Dri d’Italia è la società pubblica, controllata da Invitalia, che si sta occupando dell’impianto del preridotto. Quest’ultimo è un materiale che viene caricato nel forno elettrico al posto del rottame di ferro. Come ha dichiarato nei giorni scorsi il presidente Bernabè che ricopre la doppia presidenza di Dri d’Italia e di Acciaierie d’Italia). La società nel prossimo mese luglio effettuerà la scelta tra le due tecnologie in campo e a settembre l’assegnazione del contratto, che interesserà il primo modulo dell’impianto con una capacità di circa 2,5 milioni di tonnellate all’anno, destinato esclusivamente ad AdI e già finanziato con un miliardo del Pnrr col decreto Aiuti Ter. Dri d’Italia costruirà successivamente anche un secondo impianto di preridotto per i siderurgici privati, con la stessa capacità produttiva del primo. Ma per il modulo “gemello” al momento non ci sono ancora risorse disponibili. Ed Acciaierie d’Italia vuole inserirsi direttamente nella partita che più direttamente le interessa.
La lettera della Morselli (Acciaierie d’ Italia)
Acciaierie d’Italia con una lettera firmata dall’ Ad Lucia Morselli che ha ormai i giorni contati alla guida della più grossa acciaieria d’ Europa, ha chiesto di effettuarne direttamente costruzione e gestione, al posto di Dri d’Italia, chiedendo che “si giunga a definire un assetto che deleghi la realizzazione dell’impianto Drp (preridotto ) ad AdI prima ancora della sua gestione, ovvero a chi ne ha le capacità tecniche ed operative, oltre che la responsabilità gestionale dello stabilimento in cui l’impianto dovrà insistere ed in particolare del forno Saf (forno elettrico ) con cui l’impianto dovrà essere integrato”.
Le contestazioni che l’ad Morselli muove che nella sua lettera di quattro pagine firmata insieme a Fabio Giuseppe Montin, direttore degli affari legali e societari di AdI, sostiene che Dri d’Italia “avrebbe addirittura indetto la gara d’appalto per la realizzazione dell’impianto senza coordinamento delle specifiche tecniche alla base della gara con l’utilizzatore della produzione dell’impianto in gara”, proseguendo “l’impianto di preridotto prevederebbe una capacità del 20% inferiore a quella necessaria per alimentare il forno Saf, diversamente da quanto ripetutamente da AdI a Dri confermato”.
Secondo la lettera della Morselli “Dri pretenderebbe di effettuare le attività di caratterizzazione ambientale delle aree interne allo stabilimento di Taranto prima di avere un titolo giuridico sulle aree stesse con il rischio che sia il gestore AdI a doversi fare carico di eventuali opere di messa in sicurezza”. evidenziando che “non è affatto chiaro come l’impianto Drp riceverà e immagazzinerà le materie prime, si alimenterà di energia e smaltirà i suoi effluenti (se non sfruttando le infrastrutture di AdI?)”.
La Morselli nella sua lettera sostiene che “la realizzazione separata dell’impianto Drp e del forno Saf produce diseconomie sia nella fase di appalto che di gestione, oltre a sollevare il rischio concreto di incongruenze di natura tecnica che rischiano di pregiudicare il corretto funzionamento dei due impianti e dunque i fondi e risorse che vi sono rispettivamente investiti”. E conclude: “Dri è decisa a costruire l’impianto senza neppure sapere a quali condizioni commerciali venderà la propria produzione (la pretesa di imporre ad AdI un no meglio definito contratto ‘take o pay’ è evidentemente inaccettabile e può prefigurare i presupposti di un aiuto di Stato)”. facendo presente che è stata la società Dri d’Italia “a rappresentare che il proprio ruolo avrebbe potuto limitarsi alla mera proprietà del Drp”.
La lettera che l’amministratore delegato di Acciaierie d’Italia, Lucia Morselli, ha spedito al ministro degli Affari europei, coesione e Pnrr, Raffaele Fitto ed a Federico Eichberg capo di gabinetto del ministro delle Imprese, Adolfo Urso dimostra la poca sinergia e coesione con il presidente di Acciaierie d’ Italia, Franco Bernabè . Destinatari della lettera sono anche Bernardo Mattarella amministratore delegato di Invitalia, , i vertici di Dri d’Italia, il presidente Franco Bernabè e l’Ad Stefano Cao, oltre ai commissari di Ilva in amministrazione straordinaria. Lettera che conferma, qualora ce ne fosse bisogno, l’aspettativa ed intento della Morselli di voler utilizzare fondi pubblici, dimenticando che fra alcuni mesi dovrà fare le valigie ed andare a casa lasciando il suo posto di amministratore delegato di Acciaierie d’ Italia ricoperto in quota dell’azionista estero Arcelor Mittal, che a breve secondo gli accordi sottoscritti dovrebbe cedere la maggioranza delle quote e la gestione degli impianti allo Stato, tramite Invitalia, che rientrerà in possesso dello stabilimento che è ancora di proprietà italiana.
La replica di DRI d’ Italia
“DRI d’Italia ha appreso con stupore la diffusione di una lettera riservata dell’Amministratore Delegato di Acciaierie d’Italia contenente affermazioni in totale contrasto con le norme che definiscono le modalità di intervento dello Stato nel processo di decarbonizzazione dell’acciaio e con potenziali ricadute negative sulla sua attuazione” recita una nota della società.
“DRI d’Italia ricorda che la propria missione è definita da due leggi dello Stato: la legge 7 febbraio 2020 n.5 e la legge 17 novembre 2022 n.175. In coerenza con quanto disposto dalla Legge, DRI d’Italia sta lavorando e continuerà a lavorare per rispettare i tempi del PNRR che prevedono la realizzazione dell’impianto di preridotto entro giugno 2026″.