Tutti si chiedono quale sarà l’effetto provocato dalla scissione del Movimento 5 Stelle. Sulla base dei numeri rilevati da Alessandra Ghisleri si è di fronte ad un vero e proprio disastro, sulla base dei numeri. Partiamo da Luigi Di Maio: la Ghisleri spiega che è troppo presto, in quanto per poter avere una stima esatta occorre associare tre rilevazioni consecutive in 30 giorni. La prima effettuata, al momento, non promette niente di buono.
“Una nuova “organizzazione” quella del ministro degli Esteri, che attualmente è sotto stretta osservazione dal 21,5% dell’elettorato del Movimento 5 Stelle e non solo – spiega la sondaggista di Euromedia Research – Ad oggi, nel pieno dell’evoluzione di questa separazione, coloro che si dichiarano “molto interessati” nei confronti della nuova formazione intestata a Luigi Di Maio si afferma tra il 2,5% e il 3%. Tuttavia nelle intenzioni di voto rilevate “a caldo”, post scissione, la neonata formazione non supera l’1%, tutti consensi sottratti alla base del Movimento che nella rilevazione settimanale scende all’11.0%. Tuttavia è doveroso ricordare che, per poter definire l’esatta valutazione della distribuzione dei voti, sarà necessario stimare l’esito con almeno 3 rilevazioni consecutive registrate nell’arco dei prossimi 30 giorni”.
L’effetto scissione è stato conseguenziale nel crollo di consenso del M5S, che cala all’11. Un Movimento che è spaccato anche sulla linea, tra i governisti (37,2%) e gli oppositori (34,3%) con un buon 28,5% che non sa decidersi nel merito e quindi in possibile “fuga” una volta presa una decisione in un senso o nell’altro.
C’è un altro numero, però, che interessa, quello del 63,1% degli intervistati (cioè oltre 6 su 10) che vedono nello strappo di Di Maio una sorta di avvio del conto alla rovescia per la sparizione del Movimento 5 Stelle. Sulla stessa linea troviamo il 65.8% degli elettori di Alternativa che si erano distaccati e separati dal Movimento il 23 febbraio 2021 e dal 71.6% degli elettori di Italexit, la nuova formazione di Gianluigi Paragone eletto anche lui nel 2018 tra i senatori dei 5Stelle.
Quanto ai pentastellati a guida Conte, il Movimento si attesta all’11%, scendendo dello 0,3. Nel quadro più generale dei partiti, si piazza stabilmente in testa Fratelli d’Italia al 22,5, seguito al secondo posto dal Pd (in discesa di mezzo punto) al 21,8. Analogo trend della Lega, che si piazza terza al 14,8. Forza Italia è stabile al 7,5%, mentre Azione/+Europa sale al 5,4%. Seguono ItalExit al 2,8% e Italia Viva al 2,5%.
Le ipotesi rilevate portano alla luce una separazione che potrà creare un’ulteriore instabilità per il futuro del Governo guidato dal premier Mario Draghi (40.3%) in cui qualcuno (13.9%) identifica anche la possibilità di una nuova precarietà che porterà al voto in tempi più brevi del previsto (17.2% tra gli elettori rimasti fedeli al M5S).