Giovedì prossimo la sezione di Bari del Tar Puglia sarà chiamato a decidere sul ricorso presentato da Sergio Blasi con lo scopo di verificare il procedimento di assegnazione dei seggi di lista. Il consigliere regionale massafrese Michele Mazzarano eletto a Taranto e provincia, rischia insieme a Ruggiero Mennea eletto nella Bat, il proprio seggio, sostenendo che il Partito Democratico di Lecce non abbia alcun titolo per affiancare e sostenere il ricorso presentato da Blasi, e chiede al tribunale amministrativo barese di escludere il partito provinciale dall’udienza di giovedì.
Sono sette i ricorsi presentati a sinistra ed a destra contro i risultati delle Regionali di settembre. Un vero e proprio “tutti contro tutti”. All’esame dei giudici amministrativi il meccanismo di ripartizione dei seggi all’interno della lista Pd contestato da Blasi e dalla foggiana Rosa Cicolella, ma anche l’eliminazione dei voti delle liste del centrosinistra che non hanno superato lo sbarramento del 4% sul totale delle preferenze , ed il premio di maggioranza per determinare in conclusione se i seggi per la maggioranza devono essere 27 o 29 .
Quesiti strettamente collegati e connessi uno all’altro. Domenico De Santis, componente della Direzione Nazionale e Vice Presidente Nazionale dell’ assemblea nazionale dem, classificatosi al quarto posto nella graduatoria dei votati nelle liste del Pd a Bari, infatti, chiede appunto l’eliminazione dei voti sotto il 4%, che assegnerebbe al 19 seggi, salvando quindi Mennea a danno della lista Popolari per Emiliano che perderebbe a Lecce un seggio, attualmente attribuito a Pendinelli) ed uno in meno a Bari alla lista Con Emiliano attualmente assegnato al consigliere riconfermato Longo.
Anche l’ avvocato Nino Matassa consigliere barlettano, come chiede De Santis, ha richiesto al Tar Puglia nel suo ricorso di eliminare dal totale i voti delle liste del centrosinistra che non hanno superato il 4% così come era avvenuto nelle precedenti elezioni regionali del 2015. Utilizzare il totale secondo i legali di Matassa oltre a violare la legge “lede il principio proporzionale“.
Il Partito Democratico infatti ha ottenuto con il 57,9% dei voti di coalizione soltanto il 47,3% dei seggi, mentre un 10% è stato “regalato” alle liste civiche Con e Popolari che affiancavano e sostenevano la candidatura di Emiliano . Eliminando le liste del 4%, il Pd conquisterebbe il 57% dei seggi della maggioranza ottenendo 19 seggi ed in tal caso entrerebbe in consiglio De Santis e vi resterebbe anche Mazzarano.
L’ eventuale revisione del «premio» di maggioranza al centrosinistra, richiesta dal centrodestra ed in alternativa persino da De Santis, vedrebbe sottratti al centrosinistra 2 seggi in consiglio e conseguentemente si ridurrebbe a soli 5 voti il margine di maggioranza.
Ricorsi sono stati presentati anche dal candidato Walter Musillo primo dei non eletti nella lista dei Popolari a Taranto, contro l’elezione di Massimiliano Stellato, e dai candidati del centrodestra Vito De Palma (Forza Italia) e Antonio Paolo Scalera (Lista Fitto). La parola al TAR Puglia che ancora una volta deve fare chiarezza in una folle legge elettorale voluta dall’accordo raggiunto a tavolino da Nichi Vendola e dall’ex-presidente del consiglio regionale pugliese Onofrio Introna.