ROMA – Elezioni a sorpresa per i componenti togati del Csm . Hanno votato 6.799 i votanti su oltre 9mila magistrati aventi diritto. Il pm antimafia di Palermo Nino Di Matteo, noto per il processo sulla trattativa tra lo Stato e la mafia, si è piazzato al secondo posto con 1.184, preceduto da Antonio D’Amato per vent’anni a Palmi affianco ad Agostino Cordova e poi sempre con lui alla procura di Napoli, attuale procuratore aggiunto di Santa Maria Capua Vetere, ha ottenuto 1.460 voti piazzandosi al al primo posto.
La componente di Piercamillo Davigo, con cui Di Matteo è in stretta sintonia, è arrivata seconda rispetto alla destra di Magistratura indipendente. Candidati 18 pubblici ministeri per sostituire i due magistrati dimissionari, coinvolti nel “caso Palamara” e dell’inchiesta di Perugia per corruzione.
Il terzo pm che ha ottenuto più voti è il napoletano Francesco De Falco, protagonista dell’indagine sulla paranza dei bambini con 950 voti. Seguono in classifica il pm di Napoli Fabrizio Vanorio con 615 voti, Anna Canepa, della procura nazionale antimafia, con 584 voti , quindi Tiziana Siciliano procuratore aggiunto di Milano .
Vince politicamente Magistratura indipendente con D’Amato che ha fatto tutta la campagna elettorale all’insegna della battuta “io non sono il candidato di Cosimo Maria Ferri”, l’ex leader di Mi, divenuto deputato Pd in quota Renzi, che lo ha seguito in Italia Viva.
Sulla candidatura di Antonio D’Amato ( a lato nella foto) sono confluiti anche voti di Unicost, la corrente centrista precedentemente guidata da Luca Palamara, uscita “ammaccata” dall’inchiesta di Perugia. Mariano Sciacca, presidente di Unicost, precisa che “Il gruppo di Unità per la Costituzione non ha sostenuto elettoralmente il collega D’Amato, al quale auguriamo buon lavoro“.
In una nota, Unicost prende atto del risultato, ringraziando De Falco, “che lontano da circuiti massmediatici, indipendente da legami di ogni sorta, rappresenta appieno i valori nei quali ci riconosciamo di professionalità, autonomia e dedizione” e ribadisce “il silenzio assordante e denso di rabbia e protesta di migliaia di magistrati che non sono andati a votare“.
Di Matteo contrariamente a quanto ci si aspettava però non sfonda . Ma la corrente di Davigo – Autonomia e indipendenza, nata proprio da una scissione con Magistratura indipendente in chiave anti Ferri – è arrivata a poter essere rappresentata da 5 consiglieri togati su 16, con une notevole”peso” decisionale nelle dinamiche interne, anche in vista di importanti nomine, come quelle del procuratore generale della Cassazione e del capo della procura di Roma.
Nonché di quelle di Torino e della stessa Perugia. Buono il risultato complessivo di Area, il gruppo di sinistra, né ha presentato molti candidati, come Canepa e Vanorio, disperdendo i voti.
Il voto espresso domenica e lunedì scorso porta alla luce anche la sfida, tutta campana, tra D’Amato, De Falco, Milita e Vanorio. Nato a Torre del Greco, D’Amato muove i primi passi come pm a Palmi, dove trova come procuratore Agostino Cordova. Quando il magistrato calabrese viene nominato a capo della Procura di Napoli, D’Amato lo segue poco dopo.
Sono gli anni di “Tangentopoli” e il pm entra a far parte del pool che si occupa di uno dei filoni più importanti della “Mani pulite” napoletana, quello sulle tangenti nel settore della sanità che coinvolge fra gli altri anche l’ex direttore generale del ministero Duilio Poggiolini.
D’Amato da sempre esponente della corrente di Magistratura indipendente, appartiene però all’ala del gruppo che da tempo si è allontanata dal potentissimo Cosimo Ferri, che in questa elezione “suppletiva” sosteneva almeno inizialmente un altro candidato. D’Amato in questo anni, ha avuto esperienze al mistero della Giustizia, al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e come pm anticamorra, prima di essere nominato procuratore aggiunto a Santa Maria Capua Vetere.
Con il risultato ottenuto a sorpresa di queste elezioni, D’ Amato si aggiudica il “confronto” con l’altro procuratore aggiunto samaritano, Alessandro Milita, già pm del processo sulle presunte collusioni con il clan dei Casalesi dell’ex sottosegretario Nicola Cosentino, che si era candidato come indipendente.
Un altro pm napoletano, Francesco De Falco ha sfiorato l’elezione , venendo superato di poco da Di Matteo. De Falco vicino a Unicost, componente per la quale in passato era stato anche componente del consiglio giudiziario, venendo ritenuto da tempo uno dei magistrati in prima linea sul fronte dell’anticamorra.
Assieme al pm Henry John Woodcock, si è occupato delle indagini e dei processi sulla “paranza dei bambini”, il gruppo di giovanissimi boss che terrorizzava il centro di Napoli. occupandosi anche delle inchieste sulle ramificazioni del clan dei quartieri Rione Traiano e Pianura, oggi leader nel mercato dello spaccio di stupefacenti.
Non è riuscito a farsi eleggere un altro pm di punta dell’anticamorra, Fabrizio Vanorio, già pm a Palermo, dove è stato anche presidente della giunta Anm, che indaga sul clan dei Casalesi e, con il pm Woodcock, ha sostenuto l’accusa nel processo sulla compravendita di senatori concluso con la prescrizione del reato per l’ex premier Silvio Berlusconi. Esponente di spicco di Md, ha pagato probabilmente la presenza contemporanea di più candidati nella sua corrente.