L’Ufficio elettorale nazionale presso la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di Alternativa Popolare di Stefano Bandecchi ed ammesso la lista a partecipare alle elezioni europee. Ap aveva presentato ricorso contro la decisione della Corte d’Appello di Roma di escludere la lista dalla circoscrizione centro. La Corte d’Appello di Napoli aveva invece regolarmente ammesso la lista di Ap.
“La lista Alternativa Popolare soddisfa il requisito della certificata affiliazione a un partito politico europeo – scrive l’Ufficio elettorale nazionale presso la Corte di Cassazione – costituito in gruppo parlamentare al Parlamento europeo nella legislatura in corso al momento della convocazione dei comizi elettorali e dev’essere ammessa alla partecipazione all’elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all’Italia“. Ap è affiliata al Ppe ed ha il nome ‘Ppe’ nel suo simbolo.
L’Ufficio elettorale nazionale presso il ‘Palazzaccio’, considerato l’ultimo decreto legge convertito dalle Camere, motiva cosi’ la sua decisione spiegando che ci sono due distinte opzioni ermeneutiche, entrambe plausibili: l’una che impone due requisiti per l’esenzione (seggio gia’ conseguito al Parlamento europeo e affiliazione certificata ad un gruppo ivi costituito); l’altra che, in coerenza col testo previgente del medesimo quarto comma dell’art. 12, e con la relativa tradizione interpretativa formatasi a partire dai precedenti questo Ufficio del 2014, pone in alternativa tra loro i predetti due requisiti.
L’Ufficio ritiene di attribuire prevalenza alla seconda opzione ermeneutica, ritenendola maggiormente conforme sia ai principi costituzionali in materia, come riassunti (sebbene ad altri fini) dalla nota pronuncia n. 1 del 2014 della Corte costituzionale, sia alla Raccomandazione (UE) 2023/2829, il cui considerando n. 10 cosi’ recita: “La stabilita’ della legge elettorale e’ fondamentale per l’integrità e la credibilità dei processi elettorali. Frequenti modifiche delle norme o modifiche che intervengano subito prima delle elezioni possono confondere gli elettori e gli addetti alle operazioni di voto e possono comportare distorsioni o applicazioni erronee delle norme. Tali modifiche possono inoltre essere percepite come uno strumento inteso a influenzare i risultati a favore del governo già insediato. In conformità alla linea guida II.2.b del codice di buona condotta elettorale (6) pubblicato dalla Commissione europea per la democrazia attraverso il diritto del Consiglio d’Europa (la “Commissione di Venezia”), gli elementi fondamentali della legge elettorale nazionale non dovrebbero poter essere modificati meno di un anno prima delle elezioni. Tra questi elementi fondamentali figurano in particolare le norme relative alla trasformazione dei voti in seggi, all’appartenenza a commissioni elettorali o ad altri organi che organizzano la votazione, nonche’ alla definizione dei confini delle circoscrizioni elettorali e alla ripartizione dei seggi tra le circoscrizioni. Sebbene non sia opportuno invocare il principio della stabilita’ della legge elettorale per mantenere una situazione in contrasto con le norme internazionali in materia elettorale, nulla nella presente raccomandazione dovrebbe essere inteso come un invito agli Stati membri ad adottare misure in contrasto con la linea guida II.2.b del suddetto codice di buona condotta elettorale‘”.
E’ improbabile, infatti, – conclude la Cassazione – che “il legislatore, nella pendenza del termine di 180 gg. per la raccolta delle firme, e per di più solo in sede di conversione del D.L. n. 7 del 2024, abbia inteso operare deliberatamente uno stravolgimento delle regole pregresse in tema di esenzione dalle sottoscrizioni, configurando l’affiliazione come requisito ulteriore solo per i partiti o gruppi politici già rappresentati nel Parlamento europeo, e prescindendone, invece, per quelli già rappresentati in una delle due Camere del Parlamento italiano“.
“Ho appena vinto in Cassazione il ricorso e sono anche nel centro Italia”. Così il sindaco di Terni e leader di Alternativa Popolare Stefano Bandecchi, su Instagram, annuncia l’esito del ricorso presentato per l’esclusione delle sue liste tutte le circoscrizioni tranne che al Sud. “E ne ho sentiti di imbecilli, come Ferranti: uno che fa il politico nel consiglio di Terni e che oggi ha fatto il maestrino dicendomi che “sono un piagnone perché voglio andar alle elezioni Ue ma non mi spetta”“. Oggi Bandecchi ha parlato in conferenza stampa nella sede di Unicusano a Roma: “Tra tre anni e mezzo (alle prossime elezioni politiche ndr) Stefano Bandecchi ci sarà perché l’Italia va cambiata. Non pensavamo di prendere il 90 % alle europee, ma volevamo passare da queste elezioni per accreditarci come partito nazionale». Parlando del voto alle europee e della lista Ap ha aggiunto: “Bandecchi potrebbe avere 4,5 milioni dei voti di quelli che normalmente non vanno a votare e che sono massacrati tutti i giorni da uno Stato che non è più uno Stato“.
“Cosa succede ora nelle altre circoscrizioni ? Lo capiremo nel giro di 24 ore al massimo, ma si è espresso il massimo organismo giudicante italiano, in maniera definitiva. Quindi ci saremo”. “E’ accaduto ciò che ho spiegato questa mattina in conferenza stampa – ha detto poi il sindaco di Terni all’ ANSA – e che hanno capito tutti i presenti. La Cassazione lo ha detto a livello amministrativo, sottolineando di più: ovvero che la sentenza del 2014 resta ancora valida. Mi spiace che molti abbiano fatto la festa su quella che pensavano essere una disgrazia. Ancora una volta Bandecchi vince ed ha ottenuto una popolarità che gli è costata zero, grazie all’incapacità di alcuni e grazie a politichetti di periferia che hanno dimostrato ancora una volta quanto non ci capiscano di politica. Soggetti che godono troppo delle disgrazie altrui e il mio suggerimento, che non ho mai goduto delle disgrazie di nessuno, è che ognuno impari in maniera religiosa a rispettare le sofferenze degli altri, che poi a volte diventano grandi vittorie. In questo caso è l’intelligenza che vince sui politici di periferia“.
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