Uscito del letargo-esilio politico l’ avvocato Luigi Lotti intervistato da Radio 24 In merito alla vicenda del generale libico Almasri “ho ritenuto che potevano configurarsi un paio di reati e quindi di fronte alle palesi disinformazioni date dal governo ho deciso di presentare come cittadino questa denuncia. Ho fatto una scelta giudiziaria”. Aggiungendo: “Io sono un comune cittadino, non posso chiedere dimissioni. Ho visto che c’erano aspetti di possibile reità e ho fatto una denuncia”. Queste sono le giustificazioni di Luigi Li Gotti per giustificare la sua strumentale denuncia contro mezzo governo in relazione al caso del rimpatrio del cittadino libico Almasri. Legittimo chiedersi se invece non sia stata una vendetta politica.
Il dubbio viene eccome. Basta rileggersi il curriculum politico dell’avvocato calabrese: dopo una militanza nell’Msi e dopo in Alleanza nazionale, la svolta-folgorazione passando all’ Italia dei Valori fondata da Antonio Di Pietro assumendo l’incarico di Responsabile del Dipartimento Giustizia. Un’incarico che gli fa ottenere l’incarico di sottosegretario alla Giustizia dal 18 maggio del 2006 alla caduta del secondo governo Prodi, con una convivenza turbolenta col ministro, convivenza non facile col ministro, Clemente Mastella, e soprattutto con l’altro sottosegretario, Luigi Manconi, già compagno di Adriano Sofri. Alle elezioni politiche del 2008 è stato eletto Senatore nelle file dell’Italia dei Valori in Emilia-Romagna e tra il 2011 ed il 2012, per poi scomparire nell’anonimato che avvolge i fuoriusciti della politica.
Un profilo personale e politico di fatto lontano anni luce dal governo guidato dalla Meloni. La conferma arriva dall’attività di Li Gotti sui socialnetwork che costituisce la conferma del suo astio: negli ultimi anni l’avvocato di mafiosi del calibro di Tommaso Buscetta, Totuccio Contorno, Giovanni Brusca (quello del bambino sciolto nell’acido e del telecomando dell’attentato di Capaci che costò la vita a Giovanni Falcone, sua moglie e la scorta.), Francesco Marino Mannoia e Gaspare Mutolo, il quale non ha lesinato critiche e attacchi feroci all’attuale premier Meloni ed ai suoi alleati di governo.
Le ricerche sui social trovano conferma il 31 gennaio 2017, quando Li Gotti sferra un attacco frontale alla Meloni, la quale era evidentemente in contrasto con le scelte del governo di sinistra : “Politici prolifici di soluzioni ‘geniali’ quando sono all’opposizione e insignificanti quando sono al governo. Un esempio? Giorgia Meloni”. Insignificante. Quindi la denuncia presentata ieri da Li Gotti non avrebbe le millantate motivazioni politiche, giusto per ricordarlo ai lettori. In seguito il 19 maggio 2019, arriva un altro attacco di Li Gotti contro l’intero centrodestra: “Salvini comizia con il crocifisso in mano. Meloni: mai più con Berlusconi. Avremo la coalizione degli estremisti xenofobi”. Arriviamo all’epoca del primo Covid, per la precisione il 1 giugno 2020: “Meloni in perdurante divieto assembramento, vuole andare in gruppo all’Altare della Patria. Esibizionista di borgata”. Verrebbe da chiedere a questo avvocato calabrese se “Esibizionista di borgata” costituisce una critica nel merito in punto di diritto !
Questi sono soltanto i più significativi… dei numerosi tweet di Li Gotti “dedicati” alla Meloni e ad altri esponenti del suo governo. Il teorema millantato della “scelta giudiziaria” è a dir poco imbarazzante. Come non potrebbe essere altro.