ROMA – Nell’informativa della Guardia di Finanza nell’inchiesta della Procura della repubblica di Perugia sul Csm, compaiono molti nomi di giornalisti intercettati mentre parlavano con il magistrato Luca Palamara l’ex-presidente dell’ ANM l’associazione nazionale dei magistrati ed ex-componente del Csm, “protagonista” principale dello scandalo che ha letteralmente terremotato il Consiglio Superiore della Magistratura ribaltando anche gli equilibri “politici” interni fra le varie correnti della magistratura italiana, Intercettazioni che non hanno scaturito iscrizioni dei giornalisti nel registro degli indagati in mancanza di elementi di rilevanza con l’inchiesta.
Una delle persone maggiormente presenti nelle intercettazioni è la giornalista barese Liliana Milella del quotidiano La Repubblica, che avrebbe chiamato Palamara (che era una sua fonte) il giorno stesso in cui il quotidiano romano aveva pubblicato la notizia dell’indagine: “La Milella riferisce che ha saputo dell’articolo leggendolo all’1,30 di notte e dice di aver sbagliato a non chiamarlo prima, ma a lei non avevano detto nulla dal suo giornale. Se lei avesse chiamato prima Palamara ‘l’avremmo scritta, ma non in questo modo’. La stessa, in un’altra telefonata, avvisa il pm che la collega Maria Elena Vincenzi sta andando sotto casa sua, probabilmente per cercare di strappare una dichiarazione».
La giornalista barese sembra molto preoccupata in un’altra telefonata per il destino del magistrato Raffaele Cantone l’ex capo dell’Anac ed alla fine della conversazione addirittura consiglia nomine e strategie per i componenti del Csm : “Potrebbero pure fare la mossa di mandare Cantone da qualche parte (…)? Cioè perché poi alla fine fanno pure un piacere a questo governo che glielo levano dai coglioni”.
Uno dei passaggi più imbarazzanti delle intercettazioni riguarda il giornalista Giovanni Bianconi, inviato del Corriere della Sera, giornale che sin dall’esplosione dell’inchiesta si è posizionato in prima fila nell’amplificare giornalistiche le tristi vicende del Csm. Agli atti delle indagini dei magistrati di Perugia ci sono anche delle telefonate per organizzare un incontro di persona con Palamara. Poi per il resto i finanzieri riportano alcune considerazioni di Palamara su Bianconi, che viene definito come “vicino ai servizi segreti” e “cassa di risonanza del gruppo di potere attuale”.
Con queste parole il magistrato Luca Palamara commenta l’intervista di Bianconi all’ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone al momento del suo congedo in pensione : “Hai visto ieri che pompino gli ha fatto al Pigna?”. Sempre nel corso della stessa telefonata Palamara, riferendosi a Bianconi aggiunge: “L’altra volta mi è venuto a riparlare di Perugia a me”, cioè dell’inchiesta che al momento era ancora secretata.
Le Fiamme Gialle in ascolto annotano “l’esistenza di contatti intercorsi tra Palamara e Giovanni Minoli, giornalista saggista e conduttore televisivo”. I due, secondo quanto emerso dalle intercettazioni captate, hanno rapporti stretti di confidenza, e si confrontano sugli articoli pubblicati nel periodo “caldo” del terremoto sulle toghe, prospettandogli la possibilità di rendere un’intervista per la trasmissione “Mezz’Ora in più” (RAITRE) condotta dalla giornalista Lucia Annunziata. Nel periodo monitorato dai finanzieri, tra il 13 marzo ed il 5 giugno 2019 , i due si parlano ben otto volte. In una telefonata Minoli fa addirittura i complimenti a Palamara per un’intervista. Telefonate durante le quali Minoli sembra essere lo “spin doctor” del magistrato.
I due si sentono due volte il 29 maggio 2019. “’La Repubblica è la risposta al Fatto” afferma Palamara e chiede un consiglio a Minoli, poichè il giornalista di Repubblica Claudio Tito, gli aveva chiesto se volesse replicare ma il magistrato è dubbioso e non sa cosa rispondere.
Palamara e Minoli si incontrano anche per discutere dell’invito dell’Annunziata, che è stata una delle prime a saltare sull’inchiesta perugina, definita Minoli “pericolosa, perché è dall’altra parte” .
Il 29 maggio 2019, giorno dei primi articoli pubblicati sullo scandalo del Csm, Palamara viene contattato telefonicamente alle 9 del mattino, dalla giornalista Silvia Barocci, autrice della trasmissione dell’Annunziata, e lo invita per la domenica successivo . Il magistrato inizialmenteì prende tempo, poi la chiama ed accetta, ma con riserva. E annuncia che “se andrà in trasmissione parlerà di cose importantì“.
Prima della trasmissione televisiva il magistrato Palamara si confronta incredibilmente con l’esponente del Pd Giovanni Legnini, ex-vicepresidente del Csm, e gli dice: “Cioè, se Lucia (la Annunziata n.d.r.) mi dà la possibilità… faccio un discorso politico…”. Legnini lo incalza ed incita: “No, tu le cose tue le devi gridà… seguono milioni di persone, viene ripreso dalla stampa”.
Poi imbastiscono una strategia sulla necessità di avviare dei contatti con dei giornalisti ai vertici del quotidiano La Repubblica, per riequilibrare gli articoli usciti su altre testate di fronte avverso, ed attraverso nuovi articoli di stampa, offuscare la figura di Pignatone procuratore uscente della Capitale .
Tra gli “intercettati” compaiono anche Sandra Fischetti dell’ Agenzia Ansa, Simona Olleni e Rosa Polito dell’ Agenzia Italia, Federico Marietti del Tg5 e Valeria Di Corrado del Tempo. Il giornalista Vincenzo Bisbiglia del Fatto Quotidiano invece chiama Palamara per chiedergli delle informazioni sul conto di sua moglie, Giovanna Remigi, che per quasi tre anni è stata dirigente esterna della Regione Lazio guidata da Nicola Zingaretti, . Un ruolo ricoperto dal 2015 al 2017 nell’ufficio staff del direttore Coordinamento del contenzioso nella Direzione Salute e Politiche Sociali alla cifra di 78 mila euro l’anno più retribuzione di risultato. Palamara risponde di non aver fatto pressioni e che la moglie “ha un curriculum di tutto rispetto” aggiungendo “ha un curriculum di tutto rispetto nei più importanti studi amministrativi“”. Sempre dall’inchiesta viene fuori che nel 2017, dopo il rapporto con la Regione Lazio, la moglie di Palamara ha successivamente ottenuto un contratto triennale (ancora in corso) all’Agenzia Italiana del Farmaco.
Nell’informativa della Guardia di Finanza sul tavolo dei magistrati umbri risultano delle chiamate a Palamara anche del giornalista Francesco Grignetti del quotidiano La Stampa, alla ricerca di notizie sull’inchiesta.
Il magistrato Luca Palamara nonostante avesse svolto per anni le funzioni di pm alla Procura di Roma, ha “abboccato” alla trappola informatica tesa dalle Fiamme Gialle. All’improvviso la sua linea telefonica mobile aveva avuto dei disservizi (causati ad hoc) ed aveva risposto ad un link che sembrava essere proveniente da Vodafone. “Gentile cliente stiamo riscontrando problemi sulla linea. Per risolverli, clicchi qui”. Un “click” che si è rivelato fatale per il “terremoto” giudiziario interno all’Organo di autogoverno della magistratura. La strategia del messaggio “fake” da parte del gestore di telefonia era stata consigliata al pm di Perugia, Gemma Milani, dai tecnici informatici del Gico della Guardia di Finanza, .