Il presidente del Consiglio dopo l’incontro di questa mattina a Palazzo Chigi con i sindacati insieme al ministro del Lavoro Andrea Orlando (Pd) e quello dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti (Lega) è tornato a in conferenza stampa .”Ho già detto che per me non c’è un governo senza M5S, né c’è un governo Draghi. Dobbiamo, naturalmente, difendere pensioni e salari – ha spiegato Draghi -. Da lì nasce anche l’idea di questo incontro stamattina con i sindacati: per fare questo occorre essere insieme, occorre un coinvolgimento pieno del Governo con le parti sociali“.
Il premier ha parlato di riduzione del cuneo fiscale, salario minimo, contratti, caro energia, spiegando che l’atteso decreto legge di luglio “è molto urgente e ha poco di strutturale, la parte strutturale avviene nella legge di bilancio“. Non è un anticipo della manovra ma “sono risposte che si devono dare immediatamente, non è pensabile aspettare, perché altrimenti gli effetti negativi si sarebbero pienamente esercitati senza alcuna azione”. Ed è un progetto sul quale il premier vede “tanti punti di convergenza” con il M5s.
Solo verso la fine dell’intervento Draghi ha risposto alle domande sulle fibrillazioni nell’esecutivo, sottolineando con chiarezza che “se il governo riesce a lavorare continua, se non riesce a lavorare non continua“. Riferendosi alla lettera in 9 punti ricevuta dal presidente del M5S Giuseppe Conte con le richieste del Movimento, ha aggiunto: “L’incontro e i temi discussi oggi con i sindacati sono esattamente in quella direzione”. A chi gli ha chiesto, invece, se sia pronto a tornare in Parlamento e chiedere la fiducia se il M5S non parteciperà al voto del Dl Aiuti giovedì in Senato, ha risposto secco: “Lo chieda al presidente Mattarella“.
In programma per domani il tavolo presieduto da Draghi con Cgil, Cisl e Uil a Palazzo Chigi, a cui seguirà, da quanto si apprende, l’incontro con il numero uno di Confindustria, Carlo Bonomi. Sul tavolo, i provvedimenti di emergenza che il governo punta a chiudere entro la fine del mese. Programma per domani mattina alle 10.30 un nuovo tavolo in cui il premier incontrerà il mondo imprenditoriale: al centro i temi legati alla difesa dei salari e le misure allo studio dell’esecutivo.
“Nei mesi scorsi ho auspicato che potesse esserci un nuovo patto sociale per continuare a crescere e proteggere il potere di acquisto di lavoratori, pensionati e famiglie – è stata l’introduzione di Draghi nella conferenza stampa -. L’economia italiana continua a crescere ma le previsioni sono piene di rischi, primo tra tutti l’aumento del costo della vita“. “Rispetto ad altri paesi dell’eurozona andiamo meglio – ha proseguito il Premier –, ma non so quanto durerà“. Per questo “serve un’unione con le parti sociali per individuare le modalità di lavoro”.
“Quello che si può fare nel decreto alla fine di luglio è molto urgente e ha poco di strutturale, la parte strutturale avviene nella legge di bilancio – ha evidenziato Draghi -. Siamo consapevoli di questa urgenza, non tanto per anticipare le azioni di un governo futuro, non sarebbe nelle azioni costituzionali di questo governo, ma semplicemente perché va fatto: gli italiani le vogliono, l’economia e la giustizia sociale hanno bisogno che si facciano“.
Tra due settimane il prossimo incontro con i sindacati. Oggi “abbiamo presentato ai sindacati le linee guida su temi chiave, come i contratti collettivi e il cuneo fiscale. Abbiamo concordato di rivederci tra due settimane quando il governo presenterà un provvedimento corposo e in quell’occasione, prima di discuterlo in Cdm, avremo un altro incontro con le forze sociali”. Il governo, ha subito rimarcato, “non è che non ha fatto nulla: abbiamo già fatto molto per famiglie e imprese con interventi da 33 mld. Cifra che una volta era di una-due manovre di bilancio mentre ora sono per mitigare i prezzi per i più fragili”.
