di Alessandra Monti
E’ morto Mikhail Gorbaciov. L’ex segretario generale del Pcus ed ex presidente dell’Unione Sovietica aveva 91 anni. L’agenzia russa Tass riporta la nota diffusa dal Central Clinical Hospital, l’ospedale di Mosca dove Gorbaciov era ricoverato: “Mikhail Sergeevich Gorbaciov è morto questa sera dopo una grave e lunga malattia“. Da quanto riferisce la Tass citando una fonte vicina al politico, le sue condizioni si erano aggravate negli ultimi mesi e dal 20 giugno Gorbaciov era sotto la costante supervisione dei medici. Secondo la fonte, l’ex presidente era stato ricoverato in ospedale nel 2020, “all’inizio della pandemia di coronavirus“, su richiesta dei medici.
Nato il 2 marzo 1931 a Privol’noe, in provincia di Stavropol‘, nel Sud della Federazione russa, da una famiglia di agricoltori, nel 1955 Gorbaciov si laurea in giurisprudenza all’Università Lomonosov di Mosca. Durante una festa nella casa dello studente di Sokolniki, incontrò Raisa Maksimovna Titarenko, che studiava filosofia e sociologia. Se ne innamora subito e la sposa subito dopo. Un’unione durata fino alla morte di lei, avvenuta a Muenster, in Germania, nel settembre 1999.
È stato l’ultimo segretario del Partito Comunista sovietico ma anche colui che ha cancellato il comunismo dove era stato più reale che mai. Come ha detto il grande scrittore israeliano Amos Oz, “per cambiare il mondo bisogna diventare o essere dei traditori“, allora in tal caso Michail Gorbaciov lo è stato più di tutti, nel corso almeno degli ultimi ottant’anni. Con la sua scomparsa se ne va uno di quegli uomini che hanno dato alla storia, a quella con la “S” maiuscola anche se a volte non se la merita, una faccia diversa, e per sempre.
Fa un certo effetto leggere nella sua biografia , che alla voce “suo successore” la casella viene riempita da un “carica abolita“, perché Eltsin, che arrivò dopo di lui nel 1991, si chiama ormai “presidente della Federazione Russa” e la parola “comunista” è stata cancellata.
Probabilmente non è ancora il momento per tracciare un bilancio di quello che la storia porterà con sé in quel mondo a seguito della rivoluzione proclamata e portata avanti da quest’uomo: certo le parole russe “Perestrojka” e “Glasnost”, cioè “riforme” e “trasparenza” allora avevano lasciato il mondo con gli occhi sgranati a bocca aperta, poichè queste parole significavano che il più grande Paese al mondo stava attraversando una rivoluzione non meno drastica e traumatica di quella vissuta neanche un secolo prima, con la caduta dell’impero zarista. Questa nuova rivoluzione russa portava la sigla di un solo uomo, un vero politico che era lui, che la propugnò e la portò avanti con una decisione che sembrava arrivare da un altro mondo.
Legittimo chiedersi cosa direbbe oggi Gorbaciov, di fronte alle rinnovate manie di grandezza imperialista di cui il suo Paese fa sfoggio, causando a una guerra insensata. Di fronte a un regime che non ha più nulla della Glasnost e della Perestrojka, che non assomiglia neanche al comunismo reale in cui la Russia è rimasta attanagliata per più di settant’anni, che sogna fors’anche nostalgie dell’Impero ma senza fasti e con uno squallore decadente.
La Russia di Vladimir Putin non è certo il coronamento di quel sogno di riconciliazione che Gorbaciov ha desiderato e cercato per gran parte della sua carriera politica, e che nel 1990 gli procurò il Premio Nobel per la Pace. La sobrietà e trasparenza della sua vita privata, affianco alla sempre sorridente Raissa, sembrano lontane anni luce dall’alone di “machismo” e mistero di cui la leadership odierna della Russia deve ammantarsi, con una sfilza di amanti e pose eroiche a torso nudo. Gorbaciov è certamente sempre stato più amato all’estero che nel suo Paese, dove la diffidenza nei suoi confronti non è stata tenera.
La sua lunga carriera politica, i viaggi per il mondo in cerca di un dialogo sempre costruttivo e innovativo, le riflessioni sul passato e il futuro del regime che guidava, appaiono oggi radicalmente differenti dalle strategie machiavelliche e goffe, che la Russia sta manifestando negli ultimi tempi. Legittimo chiedersi ed interrogarsi cosa penserebbe e direbbe oggi, Gorbaciov, di tutto questo e tanto altro.
Lui che una volta dimessosi da Presidente dell’Urss non uscì dalla scena politica e diplomatica internazionale ma si dedicò alla Fondazione non governativa di studi politici ed economici che portava il suo nome, ad attività legate al Women’s World Award di cui era presidente, alla difesa dell’ambiente. Tutti problemi e contesti che negli Anni 90 non sembravano essere così urgenti e oggi invece lo sono diventato senza alcun dubbio.
Se per cambiare il mondo bisogna diventare dei traditori, Michail Gorbaciov allora lo è stato fino in fondo, con una coerenza mirabile, una tenacia mai sopita, un senso della missione politica capace di guardare sempre un po’ più in là, persino oltre gli sconfinati orizzonti della grande Russia.
Gorbaciov sarà sepolto nel cimitero di Novodevichy a Mosca, in una tomba di famiglia, dove potrà riposare accanto alla moglie, come ha reso noto alla Tass una persona che conosceva i desideri dei parenti dell’ex presidente.