ROMA – I pubblici ministeri Roberto Fontana ed Emilio Pisante della Procura di Piacenza – hanno depositato la richiesta di rinvio a giudizio per Francesco Bellomo e per il suo braccio destro, il pm della procura di Rovigo, Davide Nalin , sospeso dal ruolo dal Consiglio Superiore della Magistratura, che sino a qualche mese fa, si ritenevano due menti illuminate del diritto italiano, quali responsabili della società barese “Diritto e scienza“ che gestiva un corso per preparare giovani laureati in legge all’esame in magistratura.
Molto gravi e pesanti le accuse mosse dalla Procura di Piacenza nei confronti dei due indagati: “atti persecutori”, “stalking” e “lesioni” sulla base di centinaia di pagine di verbali, deposizioni ed interrogatori nei quali si ripercorre e dettagliano le violenze psicologiche subite dalle ragazze che ambivano ad ottenere un posto da borsista nei corsi e il privilegio di frequentare il professore nel suo tempo libero.
Il magistrati della procura piacentina definiscono gli atteggiamenti di Bellomo come un vero e proprio “principio di gerarchia“ con “un obbligo di reperibilità istantanea” richiesto alle borsiste tutte attraenti e laureate con il massimo dei voti, finite nel “Sistema Bellomo” che addirittura decideva e disponeva persino il “look” con cui dovevano presentarsi a lezione, “con immagine esteriore adeguata” , cioè con gonne sopra il ginocchio, e con l’indicazione ferrea che “la borsista decade automaticamente non appena contrae matrimonio”. Per frequentare il corso esistevano delle regole: la clausola del fidanzato, divieto di matrimonio e obbligo di minigonne – “fino a un terzo della distanza dall’anca al ginocchio per le occasioni mondane” – scelta meticolosa delle calze e della marcatura del trucco.
Due stagiste sono anche finite in un reparto psichiatrico di un ospedale. Una di loro F.P., 33 anni, c’è stata quattro lunghi mesi pur di cercare di uscire da quello era diventato un vero «incubo» e cioè Francesco Bellomo ormai ex giudice del Consiglio di Stato, dichiarato “decaduto con disonore” dalla magistratura, a seguito delle evidenze emerse grazie ad un lungo elenco di sue allieve che ha fatto emergere la sua reale personalità.
E’ stato un imprenditore piacentino a fare scattare la prima denuncia , contro l’ex giudice Francesco Bellomo , raccontando il 30 marzo 2016 il suo dramma davanti ai magistrati della Procura di Piacenza, spiegando il crollo di sua figlia, 32enne, avvenuto il 21 ottobre 2015 di fronte alle continue pressanti richieste subite da Bellomo, di incontri, alle denunce di presunte inadempienze contrattuali con il corso di Diritto e Scienza, la presentazione dei Carabinieri a casa con ingiunzioni. “In quei giorni era terrorizzata e tremante come una foglia al punto di farmi temere un gesto estremo“.
I timori del padre della ragazza non erano infondati. Infatti il 15 novembre, la ragazza “subisce un ricovero urgente e immediato” in ospedale in un primo momento e successivamente in una clinica psichiatrica. Addirittura Il 13 dicembre “la scuola Diritto e Scienza di Bari, promuove anche una causa di risarcimento danni, in cui si chiede che mia figlia torni a fare la borsista sotto gli ordini di Bellomo” denuncia l’imprenditore. La ragazza rimarrà ricoverata per mesi rallentando involontariamente il corso l’inchiesta . Anche altre ex “corsiste”, hanno rischiato di fare la stessa sorte. Tra i verbali presenti nel fascicolo dell’inchiesta, emerge il racconto di un’altra donna, che aveva dichiarato di non voler più proseguire i rapporti con l’ex giudice e spiega ai magistrati che. “Bellomo mi inviò un messaggio in cui mi diceva che l’unica possibilità per evitare conseguenze era che, una volta che lo avessi raggiunto a Firenze, facessi atto di solenne sottomissione inginocchiandomi e chiedendogli perdono”.
Ma adesso sarà Bellomo a doversi inginocchiare ma davanti alla giustizia, e come auspichiamo tutti noi, rispondere dei suoi abusi e reati. Perchè la Legge è e deve essere uguale per tutti.