di Rocco Vazzana
ROMA – Sotto i riflettori fustigatori della casta, indulgenti quando il “privilegio” rimane nell’ombra. E così, se per i 5 Stelle i vitalizi sono un indecente retaggio medievale, sui rimborsi agli eletti i grillini non sembrano così inflessibili. Perché se è vero che deputati e senatori 5S sono gli unici ad autoridursi l’indennità ( percepiscono circa 3 mila euro netti al mese a fronte dei 5 mila spettanti), è altrettanto vero che, come tutti i loro colleghi, i pentastellati non disdegnano i generosi rimborsi destinati ai parlamentari.
Gli indennizzi possono arrivare anche 11 mila euro al mese e servono a coprire ogni spesa sostenuta da un rappresentante del popolo nell’esercizio delle sue funzioni. In realtà, anche per questo denaro il Movimento 5 Stelle avrebbe delle regole: deputati e senatori sono tenuti a restituire quanto non speso. Però, si sa, fare il parlamentare costa: alloggio, spostamenti, vitto, assistenti. E così a fine mese resta poco da restituire. Ma come usano i soldi dei rimborsi i rappresentanti del partito più francescano d’Italia? A questa domanda è possibile rispondere grazie al fatto che i grillini sono gli unici a rendicontare online le loro spese e spulciando sul sito tirendiconto.it è possibile trovare alcune sorprese.
Ad esempio, sappiamo che Luigi Di Maio, il candidato premier del Movimento, non presenta scontrini dal dicembre scorso. Una distrazione che in passato è costata l’espulsione ad alcuni “portavoce” poco solerti. Ma il vice presidente della Camera non è uno qualunque: a lui qualche peccatuccio è concesso. Secondo l’ultima rendicontazione, Di Maio ha ricevuto 7.193 Euro di indennizzi e ne ha tenuti per sé 6.998. Eppure il numero uno del Movimento non è un grande spendaccione: paga poche centinaia di euro per un alloggio, non esagera con cene e pranzi, non ricorre a consulenze dispendiose. Spende però oltre mille euro per i trasporti e non si risparmia con l’organizzazione di eventi sul territorio: 2.902 euro a dicembre, 4.797 a novembre, 3.221 a ottobre, 3.341 a settembre.
Approccio diverso per Alessandro Di Battista. Le sue ricevute più recenti risalgono a febbraio, quando ha ottenuto 7.672 euro di rimborsi, utilizzandone 7.180. Il “Che” del Movimento è molto attento e parsimonioso, ma c’è una voce che ogni mese gli costa un bel gruzzolo: l’assistenza legale. Solo a febbraio, 2.499 euro sul bilancio. Ma se i due big del M5S, tutto sommato, prestano parecchia attenzione al portafogli pubblico, sono parecchi i parlamentari grillini che non badano a spese.
La casa a Roma è una delle voci di spesa più importanti. C’è qualcuno che, tenendo fede allo spirito “rivoluzionario” del Movimento, continua a spendere poche centinaia di euro al mese, magari condividendo un appartamento con qualche collega e c’è chi non ne può più di spazi angusti e cucine in comune. E si allarga. Sono in tanti a pagare più di 2 mila euro al mese per un alloggio. La deputata Francesca Businarolo, ad esempio, a febbraio ha pagato 2.553 euro: 1.650 di canone mensile e 903 tra pulizie, manutenzione e utenze. È probabile che l’onorevole abbia fatto qualche piccolo lavoro di ristrutturazione. L’unica stranezza è che nel mese precedente, gennaio, per lo stesso alloggio la parlamentare ha pagato più di 3mila euro: sempre 1.650 di affitto e 1.351 di utenze, pulizie e manutenzione. Ma Businarolo non è l’unica.
Il senatore Andrea Cioffi, a febbraio ha sborsato 4.358 euro per l’abitazione. In realtà l’affitto grava “solo” per 1.450 euro, ma Cioffi ha investito 2.908 euro di denaro pubblico per utenze, pulizie, manutenzione. Piccolo mistero, invece, attorno all’alloggio dell’onorevole Sergio Battelli che a febbraio ci è costato 0 euro, a gennaio 1.515, a dicembre 1.440, a novembre 1.610. E non sono i prezzi di eventuali hotel, la voce di spesa è sempre la stessa: canone mensile. Altro caso singolare quello del deputato Davide Crippa che, pur pagando un affitto a Roma di 1.920 euro al mese, a febbraio ha rendicontato anche 66 euro per alberghi capitolini.
