ROMA – Ricordate gli editti di Michele Emiliano, quando cercava visibilità politica e mediatica sull’ ILVA ? Era il 2 ottobre 2016 quando la giunta regionale pugliese, riunita in seduta straordinaria, aveva deliberato di impugnare dinanzi alla Corte Costituzionale la legge che ha convertito l’ultimo decreto legge sull’Ilva, “per lesione del principio di leale collaborazione che dovrebbe ispirare l’operato del legislatore”. Lo annuncia una nota dell’ente in cui si precisa che “l’esclusione di qualunque strumento collaborativo con la Regione rende palesemente incostituzionale la disposizione impugnata“.
L’impugnazione era stata prospettata dal governatore, Michele Emiliano, durante la presentazione dei dati sull’aumento della mortalità e delle patologie legate all’inquinamento nell’ area a ridosso del siderurgico. La Regione Puglia precisava che la legge “non prevede alcuna forma di coinvolgimento della Regione nella procedura di modifica o integrazione al piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria” o di altra autorizzazione “per l’esercizio del siderurgico” Ilva di Taranto, “attuando così una discriminazione totalmente irragionevole”.
Sono invece “non fondate” le questioni di legittimita’ sollevate dalla Regione Puglia sul decreto del 2016 riguardante il completamento della procedura di cessione dei complessi aziendali del gruppo Ilva. Lo ha deciso la Corte Costituzionale che, con una sentenza depositata ieri, ha respinto il ricorso della Regione in cui si rilevava che “la disposizione censurata, nel dettare le modalita’ di modifica o di integrazione del Piano delle misure e delle attivita’ di tutela ambientale e sanitaria, adottato con un dpcm del 14 marzo 2014, avrebbe escluso il coinvolgimento della Regione interessata, anche nella sola forma tenue del parere non vincolante“. Tale esclusione, secondo la Regione Puglia, violava alcuni articoli della Costituzione, nonche’ il “principio di leale collaborazione“.
Secondo la Consulta, invece, “la natura di azienda di interesse strategico nazionale, le ricadute delle vicende che hanno riguardato lo stabilimento Ilva di Taranto sul piano occupazionale, ambientale, sanitario ed economico, la necessita’ di perfezionare le procedure di trasferimento a terzi delle attivita’ aziendali del gruppo Ilva in amministrazione straordinaria e di armonizzare la tempistica delle misure di tutela ambientale con l’autorizzazione all’esercizio d’impresa sono tutti elementi – si legge nella sentenza depositata ieri sera – che denotano la necessita’ di intervenire urgentemente in questioni di pubblica utilita’, con misure ‘ad hoc’, come del resto gia’ era avvenuto nel passato e come ritenuto da questa Corte con la sentenza 85 del 2013″.
Alla luce di tali considerazioni, concludono i ‘giudici delle leggi’, “la nuova procedura di modifica e integrazione del Piano delle misure e delle attivita’ di tutela ambientale e sanitaria non appare priva di giustificazione sul piano costituzionale ne’, tanto meno, irragionevolmente discriminatoria“.
Resta da chiedersi adesso, cosa dirà, e ne avrà il coraggio, Michele Emiliano, il quale quando fa politica, si vanta di essere un “magistrato” (fino a quando ?) e dissipa risorse pubbliche pur di avere visibilità e poter contare sulle “decisioni” istituzionali centrali, che non sono di sua competenza. Se questo è il risultato della sua presuntuosa (in)competenza giuridica c’è da augurarsi che Michele Emiliano non torni più a fare il magistrato, per il bene della giustizia e di chi dovesse un giorno troverselo di fronte.
Ecco come è finita:
pronuncia Consulta_Ilva_182_2017
A seguito della sentenza della Corte Costituzionale, Teresa Bellanova,Vice Ministro dello Sviluppo Economico , ha dichiarato: “Consiglio di scegliere la via della leale collaborazione nell’interesse di tutti”.