Alfredo Cospito è nato a Pescara ma torinese d’adozione nel 1967 con una lunga militanza fatta di azioni e una costante contestazione ideologica che ha accompagnato l’evoluzione del fenomeno anarchico-insurrezionalista sviluppatasi soprattutto a Torino e nel nord-ovest con analisi e proclami mai rinnegati, anzi enfatizzando sempre di più la lotta armata come strumento di battaglia politica. Dieci anni fa all’età di 45 anni d’età venne arrestato ritenuto responsabile del ferimento dell’ Amministratore Delegato dell’Ansaldo Roberto Adinolfi e di altri gravi reati. A portare gli investigatori sulle tracce dei due anarchici (fra cui il Cospito) numerose intercettazioni ricavate da una microspia piazzata nello studio di tatuaggi della moglie di Cospito, in cui si sentivano chiaramente i due che parlano, prima e dopo, dell’attentato.
In una di questi anarchici terroristi Gai affermare: “Dovevamo mandare il messaggio da Milano!», la conversazione risale al 13 giugno 2013, quando ormai i tre temevano di essere stati scoperti. “Come vengono, il pomeriggio non ci sto – dice Gai – pensa se trovavano quel pistolone! (la Tokarev usata nell’attentato, ndr)”. Gai aggiungeva poi: «Io te lo dico: sì ho sparato ma non…». Queste intercettazioni hanno chiarito agli inquirenti la chiara intenzione dei due di fuggire all’estero.
Un’ attività mai interrotta dal settembre 2012 e proseguita con scritti che non ha mai smesso di inviare ai suoi compagni in libertà, messaggi veicolati attraverso la normale corrispondenza, e non canali occulti per bloccare i quali è stato istituito il “41 bis” che venne applicato al suo caso con un provvedimento dell’ex ministra della Giustizia Marta Cartabia che racchiude un’antologia di carichi pendenti e di “istigazioni a delinquere” che si voleva interrompere.
Contro l’applicazione del regime del 41-bis a Cospito i suoi legali avevano fatto reclamo al Tribunale di Sorveglianza di Roma, che ha respinto la richiesta perché il detenuto potrebbe continuare ad esercitare “il suo ruolo apicale” nella Fai anche dal carcere. I legali di Cospito hanno quindi fatto appello al ministro della Giustizia Nordio e ricorso in Cassazione. Gli avvocati ritengono che la motivazione alla base della scelta del 41bis nei suoi confronti sia carente, in quanto secondo la difesa che non esisterebbe nessuna associazione terroristica da ricondurre a Cospito. Se è vero che la Fai è ancora operativa, dal 2012 – sostengono gli avvocati di Cospito – non si può più parlare di un’associazione terroristica vera e propria. Venendo meno questa condizione, per la difesa si sgretolerebbero i presupposti per tenere in carcere il loro assistito con il 41-bis.
Cospito viene considerato dalle forze dell’ ordine e della magistratura “capo e organizzatore di un’associazione con finalità di terrorismo” denominata “Federazione anarchica informale/Fronte rivoluzionario internazionale”. che prima della “gambizzazione” a colpi di pistola di Adinolfi ha firmato una serie di attentati dinamitardi tra il 2005 e il 2007, di cui il detenuto è stato dichiarato responsabile.
Il primo attentato avvenne contro la sede del Ris dei Carabinieri a Parma, seguito dall’invio di alcuni plichi esplosivi e l’attacco alla caserma dell’Arma a Fossano in provincia di Cuneo, per finire all’ultimo accaduto al parco della Crocetta a Torino. Per quest’ultima azione, che per fortuna non provocò né morti né feriti, Cospito rischia comunque l’ergastolo, che diventerebbe ostativo a qualunque beneficio penitenziario, ma la Corte d’assise di Torino s’è rivolta alla Corte costituzionale ritenendo irragionevole non poter valutare la “tenuità del fatto”.
Per tutti gli altri suoi reati il procuratore generale ha calcolato un cumulo di pena di trent’anni di carcere, che non hanno minimamente influito sulle sue teorie anarchiche e terroriste. La “censura” , in parole più semplici il controllo della corrispondenza, applicatagli a settembre 2021, non gli ha impedito di far uscire da dietro le sbarre delle lettere sottoscritti con tanto di nome e cognome, con contenuti come questo: “Cosa abbiamo noi anarchici e anarchiche da “offrire” agli sfruttati ? In mancanza di un cambiamento reale, di una “rivoluzione”, una cosa sola: violenza contro i padroni e vendetta contro gli aguzzini“. O come quest’altro: “Togliendo il superfluo si arriva alla sostanza, alla lotta armata contro gli stati. Per me la base di questa lotta non può che essere guerra di classe e lotta antitecnologica. Partendo dal “piccolo” (azioni sul territorio) si arriva al “grande” (collasso del sistema)“.
In presenza di simili esternazioni, l’ex ministra guardasigilli Cartabia a seguito della richiesta ricevuta della Procura antiterrorismo di Torino e dalla Procura nazionale antimafia ed antiterrorismo all’epoca guidata da Federico Cafiero de Raho, oggi deputato del Movimento Cinque stelle, decise l’applicazione del duro regime “41 bis” nei confronti di Alfredo Cospito con questa motivazione: “La possibilità fino ad ora consentita a Cospito di diffondere le sue tesi per l’incitamento allo scontro diretto e armato con le istituzioni e il “potere”, deve essere considerata particolarmente pericolosa, posta la sua capacità di porsi come una figura da emulare per la sua condizione di “perseguitato politico”.
