Il “sisma” giudiziario che sta travolgendo Bari, ed ha scosso la giunta regionale di Michele Emiliano, arriva fino ai gazebo in via di allestimento nel capoluogo regionale per le primarie previste per domenica. Il presidente del M5S Giuseppe Conte è arrivato in città per un comizio con Nichi Vendola (che molti dimenticano essere stato condannato della Corte d’assise di Taranto a 3 anni e 6 mesi per “concussione aggravata in concorso”, nel processo “Ambiente svenduto” sull’ex Ilva) entrambi in appoggio alla candidatura di Michele Laforgia, butta all’aria il tavolo del campo largo: “niente più primarie“. E parlando a nome di quello che è rimasto del Movimento Cinque Stelle, ha detto, “non ci sono le condizioni per farle seriamente“.
A due giorni dalla consultazione, salta il famigerato “campo largo” del centrosinistra. Dovevano essere le prime primarie “giallorosse” con Michele Laforgia da una parte, sostenuto da M5S e sinistra, e il candidato Vito Leccese sostenuto dal Pd dall’altra. Come non detto: punto ed a capo, tutto di nuovo in discussione. Conte indica nella breve dichiarazione stradali ai giornalisti la sua via d’uscita: mantenere in campo e sostenere Laforgia, l’avvocato penalista dei “colletti bianchi” che ha posto al centro della sua campagna elettorale la difesa della legalità. “Le ragioni che ci hanno spinto ad appoggiarlo si rafforzano”, ha aggiunto il presidente del M5S, dicendosi pronto a un confronto ( per rompere ancora una volta ?) con la coalizione di centrosinistra.
I parlamentari “dem”, ovviamente, sono andati su tutte le furie perché come spiega Debora Serracchiani, responsabile giustizia del partito, la scelta del leader del M5S di uscire dalle primarie”è gravissima”. E aggiunge: “Conte non pensi di darci patenti di legalità. Lo diciamo alla destra: il Pd e il centrosinistra vinceranno di nuovo le elezioni a Bari. Lo dobbiamo a tutti coloro che in questi anni hanno lavorato per la città e per il bene comune”. Decisamente più dura la reazione del responsabile Riforme del Pd Alessandro Alfieri che giudica “irragionevole” la scelta di Conte e “un regalo alla destra in un momento in cui bisognerebbe unire le forze per contrastare chi sta soffocando l’Italia“. Domenico De Santis, segretario del Pd in Puglia, non ha dubbi: “Siamo esterrefatti perché questo incomprensibile sviluppo avviene a 48 ore dall’apertura delle urne. Al popolo del centrosinistra si deve più rispetto”.
![](https://www.ilcorrieredelgiorno.it/wp-content/uploads/2024/04/Screenshot-2024-04-05-alle-00.25.06-720x518.png)
“A una prima inchiesta giudiziaria, si aggiunge oggi – ha detto Conte ai cronisti – una seconda inchiesta in cui è coinvolto il voto di scambio, cose che noi stiamo denunciando da tempo: per il Movimento Cinque Stelle non ci sono le condizioni per svolgere seriamente le primarie”. Invoca un nuovo inizio il leader M5S, che mira ad azzerare tutto: “Ci confronteremo con le forze politiche e civiche della coalizione per cercare di affrontare la campagna elettorale per Bari nel segno di un nuovo inizio, di un rafforzamento dei presidi di legalità, di massima trasparenza“. Ma Conte evidentemente dimentica il suo peso “leggero” elettorale rispetto al Pd che governa la Puglia e Bari da 20 anni.
Conte ne fa una questione di Dna: “Per M5S l’obiettivo della legalità e della trasparenza, del contrasto a ogni forma di corruzione è una premessa indispensabile per dare un contributo politico. Se non c’è questa premessa, noi non ci siamo. Continueremo a lavorare con le altre forze, ma pretendendo le massime garanzie per queste condizioni. Se non ci sono, noi non ci siamo. Andremo divisi? No, noi siamo per uno spirito unitario, siamo sempre stati leali. Tutte le forze conoscono il nostro Dna, i nostri obiettivi e le condizioni indispensabili per lavorare insieme“. Ma Conte dimentica i suoi “condannati”, a partire dal suocero “acquisito” l’ avvocato Cesare Paladino evasore fiscale, così come ha dimenticato le illegalità grilline in occasione delle elezioni in Sicilia.
