Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano assistito dall’avvocato Gaetano Sassanelli, è stato definitivamente assolto dall’accusa di finanziamento illecito ai partiti, in relazione alle “Primarie” del PD del 2017 che lo video concorrrere con Matteo Renzi ed Andrea Orlando, vinte da Renzi. Il pm Giovanni Caspani della Procura di Torino dopo aver letto le motivazioni della sentenza non ha proposto appello, anche in considerazione del fatto che l’ipotesi accusatoria che avrebbero configurato alcuni reati sarebbe decaduta per decorrenza dei termini e quindi prescritti. Assoluzione non appellata anche per l’imprenditore foggiano Giacomo Mescia.
Hanno invece depositato ricorso l’ex capo di gabinetto di Emiliano alla Regione Puglia, attualmente deputato del Pd Claudio Stefanazzi, l’imprenditore barese Vito Ladisa i quali lo scorso maggio erano stati entrambi condannati in primo grado a 4 mesi e 20mila euro di multa, con pena sospesa.
L’inchiesta avviata dalla Procura di Bari ruotava intorno a delle somme di denaro versate da parte di alcuni imprenditori alla Eggers di Pietro Dotti una società di comunicazione di Torino, che curava la campagna elettorale di Emiliano . Pagamenti che secondo i magistrati baresi potevano rappresentare un finanziamento illecito di tali imprenditori nei confronti di Emiliano, il quale non essendo un partito, non sarebbe stato comunque perseguibile. E peraltro hanno operato fuori della propria competenza territoriale, salvo poi accorgersene a seguito delle contestazioni degli avvocati delle difese, e trasferire gli atti alla procura di Torino.
Secondo quanto esposto in sentenza il giudice, Alessandra Salvadori, l’imprenditore Vito Ladisa all’epoca dei fatti avrebbe messo a disposizione 59mila euro per pagare il debito che il governatore aveva con la Eggers che aveva curato la sua campagna di comunicazione per le Primarie, ma Emiliano sarebbe stato all’oscuro di tutto.
Tre affermazioni scritte da Emiliano in una chat con il suo capo di gabinetto, Claudio Stefanazzi, hanno contribuito alla sua assoluzione. In particolar modo la domanda del presidente della Regione Puglia al suo principale collaboratore “Abbiamo i soldi per pagare Dotti?”, a cui faceva seguito la proposta “gliela verso io la differenza” concludendo con un invito molto chiaro: “toglimelo di torno”. Infatti nella motivazione della sentenza depositata lo scorso luglio dal Tribunale di Torino si legge che Michele Emiliano “non si interessava minimamente degli aspetti economici della sua campagna“.
Diverso il ruolo di Stefanazzi, il quale viene ritenuto dai magistrati come la persona che indicò a Dotti l’imprenditore Vito Ladisa come il soggetto che avrebbe potuto saldare il debito di Michele Emiliano. Secondo quanto emerso nel corso delle indagini, Ladisa contattò Dotti per una sua campagna di comunicazione, ma i due poi si sarebbero accordati affinché lui pagasse il debito di Emiliano (59mila euro). Circostanza questa documentalmente contestata ed opposta dal suo difensore avv. Michele Laforgia.
La decisione del Tribunale di Torino è stata contestata da Ladisa e Stefanazzi dinnanzi alla Corte di Appello per poter confutare e dimostrare in aula la loro completa estraneità ai fatti contestati. Il deputato del Pd Stefanazzi assistito dall’ avvocato Luigi Covella ha rinunciato alla prescrizione intendendo e dimostrare la propria estraneità ai fatti che gli sono stati attribuiti.
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