Nel novembre 2021 Cospito prima del «carcere duro», faceva proprio il motto di un’altra militante: “La prigione è solo un altro modo di intendere la lotta, il conflitto antiautoritario non è finito per me, ha solo cambiato forma”. Questo è il “signore” da cui sono andati in pellegrinaggio i deputati dem. Ieri la Serracchiani in aula è stata netta: “Abbiamo ritenuto di visitare il carcere di Sassari e incontrare il detenuto Cospito per ragioni umanitarie, per verificare se il suo stato di salute fosse compatibile con quel carcere”, dimenticando che non spetta a lei stabilirlo, ma alle magistrature competenti ed al ministro Guardasigilli. Ed ecco come Andrea Orlando e Walter Verini “fiancheggiano” l’anarchico-terrorista Cospito:
Qualcuno spieghi al PD che Alfredo Cospito è ritenuto dalla magistratura e dalle forze dell’ordine uno degli elementi di spicco della galassia anarchica. il governo ha scelto la linea dura: “Lo Stato – ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi – non si lascerà mai intimidire e condizionare da queste azioni del tutto inaccettabili, nella convinzione che nessuna rivendicazione o proposta possa essere presa in considerazione se viene portata avanti con questi metodi, ancor più se rivolti contro le forze dell’ordine”
Il capogruppo di Fratelli d’ Italia, Tommaso Foti sostiene che Cospito avrebbe “indirizzato i parlamentari a parlare con tre mafiosi suoi vicini di cella”, l’artificiere della mafia Pietro Rampulla, il killer di ‘ndrangheta Francesco Presta e il camorrista Francesco Di Maio. Un’accusa gravissima, rilanciata da diversi parlamentari di FdI. E poi qualcuno a sinistra si chiede come mai il Pd sia in caduta libera di consensi da parte degli italiani !
Ma esattamente per quali motivi Cospito è in carcere? Per quali reati? E quale pena deve scontare?
La “gambizzazione” di Adinolfi
Cospito si trova rinchiuso in carcere da 10 anni per la gambizzazione di Roberto Adinolfi, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, fatto che risale al maggio 2012. Venne arrestato quasi subito (insieme a Nicola Gai) e rinchiuso in carcere. La condanna, diventata definitiva nel 2015, prevede una pena di 10 anni e 8 mesi. Nel frattempo, sulla sua testa è arrivata una nuova condanna a 20 anni per l’attentato alla scuola allievi dei Carabinieri di Fossano (Cuneo) e per aver guidato la Fai, Federazione anarchica informale, per cui è accusato di associazione per delinquere con finalità di terrorismo. Ma per Fossano, in realtà, per cui Cospito è imputato insieme alla compagna Anna Beniamino, ora l’anarchico rischia l’ergastolo. A Fossano gli anarchici, nel 2006, misero delle bombe carta dentro due cassonetti davanti alla caserma: non si ferì nessuno ma gli ordigni erano diretti ai Carabinieri. L’arresto avvenne solo nel 2016 dopo lunghe indagini
La Caserma carabinieri di Fossano
La vicenda processuale della caserma di Fossano è piuttosto complicata: il reato era stato classificato come “strage semplice” e la condanna era arrivata, in appello, a 20 anni. La Corte di Cassazione, però, ha avuto da ridire ed ha rinviato gli atti del processo alla Corte d’appello di Torino per un ricalcolo della pena, pensando dovesse essere più alta. Questo perchè secondo i giudici della Cassazione il reato giusto da contestare era quello di “strage politica” ovvero attentato contro la sicurezza dello Stato e non strage semplice come è stato fino a ora. È uno dei reati più gravi del codice penale ed esclude il condannato dall’accesso a qualunque beneficio. Come mai? Perchè gli anarchici misero le bombe carta dentro i cassonetti, ma le programmarono con un’esplosione distanziata l’uno dall’altro. la prima bomba carta, cioè, doveva richiamare qualcuno dalla caserma, la seconda ferire o uccidere qualcuno. La Corte d’appello di Torino non è d’accordo e a dicembre ha portato il caso all’attenzione della Corte costituzionale, per capire se sia possibile applicare l’attenuante del fatto di lieve entità rispetto ad un’accusa di strage politica.
Il regime carcerario “41 BIS”
Il regime del 41 bis, nel frattempo, è stato applicato a Cospito a maggio (per 4 anni), alla luce delle lettere che l’anarchico si scambiava con altri attivisti (viste dai magistrati come un fermento e una rinascita della Federazione anarchica informale). Con il nuovo regime, Cospito non può avere alcun tipo di corrispondenza, non può avere libri nè altri testi o scritti. Gli è stato anche vietato di pubblicare suoi scritti su riviste d’area, cosa che l’anarchico aveva sempre fatto da quando è entrato in carcere. È il primo caso di un anarchico sottoposto al regime del carcere duro. Nel corso del processo, Cospito ha rilasciato dichiarazioni spontanee: “Oltre all’ergastolo ostativo, visto che dal carcere continuavo a scrivere e collaborare alla stampa anarchica, si è deciso di tapparmi la bocca per sempre con il 41 bis“. E ha annunciato: “Continuerò il mio sciopero della fame per l’abolizione del 41 bis e dell’ergastolo ostativo fino all’ultimo mio respiro, per far conoscere al mondo questi due abomini repressivi di questo paese”.