Poi c’è chi solo per mangiare paga più di uno stipendio medio. Come l’onorevole Diego De Lorenzis che a febbraio ha messo nello stomaco ben 1.775 euro di cibo. Il deputato è in ottima compagnia, ma sarebbe troppo lungo elencare i nomi di chi spende oltre 1.100 euro al mese per pranzi, cene, alimentari.
Infine ci sono le rendicontazioni misteriose. Massimiliano Bernini a maggio ha ricevuto 7.193 euro di rimborsi forfettari e ne ha restituiti 3.503. Non si capisce però come abbia impiegato la somma trattenuta perché su tutte le voci di spesa compare la cifra 0. C’è anche chi ogni mese ha dei costi fissi. Il senatore Luigi Gaetti da parecchi mesi sborsa 2mila euro per non meglio precisate “altre spese” e mille per attività sul territorio. Ultima degna di nota, la studiosissima Federica Daga che ogni mese commissiona ricerche costosissime: 2 mila euro a febbraio, 2.500 a gennaio, altri 2 mila a dicembre. Altro che privilegi
( *tratto dal quotidiano IL DUBBIO)
Di Maio e Di Battista da disoccupati a 100 mila euro l’anno !
(CdG) Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio hanno ottenuto un rilevante beneficio economico dall’attività parlamentare. I due esponenti del M5S sono infatti passati da redditi così bassi da non esser tassati, oppure inesistenti, a guadagnare circa 100 mila euro l’anno. Un progresso simile a quello vissuto da tanti parlamentari pentastellati: a inizio legislatura ben 51 di loro erano senza reddito. Lo evidenziano le dichiarazioni dei redditi pubblicate sul sito della Camera dei Deputati. Nel 2013 Alessandro Di Battista aveva dichiarato poco più di 3 mila euro di reddito per il periodo d’imposta 2012. Una somma ben più bassa rispetto all’esenzione Irpef.
Anche Luigi Di Maio non era stato tassato nell’anno precedente al suo ingresso in Parlamento, visto che non aveva presentato alcuna dichiarazione dei redditi. Il reddito zero è un dato che accomunava diversi grillini: anche Roberto Fico, come mostra la sua dichiarazione dei redditi del 2012, non aveva guadagnato nulla. Il presidente della commissione di vigilanza della Rai era però proprietario di un fabbricato in Campania, a differenza del nullatenente Di Maio.
In Parlamento la situazione reddituale degli esponenti del M5S è cambiata notevolmente. Nel 2016 Luigi Di Maio ha dichiarato un reddito imponibile di poco inferiore ai 100 mila euro, grazie alle generose indennità di cui beneficiano i deputati, come i senatori. I poco meno di 100 mila euro guadagnati da Di Maio sono molto simili a quanto dichiarato da Alessandro Di Battista, o altri deputati del Movimento 5 Stelle.
Beppe Grillo nel 2016 ha invece guadagnato meno dei suoi parlamentari, probabilmente per la riduzione significativa dei suoi spettacoli teatrali. Il suo reddito si attesta a 71.957 euro, con un vero e proprio crollo rispetto all’anno precedente quando dichiarava 355.247 euro, dunque ben 283.290 euro in meno.
Eppure il leader del M5S, nella dichiarazione dei redditi 2016 disponibile sul sito Parlamento.it, non dichiara variazioni avvenute rispetto all’anno precedente, come vendite o acquisti di immobili. Il reddito di Grillo, disponibile sul sito della Camera visto che alle scorse elezioni la lista del M5S era stata presentata indicandolo come capo politico, è di circa 30 mila euro inferiore rispetto a quello dei deputati pentastellati. In passato Beppe Grillo aveva guadagnato anche diversi milioni di euro in un anno, grazie al successo dei suoi spettacoli comici.
E per fortuna che i 5 Stelle sono tenuti a restituire parte della loro indennità a un fondo apposito per finanziare progetti di microcredito alle Pmi…..