“Area centrale urbana, ampiezza dei settori toccati, qualità e completezza del progetto”. Con queste motivazioni è stata Pistoia città toscana ad aggiudicarsi il titolo della città Italiana della cultura per il 2017, con ben sette riunioni necessarie ad esaminare le iniziali 24 candidature successivamente diminuite a 10.
Il ministro Dario Franceschini commentando la vittoria di Pistoia, accolta con applausi e gioia all’interno del salone del Consiglio Nazionale nel Ministero in via del collegio romano, ha detto: “La sana competizione che si è innescata tra le città è importante e lo sarà sempre di più man mano che crescerà il numero delle località candidate, come accade per gli Oscar” mentre Elena Becheri,la giovane assessore alla cultura della città vincente, ancora incredula ha ringraziato tutti. Sono state nove località: Aquileia, Como, Ercolano, Parma, Pisa, Spoleto, Taranto, Terni e appunto Pistoia a concorrere come città finaliste per il 2017, per sostituire la precedente designazione di Mantova quale capitale italiana della cultura del 2016,
Come ha precisato il professor Marco Cammelli presidente della giuria “in ogni caso nessuna città non meritava il titolo, a conferma dell’utilità di questo processo avviato” . Così come è successo per Mantova, capitale italiana di quest’anno, saranno resi accessibili nella loro completezza i criteri per le decisioni, pubblici, e il giudizio collegiale della commissione nonché il progetto del vincitore ,
Come criterio sono stata usate tre categorie base per scegliere la città vincitrice: qualità informativa dei dossier, qualità della significatività del progetto e, infine, la sostenibilità. In sostanza, il titolo di “città italiana della cultura” è stato istituito, sollecitando tutti i territori a vedere lo sviluppo culturale come volàno di progresso economico e di coesione sociale, per stimolare una cultura della progettazione . Fine ultimo quello di valorizzare i beni culturali e paesaggistici e migliorare i servizi rivolti ai turisti, sviluppando industrie culturali e creative; favorendo processi di rigenerazione e riqualificazione urbana.
La capitale europea della cultura toccherà ogni 14 anni all’Italia. Dopo Matera 2019, la prossima volta quindi capiterà nel 2033 (quest’anno lo sono San Sebastian in Spagna e Breslavia in Polonia). Ma come fare nel frattempo per non disperdere le bellezze dell’Italia ? L’Italia non è solo il Paese delle grandi città d’arte, ma anche dei borghi, dei comuni, delle grandi città. E’ stato per questo si è deciso di introdurre ed assegnare il riconoscimento di Capitale italiana della cultura, che prevede anche un finanziamento per un programma annuale, grazie al quale, una città, potrà farsi conoscere al meglio da tutti.
Con la nuova selezione di quest’anno a cui si è lavorato da ottobre ad oggi, si inizia a dimostrare con tempistica e cadenza giusta , il motore che si è acceso con la nascita delle città della cultura inizia a funzionare. Questa ‘iniziativa è indirizzata ad incoraggiare, sostenere, e valorizzare l’ autonoma capacità progettuale e attuativa, affinché il valore della cultura per la coesione sociale, l’integrazione senza conflitti, la conservazione delle identità, la creatività, l’innovazione, la crescita e infine lo sviluppo economico e il benessere individuale e collettivo vengano recepiti in maniera sempre più diffusa .
In queste ore i soliti tarantini abituati a lamentarsi e criticare il Sindaco di Taranto, dovrebbero riflettere e guardare ad altre città concorrenti come ad esempio Parma che aveva ottenuto due importanti riconoscimenti internazionali e nazionali: Patrimonio Unesco della Gastronomia e il Complesso della Pilotta riconosciuto “polo museale autonomo di rilevanza nazionale“. Taranto invece si ferma al gemellaggio con Sparta…. ed al solito Museo Marta. Qualche differenza…. ??? Semplice: a Taranto è colpa dei politici, a Parma invece nessuno se la prende con il sindaco Pizzarotti !