![](https://www.ilcorrieredelgiorno.it/wp-content/uploads/2024/04/CdG-firme-false-M5s.png)
Tutti colpevoli, meno due personaggi minori: 3 ex deputati nazionali e 2 consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle falsificarono le firme a sostegno della lista presentata alle elezioni per il Consiglio comunale di Palermo. Il giudice monocratico Salvatore Fausto Flaccovio, del tribunale del capoluogo siciliano, ha riconosciuto colpevoli Riccardo Nuti, già candidato sindaco del M5s nel 2012 e poi parlamentare a Montecitorio, Giulia Di Vita e Claudia Mannino, ai quali sono stati inflitti 1 anno e 10 mesi. Un anno di detenzione invece la condanna per gli ex deputati regionali Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio, autori di ammissioni che avevano consentito agli investigatori della Digos di chiudere un cerchio già ampiamente chiuso dalle smentite degli apparenti sottoscrittori, che avevano disconosciuto le proprie firme, poi anche da una consulenza grafologica che aveva individuato alcuni degli imputati come autori di un falso tanto marchiano quanto in sé ingenuo.
Conte ha dimenticato Giuseppe Digilio, imprenditore e politico lucano del M5s indicato nella nuova squadra del grillino Domenico Bennardi, a Matera, con la delega alle attività produttive, è stato condannato alla restituzione di 20mila euro per lo stipendio percepito quando era consigliere di amministrazione di Ageforma, l’agenzia provinciale per l’istruzione e la formazione professionale. Un condannato nella giunta della città diventata il simbolo politico del nuovo grillismo, quindi. Anche se si tratta di un provvedimento civile. Digilio, segretario regionale dei Verdi Basilicata – Europa Verde, è stato condannato dal Tribunale Civile di Matera il 4 marzo 2015. Il suo ricorso in appello, rigettato a marzo dell’anno scorso. Digilio ha ricoperto la carica di componente del Cda di Ageforma Matera dal 2009 al 2014. Tra il 2009 e il 2010, secondo la Corte dei Conti, insieme ai vertici dell’Agenzia ha percepito dei compensi considerati illegittimi, perché le cariche di Ageforma erano da ritenersi onorifiche, quindi da non retribuire. Ed ecco la condanna a restituire 20mila e 390 euro.
![](https://www.ilcorrieredelgiorno.it/wp-content/uploads/2024/04/Screenshot-2024-04-05-alle-00.52.55.png)
Per concludere le due condanne “conquistate”da Chiara Appendino ex-sindaca di Torino , quella nella vicenda Ream e quella legata al disastro di piazza San Carlo (condanna in appello a 18 mesi di carcere come in primo grado) per gli incidenti del 3 giugno 2017 quando si scatenò un fuggi fuggi generale, e due donne persero la vita e 1600 persone rimasero ferite . Ma evidentemente “Giuseppi” Conte ha la memoria corta….o gioca allo sfascio del Pd nel tentativo di sottrargli “peso” politico, iscritti e voti.
Marco Furfaro, responsabile iniziative politiche della segreteria Pd, ricorda a Conte che la”primavera pugliese nasce dalle primarie, dalla partecipazione popolare, dalla voglia di riscatto di una terra che non ha mai voluto che i propri destini fossero decisi a Roma o da capi partito che pensano di decidere per tutti”. E punzecchia il M5S:”Che sconforto vedere un partito nato sul principio ‘dell’uno vale unò a uno che decide per tutti”.
Francesco Boccia, capogruppo Pd in Senato, rincara la replica a Conte: “Rispettiamo le scelte di tutti, ma non le condividiamo. Il Pd è ufficialmente in campagna elettorale per il sindaco Vito Leccese alle elezioni dell’8 e 9 giugno. Ci vediamo alle urne e come sempre decideranno i baresi qual è la città che vogliono“.