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22 Dicembre 2024 18:51

Emiliano, candidato, testimone e Pm (sotto inchiesta)

Mercoledì Emiliano sarà ascoltato dai magistrati romani in merito agli sms ricevuti dal sottosegretario Luca Lotti, nei quali l' ex-sottosegretario alla Presidenza del Consiglio del Governo Renzi, ora Ministro del Governo Gentiloni, avrebbe suggerito un incontro con l'imprenditore Carlo Russo, amico di Tiziano Renzi. Messaggi che verosimilmente verranno acquisiti agli atti dell'inchiesta Consip sdai magistrati della procura romana.

di Antonello de Gennaro

Nel frullatore degli incarichi di Governatore della Regione Puglia, eletto ricoprendo la carica di segretario regionale del Pd, auto.candidato alla segreteria nazionale (alla ricerca di qualche “poltrona” nazionale) e di magistrato in aspettativa peraltro sotto procedimento disciplinare del CSM su richiesta del Procuratore Generale della Corte di Cassazione, Michele Emiliano ha dimenticato di indossare un’altra veste: quella del (presunto) testimone. O per la precisione, di “persona informata sui fatti”.

Infatti, mercoledì  Emiliano sarà ascoltato dai magistrati romani in merito agli sms ricevuti a suo dire,  dal  sottosegretario Luca Lotti, nei quali l’ ex-sottosegretario alla Presidenza del Consiglio del Governo Renzi, ora Ministro del Governo Gentiloni,  suggeriva un incontro con l’imprenditore Carlo Russo, amico di Tiziano Renzi. Messaggi che verosimilmente  verranno acquisiti agli atti dell’ inchiesta Consip in corso, avviata dai magistrati della procura romana.

Il  “levantino” Emiliano come lo ha recentemente indicato Enrico Mentana ,  ci sembra onestamente la riedizione alla barese del “dottor Jeckyll” e “Mister Hide”. quando gli fa comodo assume le vesti del difensore della legalità autodefinendosi “un vecchio magistrato” , salvo poi farsi votare (a pagamento) dalla criminalità organizzata come appurato dalle Forze dell’ ordine, voti puntualmente arrivati senza i quali probabilmente non sarebbe stato eletto alla guida della Regione Puglia. salvo poi tenersi nel telefonino dei messaggi che avrebbe dovuto consegnare alla magistratura senza dover ricorrere al vecchio trucchetto di farli vede ad un giornalista del Fatto Quotidiano giornale notoriamente ostile al Pd e  sin troppo “vicino” e contiguo alle posizioni del M5S.

Ha ragione il collega Gianluca De Feo ieri in prima pagina sul quotidiano La Repubblica , quando scrive che “sorprende scoprire sulla pgine del Fatto che Emiliano ha conservato nella memoria del suo telefonino messaggi potenzialmente rilevanti nella ricostruzione penale dei rapporti fra l’industriale Carlo Russo, il ministro Luca Lotti e Tiziano Renzi padre dell’antagonista del governatore pugliese alla guida del Pd“.  De Feo ricordando una vecchia intervista rilasciata da Emiliano  un anno fa, ad un’altra collega Stefania Rossini del settimanale L’ Espresso, in cui il governatore pugliese dichiarava “forse ho l’indole di sbirro, ma mi trovo bene nel lavoro di indagine” , sottolinea che a chi ha “l’indole dello sbirro”  (e vive sui giornali dalla mattina alla sera grazie all’efficiente lavoro della sua compagna-portavoce n.d.a)  “non sarebbero dovuti sfuggire gli articoli che già prima di Natale collegavano Lotti a questo Russo in un tourbillon di relazioni da cui è nata un’accusa per favoreggiamento al ministro amicissimo di Renziaggiungendo giustamente che “Emiliano forse non se ne è accorto, forse non ha valutato e comunque è rimasto zitto”

Una discreta conoscenza dei comportamenti della politica, ci induce a pensare che questi messaggi non conterranno nulla di illegale, anche perchè se Lotti avesse voluto mandare dei messaggi privati ad Emiliano avrebbe tranquillamente potuto mandarli a voce, senza lasciare tracce,  attraverso Nicola Centrone  il capo della sua segreteria, che è componente della segreteria regionale del Pd in Puglia. Ha ragione quindi La Repubblica a sostenere che adesso quei messaggi avranno la conseguenza pressochè scontata di arroventare sempre di più la sfida per conquistare il vertice del Partito Democratico nazionale, incrociandola con il corso della giustizia. Il “testimone” Emiliano potrebbe incredibilmente ritrovarsi fra gli accusatori del padre del suo sfidante, e del migliore amico e persona di maggior fiducia di Matteo Renzi: Luca Lotti.

Ancora una volta la magistratura interviene nella politica. Ed ancora una volta lo fa “cicero pro domo suo” cioè per il proprio interesse. Emiliano infatti, continua De Feo su La Repubblica “incarna una delle anomalie più evidenti: l’essere magistrato e dirigente di partito“. Lo è da 10 anni, cioè dal 2007 , occupando a fasi alterne la presidenza e la segreteria regionale del Pd in Puglia. Un doppio incarico espressamente proibito dalle nome disciplinari per i magistrati. Dallo scorso ottobre 2014 , dopo 7 anni, finalmente un magistrato e nella fattispecie il Procuratore Generale della Suprema Corte di Cassazione ha posto il problema aprendo un procedimento disciplinare dinnanzi al Consiglio Superiore della Magistratura , che Emiliano riesce sempre a rimandare. Quest’ultima volta cambiando all’ultimo momento il suo difensore (che di prassi è sempre un magistrato) affidandosi alle cure del procuratore capo di Torino Armando Spataro, che nel suo passato ha fatto parte come consigliere proprio del CSM. Udienza disciplinare che si terrà il prossimo 3 aprile.

Ma questa volta per ironia della sorte la decisione del CSM potrebbe e dovrebbe arrivare  proprio alla vigilia del voto delle primarie, ed allora guarda caso come per incanto, sbucano fuori gli SMS di Lotti ad Emiliano. Chiaramente probabilmente si tratterà di una semplice circostanza….ma resta il fatto che a correre sono Matteo Renzi (figlio dell’indagato Tiziano Renzi ) . Michele Emiliano magistrato sotto inchiesta disciplinare e novello “testimone-last minute” e ciliegina sulla torta il ministro guardasigilli Andrea Orlando. Un corto circuito di giustizia, a dir poco imbarazzante.

La conclusione dell’articolo de La Repubblica, è condivisile a nostro parere al 100%. Siamo d’accordo anche noi. Michele Emiliano per provare di essere una persona “seria” dovrebbe riflettere bene sull’ opportunità e necessità di rendere una testimonianza ed il dovuto rispetto verso la Legge e la millantata indipendenza della magistratura dalla politica , scegliendo fra la toga e la politica.

Emiliano definisce  la magistratura “l’ossatura della mia vita, e quindi a volergli credere,  la sua rinuncia alla toga sarebbe un vero sacrificio, ma costituirebbe un vero e proprio dovuto atto di rispetto verso i cittadini. O altrimenti la sua nota “fame” di potere politico, sara ben più pesante e ben rappresentato dalla sua imponente stazza fisica.

E’ il momento caro Emiliano, invece di sfuggire alle nostre domande, di offrire il proprio contributo al ritorno di una normalità e legalità di cui tutto il Paese sente il bisogno. Cominciando dai suoi elettori e compagni di partito. Altrimenti ha ragione chi l’ha giustamente definito un “levantino”. che nel suo caso è dir poco…

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Grazie, Antonello de Gennaro

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