Il Comune di Castellaneta guidato dal sindaco Giovanni Gugliotti nei giorni scorsi non ha pagato gli stipendi ai suoi dipendenti e bloccato i pagamenti ai fornitori, consulenti e ditte, e tutto ciò accade mentre si è in attesa della sentenza della Corte d’Appello di Lecce della vicenda giudiziaria relativa al crollo di viale Verdi, i cui danni dovrà pagarli proprio il Comune e parliamo di più di 9 milioni di euro, oltre alla rivalutazione monetaria ed e interessi legali, alle decine e decine di parti civili costituitesi nel processo per il risarcimento dei danni derivanti dal crollo della palazzina di viale Verdi. La sentenza di primo grado del processo riassunto nel 2008, dopo la chiamata in correità del Ministero dell’Interno da parte del Comune, è stata resa nota lo scorso 9 marzo dalla prima sezione civile del Tribunale di Lecce, esattamente un mese prima dal 30° anniversario della tragedia che avvenne il 7 febbraio del 1985.
La reale entità del risarcimento, non è stata ancora conteggiata, in quanto gli interessi maturati e la rivalutazione dopo 30 anni, generano numeri impressionanti. Si parla di una somma che oscilla fra i 30 ed i 40 milioni di euro oltre al pagamento delle spese legali, cui il Comune di Castellaneta è stato condannato in solido in linea con il principio della soccombenza. Infatti il giudice unico del Tribunale di Lecce Federica Sterzi Barolo non ha sostanzialmente modificato l’orientamento della prima sentenza di primo grado messa nel 2003 dal Tribunale di Taranto, a fronte della quale i condannati si appellarono ottenendo la riassunzione del processo per difetto di legittimazione passiva.
Il Comune di Castellaneta chiese di coinvolgere nel risarcimento anche il Ministero dell’ Interno, e quindi il processo venne trasferito a Lecce dove ha sede l’Avvocatura dello Stato. Il problema del Comune consiste che il Viminale, nonostante la chiamata in causa, non è stato ritenuto responsabile del risarcimento, circostanza in cui aveva riposto le sue speranze il Comune. Il risarcimento milionario finirebbero per svuotare completamente le casse dell’amministrazione comunale, innestando automaticamente l’attivazione del dissesto finanziario, che paralizzerebbe l’operatività della Giunta Comunale, come già accaduto a Taranto circa 8 anni fa, dove il buco era di oltre 900 milioni di euro (giunta centro-destra del sindaco Di Bello).
Nel frattempo però si sono attivate altre cause da parte di alcuni familiari, di una procedura di pignoramento presso terzi di circa 1,5 milioni di euro, notificata al Banco di Napoli (Gruppo BancaIntesaSanPaolo) istituto tesoriere del Comune di Castellaneta, consentita dalla esecutività della sentenza di primo grado, che però è andata a buon fine solo per 270mila euro circa. Secondo fonti “vicine” all’amministrazione comunale, questo pignoramento ha di fatto letteralmente paralizzato l’amministrazione comunale di Castellaneta, che ha sospeso i pagamenti sospesi per i propri dipendenti che solitamente percepiscono lo stipendio il 27, non ha pagato le società che svolgono servizi essenziali come quello di nettezza urbana, così come non ha pagato le fatture ricevute dai propri fornitori.
Ma vi è un problema non indifferente che potrebbe prolungare l’immobilità economica del Comune di Castellaneta. Secondo l’orientamento dell’ufficio del Banco di Napoli , tesoriere comunale, non basta un’eventuale sospensione dell’esecutività della sentenza di primo grado da parte della Corte d’Appello di Lecce. Secondo il Banco di Napoli, è necessario un atto del Tribunale di Taranto, competente per le decisioni riguardanti il pignoramento in questione.
Il vero problema è che con il dilatarsi dei tempi e l’impossibilità di onorare gli impegni economici assunti dal Comune, il dissesto dell’amministrazione comunale è pressochè scontato.