Il premier ha spiegato anche che il Governo ha già operato – con misure che “un tempo sarebbero state quelle di 1-2 finanziarie: 33 miliardi” – per sostenere famiglie e imprese. Ma questo è il momento per mettere in campo “misure strutturali per aumentare gli stipendi netti“, a partire dalla riduzione del cuneo fiscale. L’esecutivo intende intervenire “per i lavoratori a partire dai salari più bassi in maniera decisa grazie agli spazi nella finanza pubblica”, evidenziando che “non vogliamo però che aumentino i tassi di interesse“. “Bisogna fare qualcosa di più – ha sottolineato – per il lavoro povero perché i dati degli ultimi giorni sono drammatici e sono destinati a peggiorare” per l’inflazione.
Il governo lavora a un meccanismo che “tenga insieme il valore positivo della contrattazione collettiva e l’esigenza di un salario minimo” per chi non beneficia della contrattazione o per chi ha contratti cosiddetti ‘pirata’, ha spiegato il ministro del Lavoro Orlando. “L’ipotesi su cui lavoriamo, che ha raccolto un preliminare consenso, riguarda la possibilità di usare come riferimento contratti più diffusi o firmati delle organizzazioni maggiormente rappresentative. Significherebbe legare il minimo salariale per comparto alla migliore e più diffusa contrattazione”. “Privi di contratto – ha sottolineato – sono 2,5-3 milioni di persone“. La contrattazione collettiva, ha ripreso la parola Draghi, “è uno dei punti di forza del nostro modello industriale“. E ha sottolineato come non sia “accettabile che alcuni contratti siano scaduti da 3 o 9 anni”. “Oggi a livello europeo è stata approvata la direttiva sul salario minimo e il governo intende muoversi in questa direzione“.
Sul caro energia, “ci sarà un intervento prima della fine di luglio che riguarderà mezzi e strumenti per mitigare gli effetti dell’aumento del prezzo dell’energia. Le aree sono simili a quelle già trattate nel passato, bollette, accise su benzina e gasolio, ma anche interventi proporzionati alla ricchezza e al reddito dell’individuo – ha spiegato Draghi -. Le cose ancora in valutazione. La determinazione del governo c’è, non si spendono 33 miliardi in questa direzione se non ci fosse la convinzione che il governo deve lavorare per aiutare le famiglie italiane a superare questo momento difficile“.
Infine la calda questione Cinque stelle. Draghi è netto e chiaro : “Io ho già detto che per me non c’è un governo senza M5S né c’è un governo Draghi. Questa situazione di fibrillazione il governo la sta gestendo abbastanza bene, il governo continua a lavorare, abbiamo visto le parti sociali, affronteremo i problemi dell’Ilva e prenderemo misure per tutelare il potere d’acquisto e delle imprese. Queste fibrillazioni sono importanti perché riguardano l’esistenza del governo, ma il governo riesce a lavorare. Se si verificasse una situazione per cui il governo non riesce a lavorare, sento che a settembre qualcuno minaccia sfracelli, a quel punto il governo perde il suo senso di esistere“, ha aggiunto Draghi. “Ma se il governo riesce a lavorare continua, se non riesce a lavorare non continua”. Riferendosi alla lettera in 9 punti consegnata dal leader M5S Giuseppe Conte con le richieste del Movimento, il premier ha aggiunto: “L’incontro e i temi discussi oggi con i sindacati sono esattamente in quella direzione“. A chi gli ha chiesto, invece, se sia pronto nel caso a verificare se il governo gode ancora della maggioranza se giovedì il M5S deciderà di non votare il dl Aiuti, Draghi ha risposto: “Lo chieda al presidente Mattarella”. E il voto in autunno? “Non commento scenari ipotetici – ha concluso il premier – essendo uno degli attori in questa storia non è un giudizio oggettivo e distaccato, sono parte di quel che succede“.