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24 Gennaio 2025 21:37

“Dress code” per le aspiranti magistrate. L’ex giudice Francesco Bellomo assolto dall’accusa di violenza privata

L'ex giudice del Consiglio di Stato aveva chiesto alla Corte d'Appello di Bari di esprimersi nel merito, nonostante il precedente proscioglimento già disposto in udienza preliminare

Bellomo era stato sottoposto nel 2019 per tre mesi agli arresti domiciliari su disposizione del Gip del tribunale del capoluogo pugliese. L’accusa avanzata dalla Procura di Bari era di “estorsione” ai danni di una delle studentesse che frequentavano i corsi della scuola “Diritto e Scienza” per la preparazione al concorso per la professione di magistrato, che si tenevano in varie città d’Italia (Bari, Roma, Milano), scuola di cui lo Bellomo era direttore scientifico. Il reato contestato all’ex magistrato sarebbe consistito nella richiesta che lo stesso avrebbe fatto alla presunta vittima di lasciare il lavoro di “valletta” televisiva. 

Nell’inchiesta emerse a suo tempo che il giudice avrebbe previsto  un vero e proprio codice, che contemplava che le studentesse si presentassero alle lezioni con un abbigliamento particolare (dress code) ben definito . 

La terza sezione della Corte di Appello di Bari ha assolto l’ex giudice del Consiglio di Stato, Francesco Bellomo, dall’accusa di violenza privata, nonostante il reato fosse peraltro prescritto. La Corte ha dichiarato il non luogo a procedere nei suoi confronti “perchè il fatto non sussiste“. 

E’ lo stesso Bellomo a commentare oggi sul suo profilo Instagram l’assoluzione , sottolineando di essere stato “prosciolto in sei procedimenti penali prima ancora che si arrivasse al dibattimento: archiviati o decisi l’udienza preliminare”Bellomo ricorda che “In uno di questi mi avevano contestato una fantascientifica ipotesi di estorsione perché avevo detto nel 2001 a una borsista precaria (cioè senza contratto) di lasciare il ruolo di valletta televisiva qualora avesse voluto conservare la borsa di studio. Il gup di Bari dichiarò non luogo a procede per queste ipotesi di reato e la prescrizione per l’ipotesi – in esso compresa – di violenza privata senza entrare nel merito. Trattandosi di procedimento in via preliminare potevo ritenermi soddisfatto, ma sapevo che quella accusa – come tutte le altre – era artificiale. L’ho appellata, sono andato in udienza, ho parlato e l’ho distrutta. Al punto che lo stesso procuratore generale ha chiesto il proscioglimento nel merito, richiamandosi alla mia difesa. E la corte d’Appello di Bari ieri sera l’ha deliberata, “perché il fatto non sussiste

“Chi conosce il processo penale sa che è pressoché impossibile, quando c’è un procedimento in rito in udienza preliminare, che in appello si entri nel merito. L’hanno fatto perché hanno capito la porcheria giuridica cui sono stato sottoposto. Possono togliermi la poltrona, ma non il Qi. Con questa fanno il 93% di condanne come accusa e 100% di ‘assoluzioni’ piene come difesa” conclude l’ex magistrato del Consiglio di Stato.

L’avvocato Cataldo Intrieri, difensore di Bellomo, dopo l’assoluzione ha dichiarato che si tratta di “un caso evidente, soprattutto in questo periodo di polemiche sulla separazione delle carriere, di un grave danno che è stato arrecato a un imputato con una accusa, è questo il punto, che fin dall’inizio di questa indagine era apparsa insussistente” . “Ciò nonostante – aggiunge il legale – si è andati avanti, si è inflitta una custodia cautelare, si è causato al dottor Bellomo un danno anche economico, oltre che fisico, grave. E’ stato sospeso dall’insegnamento ed è stato radiato dalla magistratura, fatto per il quale è in attesa di una pronuncia che arriverà prossimamente e si spera che gli darà ragione. Ha subito danni gravissimi con una serie di processi nei quali è sempre stato assolto o prosciolto. Non ci sono mai state condanne, questa è la cosa incredibile“. L’ennesima sconfessione del discutibile operato di una procura, quella di Bari, più portata alla “spettacolarizzazione” del suo operato che all’ accertamento dei fatti. Come la vicenda Bellomo comprova.

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