Dopo l’annuncio di Lega e Forza Italia di astensione, anche il Movimento 5Stelle non ha partecipato al voto di fiducia – utilizzando però l’ escamotage del “presente non votante” che ha garantito il raggiungimento del numero legale posto dal presidente del Consiglio sulla risoluzione presentata dal senatore Pier Ferdinando Casini, che mirava ad approvare le comunicazioni rese da Draghi. A favore hanno votato Pd, Italia viva, Leu, Insieme per il futuro ed Autonomie. Contro hanno votato Alternativa e Fratelli d’ Italia. La fiducia in Senato è passata con 95 sì e 38 no con dei numeri troppo bassi: Draghi ha lasciato a Palazzo Chigi e, da quanto si apprende, domani dopo la discussione alla Camera, salirà al Quirinale dal capo dello Stato .
Mattarella, per evitare che la legislatura fosse conclusa in questa maniera traumatica, mentre il Paese è ancora stretto dalle emergenze, aveva convinto giovedì scorso Draghi a congelare l’addio, anche se lo aveva visto molto determinato e pessimista. Sperava in un ripensamento che c’è stato, da parte del premier. Adesso, dopo che il tentativo per un “nuovo patto” è andato male, qualcuno ritiene che il presidente del consiglio abbia usato parole troppo ruvide e pesanti come quello verso la Lega, quando ha toccato i temi del catasto, della concorrenza, della giustizia, della guerra russa in Ucraina. Ma anche verso il Movimento 5 Stelle, quando è sbottato sugli errori del reddito di cittadinanza e del Superbonus.
Dopo la grottesca giornata di ieri, che ha offerto agli italiani lo scenario del più basso livello di irresponsabile ambiguità di alcuni partiti, stavolta le dimissioni di Draghi saranno irrevocabili. Quelli che, dai 5 Stelle al centrodestra, non hanno avuto il coraggio di cacciare Draghi, pur volendolo perché già preda di convulsioni pre-elettorali, hanno fatto ricorso a dei bizantinismi procedurali di un livello davvero infimo. Uno “spettacolo” vergognoso che gli italiani hanno seguito in diretta tv, come ha fatto pure il presidente della Repubblica. Sconcertato per quel che andava in onda e veniva rilanciato nel mondo.
Sino al momento delle dimissioni formali, il percorso della verifica di governo non cambia. Quindi domani alle ore 9, come era stato già programmato, inizierà alla Camera la discussione generale sulle comunicazioni del presidente del Consiglio, Mario Draghi. Non è previsto l’intervento di Draghi, che ieri ha depositato a Montecitorio il discorso letto oggi a palazzo Madama. Dopodichè se come pare ormai inevitabile, il premier presenterà le sue dimissioni a Sergio Mattarella, il presidente della Repubblica si potrebbe prendere qualche ora per riflettere, per poi incontrare i presidenti delle Camere che, come prevede la Costituzione, devono essere ascoltati prima di poter sciogliere le Camere.
A quel punto, il capo dello Stato avrà tutti gli elementi necessari per compiere una sua scelta, che molti prevedono sia lo scioglimento del Parlamento per un voto in autunno. La data è decisa dal governo, ma devono infatti passare tra i 60 e i 70 giorni dal giorno dello scioglimento e il 25 settembre si celebra una festa ebraica, mentre solitamente si evita la coincidenza con festività religiose, quindi in base al calendario la data più probabile sarebbe quella del 2 ottobre. Ma è pressochè certo che Mattarella non rinuncerà a far sapere agli italiani il proprio pensiero.
Sarà un caso ma il governo più serio e atlantista della storia recente viene mandato a casa da tutti quelli che hanno sostenuto posizioni filoputiniane. Sarà un caso. #crisidigoverno pic.twitter.com/toDvIivCJe
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) July 20, 2022
Immediate le reazioni internazionali. “La Commissione europea non commenta mai gli sviluppi politici nei Paesi membri”, ma la presidente Ursula von der Leyen “ha più volte sottolineato la cooperazione stretta e costruttiva con il premier Mario Draghi” ribadisce il portavoce capo della Commissione, Eric Mamer, in un riferimento agli ultimi sviluppi politici in Italia, riaffermando che la commissaria von der Leyen “attende con ansia di continuare la cooperazione con le autorità italiane su tutte le politiche e priorità Ue“.
Sibillino ma efficace Carlo Calenda su Twitter: “Sarà un caso, ma il governo più serio e atlantista della storia viene mandato a casa da tutti coloro che hanno sostenuto posizioni filoputiniane” (allega foto di Conte e Berlusconi con Putin, più Salvini con la famosa, tragica maglietta).