Per capire meglio la sentenza di assoluzione di Silvio Berlusconi, bisogna innanzitutto ragionare mettendo in ordine i fatti. Quindi Il capo di imputazione cambiato dai giudici di primo grado, l’entrata in vigore della legge Severino, una sentenza a sezioni Unite della Cassazione ma sopratutto un avvocato difensore , il prof. Franco Coppi degno della giusta definizione di “principe del foro”.
All’inizio della squallida vicenda c’era una villa “blindata” cioè Arcore, un uomo ultrasettantenne di nome Silvio Berlusconi, un appassionato di “eleganti signore” se così vogliamo definire le “Olgettine” e le “bunga-bunga girls”, definito come ha ricordato il pg della Cassazione, dalla sua ex moglie Veronica Lario, “il drago”. Una definizione quasi “romantica” quella di Veronica Lario, che si è trasformata in un’inchiesta della Procura di Milano perché dall’oggi al domani una giovane minorenne marocchina che per vivere si denudava fra i pali di lap dance di una discoteca genovese, e non solo, all’improvviso è diventata una piccola “regina” (sopratutto economicamente) che quando parlava del suo sponsor Silvio B. alle sue amiche , lo chiamava “Gesù”.
Dei “bunga bunga“ di Arcore ormai è stato scritto tutto ed il contrario di tutto si sa quasi tutto, e si capito (per chi non riusciva a capirlo…) che non si trattava delle ” cene eleganti ” che sia Berlusconi, che i suoi precedenti legali Ghedini e Longo avevano tentato invano di far credere ai giudici ed all’opinione pubblica. Venire fuori da un processo del genere tutto era fuorchè semplice, ma poichè, diciamo così, la fortuna aiuta gli “audaci” questa volta ha giocato accanto a Silvio B. Infatti, le necessarie prove, sino ad ogni ragionevole dubbio il procuratore aggiunto Ilda Boccassini (che notoriamente viene dalla “scuola-esempio” di Giovanni Falcone) ed il suo collega, il pm Antonio Sangermano le prove le avevano raccolte, tutte e di ogni genere: intercettazioni, testimonianze di ragazze presenti ai fatti, bonifici ed elargizioni persino alle ragazze-testimoni, ma a causa della nuova legge Severino che prevede la divisione del reato di concussione in due differenziato in ” costrizione” e “per induzione“, che era stato contestato dalla procura di Milano all’imputato, addebitandogli l’ art. 319 quater, cioè la “concussione per induzione”.
Quindi secondo la Corte di Cassazione, quella ormai famosa notte, quando l’allora Presidente del Consiglio chiamò la Questura di Milano e rese possibile la liberazione della fantomatica (ma non reale) nipotina dell’allora premier egiziano, Mubarak, Berlusconi non compì una “violenza” ma bensì effettuò una “persuasione“. I giudici di primo grado a Milano,avevano riqualificato il reato aggravandolo dall’induzione alla costrizione e condannarono l’imputato Berlusconi a 7 anni di carcere . Condanna che venne riconfermata dalla Corte di Appello, quindi da ben due tribunali e da diversi giudici chiamati a decidere su come applicare la Legge.
Fu un capace magistrato Raffaele Cantone, all’epoca dei fatti nel maggio 2013 , magistrato della Corte di Cassazione a rendersi subito conto che che la nuova legge Severino avrebbe potuto minare il processo Ruby, e anche tanti altri . Successivamente è arrivata una sentenza a sezioni Unite della Cassazione che ha fissato dei presupposti giuridici molto rigidi per formulare e convalidare l’accusa di “concussione per costrizione” , sostenendo che è ravvedibile soltanto quando ci sono i presupposti di una limitazione fisica e radicale della libertà da parte del soggetto che subisce il reato. Circostanza questa che non è sicuramente quanto accaduto al Capo di Gabinetto della Pietro Ostuni, che quella notte, dalla propria abitazione, in 20 minuti fece 14 telefonate al funzionario di turno in Questura per rassicurarsi che Karima El Mahroug (meglio nota come Ruby ) venisse rilasciata, il quale ha testimoniato in Tribunale di non aver subito nessuna pressione. Deposizione più che scontata e che si è rivelata però uno degli argomenti cardine utilizzati dall’avvocato FrancoCoppi che nell’arringa davanti ai giudici della Corte d’appello aveva parlato di un “favore” concesso ad un uomo potente. E per la Legge in questi casi, i favori non costituiscono reato.
La nuova strategia difensiva è riuscita quindi a cambiare indirizzo al processo in Cassazione. Infatti mentre gli avvocati-deputati Ghedini e Longo in precedenza avevano impostato la linea difensiva sulla “barzelletta” delle “cene eleganti”, il prof. Coppi, noto per essere uso nelle sue arringhe all’uso dell’ironia e non solo del diritto, ha letteralmente raccontato il bunga bunga così come si erano svolti. Ieri davanti ai magistrati della sezione giudicante della Corte di Cassazione , il nuovo avvocato difensore di Berlusconi ha detto ed ammesso che ad Arcore, c’era stata prostituzione ma giustificato Berlusconi , perchè non era consapevole della età di Ruby Rubacuori ancora minorenne.
E’ stato quindi grazie ad una legge malfatta, ad un capo di imputazione cambiato nel corso del processo, e sopratutto ad un vero “principe” del foro, che lo squallore berlusconiano si è salvato con una assoluzione definitiva, anche se questa sentenza potrebbe avere, per quanto riguarda la posizione di Berlusconi, un seguito problematico anche sull’inchiesta “Ruby ter” per la corruzione in atti giudiziari. Logico e legittimo chiedersi come mai, se non vi stata concussione, se non è avvenuta alcuna prostituzione minorile perché mai Silvio B. avrebbe dovuto corrompere e mantenere a tutt’oggi le “olgettine e tutti gli altri. Ai giudici, la prossima sentenza.