di Giuseppe Oddo
Il fatto più eclatante, nell’inchiesta della Procura di Milano contro Il Sole 24 Ore, dove sono indagate dieci persone tra ex amministratori ed ex alti dirigenti del gruppo, è il coinvolgimento di Roberto Napoletano, attuale direttore responsabile del quotidiano economico di Confindustria. La posizione di Napoletano, che in quanto direttore editoriale del Sole 24 Ore riveste nello stesso tempo un ruolo manageriale, appare allineata a quella dell’ex presidente Benito Benedini e dell’ex amministratore delegato Donatella Treu. Tutti e tre sono infatti sospettati di false comunicazioni sociali. Vedremo di quali elementi a loro carico dispone la Guardia di Finanza, che ha trascorso la mattinata ad acquisire documenti nella sede milanese del giornale, compresa la stanza del direttore, proprio mentre il top management e alcuni esponenti di Intesa Sanpaolo s’incontravano per discutere del piano industriale propedeutico all’aumento di capitale.
Certo è che tra Benedini e Treu da una parte, che rappresentavano il vertice del gruppo, e Napoletano dall’altra il legame era forte. E non riguardava soltanto le questioni strettamente editoriali. Siamo riusciti a procurarci proprio in queste ore il testo della scrittura privata del 3 febbraio 2015 – che avrebbe dovuto assicurare al direttore una mega-liquidazione in caso di licenziamento senza giusta causa – sottoscritta in gran segreto da Benedini e Napoletano senza che il consiglio d’amministrazione, il collegio sindacale e gli azionisti ne sapessero alcunché. E con grande sorpresa emerge un fatto nuovo.
Leggiamo nella lettera inviata da Benedini il 4 febbraio all’estensore del documento, l’avvocato Giacinto Favalli, dello studio Trifirò: “In allegato le rimetto l’originale della scrittura privata… la cui bozza è stata redatta dal suo studio, firmata per accettazione dal direttore editoriale de Il Sole 24 Ore Spa. Per ragioni di riservatezza, la prego di voler tenere questa scrittura presso il suo studio, e la stessa potrà essere richiesta sia dall’amministratore delegato de Il Sole 24 Ore che dal dott. Roberto Napoletano nel caso si avveri quanto previsto ai punti 2.1 o 3.1…” (sopra, il documento). Ne desumiamo che del documento fosse dunque a conoscenza anche Donatella Treu, all’epoca amministratore delegato del Sole 24 Ore.
Come sappiamo, in seguito, il direttore Roberto Napoletano rinunciò a qualsiasi pretesa derivante dalla scrittura privata, ritenendola superata. Ma è comunque interessante conoscerne il contenuto, soprattutto ora che l’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore di Milano Gaetano Ruta e dal procuratore aggiunto Fabio De Pasquale è entrata nel vivo. Al punto 2.1 della scrittura privata leggiamo: “In caso di recesso da parte della società non sorretto da giusta causa o da giustificato motivo, la società sarà tenuta a corrispondere al dott. Napoletano, in aggiunta all’indennità sostitutiva del preavviso prevista dal contratto nazionale di lavoro, a titolo di indennizzo, e, comunque, di importo transattivo relativo alla risoluzione del rapporto,…una somma lorda forfettaria e onnicomprensiva pari a 36 mensilità della sua retribuzione lorda fissa (ad oggi pari a euro 750.000 lordi su base annua)” (v. documento sopra). In sostanza, in caso di licenziamento senza giusta causa l’azienda avrebbe dovuto versare a Napoletano una buonuscita pari a tre anni di stipendio lordo, ovvero 2 milioni 250mila euro, in aggiunta all’indennità sostitutiva del preavviso e al Tfr maturato dal 15 marzo 2011.
L’altra sorpresa è nel punto 3.1 della scrittura privata richiamato non a caso da Benedini nella lettera allo studio Trifirò: “Qualora il dott. Napoletano…recedesse dal rapporto a seguito…dell’acquisizione del controllo della società da parte di terzi diversi dagli attuali azionisti di controllo, per tali intendendosi anche singoli azionisti attuali di minoranza…, la società, in deroga a qualsivoglia disposizione di legge o del contratto nazionale di lavoro, sarà tenuta a corrispondere al dott. Napoletano a titolo di indennizzo e, comunque, di importo transattivo…, una somma forfettaria e onnicomprensiva pari a 24 mensilità…”. Quindi, se l’azionariato di controllo del Sole 24 Ore fosse cambiato o se nel controllo del giornale fossero entrati singoli soci di minoranza diversi da quelli attuali, il direttore Napoletano avrebbe potuto recedere dal proprio contratto, ottenendo due anni di retribuzione lorda: un milione e mezzo di euro, più le altre spettanze.
Il perché di questa clausola è un mistero. Chi era questo misterioso socio che avrebbe potuto stravolgere il controllo azionario del Sole 24 Ore e che sarebbe potuto risultare sgradito a Napoletano? Il Sole 24 Ore non è una società contendibile. L’ingresso di un eventuale nuovo socio di controllo sarebbe dovuto passare per gli organi di governo di Confindustria, a partire dal suo presidente, che allora era Giorgio Squinzi, con il quale Napoletano è stato in totale sintonia fino ai primi mesi del 2016. Cosa sapeva Confindustria di questa faccenda? Perché Napoletano chiese, e Benedini acconsentì, che fosse inserita anche questa clausola nella scrittura privata? Questo socio è ancora in ballo, potrebbe presentarsi all’aumento di capitale prossimo venturo? Qualcuno dovrebbe spiegarlo al mercato. Intanto i giornalisti del Sole 24 Ore riuniti in assemblea il 10 marzo hanno votato quasi all’unanimità, con soli 4 voti contrari, lo sciopero a oltranza chiedendo la rimozione del direttore.
*articolo tratto dal quotidiano online BusinessInsiderItalia