivi” dei venti pazienti ricoverati al DEA sono stati dimessi. Altri dovranno essere trasferiti altrove. Probabilmente al “Vito Fazzi” che ha già subito la chiusura dei propri reparti di pneumologia e medicina 1 a causa di un focolaio del CoronaVirus.
Il secondo è stato bonificato e proprio domani dovrebbe riaprire, ma resta il timore per molti sanitari che i pazienti ancora “positivi” debbano essere trasferiti in reparti dove però mancano percorsi specifici e scarseggiano i dispostivi di protezione, mentre proprio dall’altra parte della strada vi è una struttura ospedaliera Covid vuota.
La magistratura ha aperto un’inchiesta su questa vicenda, a seguito di diversi esposti depositati in procura da Andrea Guido consigliere comunale di Fratelli di Italia al Comune di Lecce , dal Codacons e dalla consigliera regionale grillina Antonella Laricchia . Lo scorso 28 aprile la Guardia Finanza si è recata negli uffici della ASL Lecce per sequestrare ed acquisre ogni documentazione utile. E ieri è dovuta ritornare presso la sede dell’ ASL per recuperare fascicoli di documenti che seppure richiesti non erano stati consegnati alle Fiamme Gialle.
Adesso gli inquirenti saranno chiamati ad accertare le responsabilità di chi ha firmato il progetto della condotta di collegamento tra i due ospedali, di verificare se l’opera è stata collaudata e quindi se si è in presenza della necessaria garanzia che la quantità di ossigeno sia sufficiente nei due complessi ospedalieri. Le Fiamme Gialle dovranno accertare anche la legittimità dell’affidamento da parte dell’ASL Lecce alla società Air Liquide per l’erogazione di gas medicali nel Dea, il cui contratto per la fornitura di ossigeno, che durava cinque anni, è scaduto il 31 dicembre scorso. La Air liquid avrebbe continuato a rifornire gli ospedali di ossigeno perché altrimenti si sarebbe configurato il reato di interruzione di pubblico esercizio. Edha continuato a farlo senza alcuna proroga, senza alcun atto formale.