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22 Novembre 2024 08:48

E non se ne vogliono andare….

Carlo Tavecchio non si dimette dalla presidenza della Federcalcio. Gian Piero Ventura esonerato, non è più il ct azzurro

ROMA – 48ore dopo l’eliminazione dell’Italia dai mondiali di calcio, il presidente della Federcalcio Carlo Tavecchio non molla, incurante dei segnali ricevuti dal Presidente del CONI Malagò  e dal Ministro dello Sport Luca Lotti, e si “inchioda” sulla sua poltrona federale , scaricando ogni responsabilità sul ct Gian Piero Ventura, esonerandolo. Un comunicato diramato dalla FIGC al termine della  riunione di oggi pomeriggio svoltasi tra tutti i presidenti delle componenti federali si legge che Tavecchio “ha comunicato la scelta sulla guida tecnica azzurra e, a far data da oggi, Gian Piero Ventura non è più il commissario tecnico della Nazionale“. Sempre nello stesso comunicato si legge ed apprende che Tavecchio con “una faccia come il culo” (per dirla alla Roberto Giachetti) ha comunicato la sua “indisponibilità a rimettere il mandato”.

 La decisione di Tavecchio di non dimettersi comunicata dall’ufficio stampa, era stata però “bruciata” ed anticipata qualche minuto prima dall’ex-calciatore Damiano Tommasi, presidente dell’Assocalciatori, il quale  lasciando la sede della Figc di via Allegri a Roma, ha detto: “Carlo Tavecchio ci ha comunicato che non intende dimettersi dalla presidenza della Figc: noi pensiamo che non si possa non ripartire dalle elezioni” aggiungendo  “Ci sarà forse a breve un consiglio federale per prendere una decisione”.
 
“Noi pensiamo che non si possa non ripartire dal rinnovo delle cariche”, ha detto Tommasi. “Andare ad elezioni con una progettualità più credibile, con nuove persone, non si risolvono i problemi del calcio italiano con l’esonero del ct. Altrimenti si continuerà a rigirare la stessa minestra che è rimasta indigesta a parecchi. Ancelotti? Non lo so, noi siamo andati via e non abbiamo voluto sentire altro. Qualsiasi progetto passa da un passo indietro di tutto il consiglio federale, in un paese normale succede questo“.
“La mia prima domanda è stata sulle dimissioni – ha raccontato il presidente Aic, parlando del vertice dopo il flop mondiale – , le altre componenti non hanno chiesto nulla, non abbiamo voluto sentire altro. Mi sembra non ci sia la volontà di ripartire da zero. Vedremo nel prossimo consiglio federale“, ha aggiunto Tommasi.
Questa vicenda però non è solo la sconfitta di undici calciatori sul campo, ma la “chiamata finale” di questo  sistema calcio, anche se dopo il consiglio federale di stasera in cui tutti aspettavano un cambiamento, in realtà non è cambiato nulla. Paga Ventura per tutti.  Dal CONI fanno capire che che il Governo,  non può fare maggiori pressioni sui vertici della Figc, in quanto, legalmente parlando, non ha alcun potere per chiedere le dimissioni  o commissariare Carlo Tavecchio e i suoi “comparielli” della Figc.
Il segretario del Pd Matteo Renzi  manifestando un’inaspettato aplomb istituzionale, ha auspicato una “riflessione” nel mondo del calcio sostenendo la “necessità di una rifondazione“. Le stesse parole sono state confermate dal ministro dello Sport Luca Lotti.  Affermazioni in definitiva molto prudenti, prive di quella forza “rottamatoria”, anti-istituzionale riservata in altri ambiti. Peraltro su un argomento popolare, anzi nazional-popolare: sarebbe bastato dire “a casa tutti  quelli che hanno fallito“, per intercettare un sentimento generale, e con esso una conseguente simpatia e consenso.
Qualcuno sta cercando in queste ore a fare pressioni sul CONI, come il senatore Esposito dicendo “Capisco l’atteggiamento istituzionale, ma va detto in modo più forte. Quello che è successo è una vergogna nazionale, di una gravità inaudita. E va assunta, subito, qualunque iniziativa da parte del Governo e del Parlamento per sfiduciare i vertici della Figc se, come pare, non se ne vanno da soli. A mio giudizio anche Malagò deve valutare le condizioni per il commissariamento”. Condizioni che il presidente del Coni non ha intenzione di valutare, astenendosi dal fare interferenze. Fonti di governo raccontano che  “non c’è un piano b, e il piano b qualora mai Tavecchio si dimettesse è l’elezione alla presidenza del suo vice, Cosimo Sibilia“. Sibilia è il figlio di Antonio Sibilia, storico e chiacchierato presidente dell’Avellino calcio ai tempo d’oro, è un senatore di Forza Italia, arrivato a Piazzale Flaminio a suggellare l’alleanza precedente stipulata  tra Malagò e Tavecchio, senza grandi ostacoli da parte anche di Luca Lotti.
Nel frattempo, l’ Italia calcistica, il movimento, la base, i tifosi,  si chiede cosa accadrà, se accadrà, quando accadrà.
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