di REDAZIONE POLITICA
Riprendono nel primo pomeriggio le consultazioni di Mario Draghi. Il suo governo di unità nazionale prenderà forma in questo secondo giro. Il presidente del Consiglio incaricato si trova attualmente a Palazzo Montecitorio. Negli appunti che Mario Draghi ha raccolto per formulare il programma del suo esecutivo c’è un concetto basilare. Dalla cui definizione discendono tutte, o quasi, le conseguenze in termini di azione governativa: “Coesione sociale”. Una formula che – insieme all’idea di Europa – si ripresenta costantemente. La pandemia e la crisi economica, infatti, pone quell’idea all’origine di ogni scelta.
Si parte, oggi pomeriggio, dalle 15 alle 15.15, con il gruppo Misto della Camera e le Minoranze linguistiche. A seguire, dalle 15.30 alle 15.45, sfileranno i deputati di Maie-Psi. Dalle 16 alle 16.15, sarà il turno di Azione e Più Europa-Radicali italiani. Alle 16.30 Draghi vedrà le componenti minori del centrodestra, Noi con l’Italia e Cambiamo; alle 17 Centro democratico-Italiani in Europa; alle 17.30 i senatori delle Autonomie (Svp, Patt, Uv).
Martedì le consultazioni di Draghi inizieranno, dalle 11, con il neonato gruppo di Palazzo Madama di Europeisti-Maie-Centro democratico. Dalle 11.45 alle 12.15 il presidente incaricato incontrerà Liberi e uguali e, a seguire, dalle 12.30 alle 13, i rappresentanti di Italia viva. Alle 13:15, poi, sarà il turno di Fratelli d’Italia, unico partito al momento che ha già annunciato che non voterà la fiducia. Il Partito Democratico è atteso dalle 15 alle 15.30. Dalle 15.45 alle 16.15 sarà la volta di Forza Italia e Udc, e, a seguire, dalle 16.30 alle 17, della Lega. La chiusura del secondo giro è dalle 17.15 alle 17.45 con il Movimento 5 Stelle. Al termine delle consultazioni potrebbe svolgersi un confronto con le parti sociali.
Dopodiché, il presidente incaricato potrebbe salire al Colle per riferire a Sergio Mattarella l’esito degli incontri con i partiti. Se fosse confermato il sostegno ampio dei partiti che sembra esserci, Draghi potrebbe sciogliere la riserva e presentare la lista dei ministri poco dopo.
I documenti raccolti dall’ex presidente della BCE nel suo studio all’interno del casale di Città della Pieve, hanno riempito la sua scrivania per tutta la giornata. Una delle ultime conversazioni telefoniche è stata con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella con il quale i contatti hanno frequenza più oraria che quotidiana. Anche se il Quirinale gli ha conferito carta bianca, Draghi in questa fase preferisce aggiornarlo quasi ad ogni passo.
Sono due le questioni fondamentali sul tavolo. Il programma di governo e il “perimetro” della futura maggioranza. Il week end è servito a studiare soprattutto la prima. Perché Draghi non solo la considera più importante, ma in particolare giudica la seconda come la risultante della prima. Gli obiettivi da raggiungere saranno sottoposti ai gruppi parlamentari e ai partiti. Quindi toccherà a loro decidere se sono compatibili con la presenza nella maggioranza e nella compagine ministeriale. “Poi deciderò io” chiarisce il premier incaricato.
La piattaforma programmatica di Draghi attualmente in fase di elaborazione, si basa sulla “coesione sociale”. Secondo l’ex governatore della Banca Centrale Europea, in una stagione intrisa di problematiche difficoltà come questa occorre mettere al riparo il tessuto della società, per evitare rotture irreversibili. I problemi si moltiplicano intorno alle aziende e lavoratori, ai cittadini, disoccupati e giovani. I disastri economici causati dalla pandemia del Covid-19 necessita misure immediate.
Draghi nello scorso settembre, nel corso di un convegno pubblico, confrontandosi con Filippo Crea, primario di cardiologia dell’Ospedale Gemelli e direttore dell’European Heart Journal, su questo aspetto pronuncio concetti inequivocabile: “Dovremmo spendere molto di più per la salute perché la pandemia ha evidenziato l’importanza di avere buone strutture di assistenza e un sistema robusto”. Sotto questo punto di vista quindi il Recovery Plan subirà delle sostanziali correzioni.
La crisi economica dell’ultimo anno sta pesando notevolmente sulla pelle dei lavoratori. Draghi non a caso già in occasione dell’incarico ricevuto da Mattarella, ha ricordato che a fine marzo scadrà il provvedimento che blocca i licenziamenti e prevede la Cassa Integrazione. Il suo obiettivo, come è stato sottolineato nel documento presentato da lui stesso all’organizzazione internazionale G30, è evitare “danni per famiglie e lavoratori”, motivo per cui non vuole assolutamente sentire parlare di “sussidi” a pioggia. “Gli incentivi devono creare nuovi lavori, non salvare quelli vecchi” è uno dei suoi capisaldi .
Secondo Draghi il sostegno pubblico alle aziende deve essere mantenuto e rafforzato durante una stagione di crisi prolungata, ma non per le società destinate a fallire. Lo Stato non può farsi carico di imprese “zombie” ed il nuovo governo avrà l’obiettivo di modificare il diritto fallimentare per renderlo in grado di favorire le ristrutturazioni aziendali e non solo di prevederne il fallimento.
Tutti dovranno avere “coraggio” perché la “tentazione di non decidere – come aveva sottolineato Draghi nel suo discorso all’ Università Cattolica – è frequente, anche il non agire rappresenta una decisione. Ma decidere di non agire significa fallire“.