di FrancescaLaura Mazzeo
Ancora risultati negativi nel settore dell’editoria: al mese di dicembre 2018, la vendita di quotidiani (copie cartacee e copie digitali) è risultata di poco superiore ai 2,7 milioni di copie, in flessione del – 8% rispetto al 2017. E’ quanto emerge dai dati dell‘Osservatorio sulle Comunicazioni, diffusi nei giorni scorsi dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. Guardando all’intero periodo considerato (dicembre 2014 – dicembre 2018), le copie giornaliere complessivamente vendute (cartacee) dai principali editori si sono ridotte del 31%, scendendo da 2,7 a 1,8 milioni di unità.
La contrazione a dicembre 2018 delle vendite di copie cartacee dei quotidiani dei principali editori (-31% da dicembre 2014, -9% da dicembre 2017). Performance negative si registrano anche per le copie digitali sia in valore assoluto, sia sul totale delle vendite (-56% da giugno 2014 e -3% da dicembre 2017). Il peso delle copie digitali si mantiene in media intorno al 9% del totale delle vendite di quotidiani
Il rapporto 2018 di R&S Mediobanca sull’editoria, segnala come già nel 2017 la diffusione cartacea in Italia era diminuita di ulteriori 400mila copie al giorno, passando a 2,2 milioni, facendo registrare una flessione del 15,4% sul 2016 ed addirittura del 40,5% sul 2013. A livello mondiale, invece, nel 2017 la diffusione su carta è rimasta stabile (-0,1% sul 2016).
Negli ultimi 5 anni i principali otto grandi editori italiani hanno cumulato perdite nette per 1,2 miliardi e solo Cairo Editore ha chiuso il periodo in positivo (38 mln). Non tutto però è negativo: nel 2017 alcuni gruppi sono per fortuna in miglioramento: in particolare, Rcs ha fatto registrare un utile netto di 71 milioni (4 mln nel 2016), la Mondadori utile di 30,4 mln (22,5 mln nel 2016) ed Il Sole 24 Ore di 7,5 mln (-92,6 mln nel 2016).
FOCUS compressed (1)Nel 2017 i grandi gruppi editoriali avevano registrato ricavi complessivamente per 3,5 miliardi, in calo del -6% sul 2016 e del -20,2% sul 2013. In cinque anni si sono persi circa 879 milioni di ricavi, pari al 20% del fatturato 2013. Il regresso più consistente nel periodo 2013-17 è del gruppo Il Sole 24 Ore (-40,3%). Nel 2017 il calo del giro d’affari dei gruppi editoriali in Italia non si è riscontrato in Francia (+7,5% sul 2016), Germania (+2,6%) e Regno Unito (+1%).
Ovviamente, l’ingente calo delle vendite si è riflesso inevitabilmente anche sull’occupazione. Tra il 2013 e il 2017 la forza lavoro è diminuita di 3.301 unità, pari a una riduzione del 21,7% sul 2013 e dell’8,8% sul 2016, attestandosi a 11.886 unita’ a fine 2017. Nel quinquennio il ridimensionamento ha coinvolto in maggior misura gli operai (-35,4%) rispetto ai colletti bianchi (-21,2%) ed ai giornalisti (-19,8%)
“Le risorse economiche del complesso dei mercati vigilati da Agcom ammontano a oltre 54 miliardi di euro, confermando il trend di lieve crescita (+1,2%) già osservato lo scorso anno. Cresce il peso relativo di Internet, del settore postale e, in misura meno accentuata, del settore telecomunicazioni. Tende invece a ridursi, anche se con un diverso grado di intensità, il peso degli altri comparti vigilati, ossia tv, radio ed editoria”, ha spiega Angelo Marcello Cardani, presidente dell’Agcom.
Gli investimenti pubblicitari globali si spostano dai media tradizionali alle piattaforme online, che complessivamente crescono di oltre il 12% con Google e Facebook a fare la parte dei leoni. La radio perde qualcosa nel suo complesso (-0,7%), ma in un contesto che manifesta segnali di ripresa.
Sul fronte della rete, Internet cresce come mezzo di informazione oltre che come veicolo pubblicitario: “Tuttavia – osserva Cardani – l’attendibilità percepita delle fonti informative online, come testimonia la nostra ultima ricerca sui consumi di informazione, rimane mediamente inferiore rispetto a quella delle fonti tradizionali. Altro elemento interessante consiste nella tendenza degli italiani ad accedere all’informazione online prevalentemente attraverso fonti c.d. algoritmiche, in particolare social network e motori di ricerca”.
Facebook ha archiviato un primo trimestre 2019 con ricavi in aumento del 26% a 15,08 miliardi di dollari, sopra stima media degli analisti di 14,98 miliardi di dollari. Ma ha iscritto una perdita in bilancio da 3 miliardi di dollari, come evenienza per una possibile multa da parte della Federal Trade Commission (Ftc), che sta indagando se la compagnia ha violato un accordo del 2011 a garanzia della privacy degli utenti ma che non ha ancora annunciato la sua decisione.
L’incremento dei ricavi è stato aiutato dalla crescita di Instagram e della spesa pubblicitaria delle aziende. Tuttavia, in gran parte a causa dell’accantonamento per la possibile sanzione, il guadagno netto è crollato a 2,43 miliardi di dollari, o 85 centesimi per azione da gennaio a marzo, con un calo del 51% rispetto ai 4,99 miliardi di dollari (o 1,69 dollari per azione) di un anno fa. Se si esclude l’accantonamento, il margine operativo della società è sceso al 42%, al di sotto del 46% ottenuto lo scorso anno, mentre i costi sono saliti da 6,52 mld usd a 8,76 mld usd. Facebook aveva preannunciato un calo dei margini dovuto a un maggiore investimento sul controllo dei contenuti generati dagli utenti. Gli utenti attivi sono aumentati mensilmente dell’8% a 2,38 miliardi, battendo le stime di 2,37 miliardi. Stessa percentuale di crescita per quelli giornalieri.
Ecco perchè il CORRIERE DEL GIORNO fondato nel 1947 è stato “rifondato” nel 2014 soltanto online, rinunciando persino ai contributi di Legge sull’ Editoria che avremmo potuto richiedere da tre anni . Piuttosto che essere “minacciati” dal Movimento 5 Stelle o sottomessi ai voleri ed alle “pressioni” della politica, preferiamo affidarci alle regole del mercato pubblicitario ed è grazie agli importanti numeri conseguito in termine di lettori, che abbiamo raggiunto una totale indipendenza economica conseguente ai ricavi pubblicitari su scala nazionale.