di REDAZIONE POLITICA
Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia ha dato mandato all’Avvocatura regionale di valutare se ricorrono i presupposti per impugnare il decimo decreto Ilva davanti alla Corte Costituzionale. Lo rende noto l’ufficio stampa della presidenza della Regione con una nota. “La misura infatti è colma. La pazienza dei tarantini e dei pugliesi è finita. Siamo stanchi – afferma Emiliano – di vedere i bambini di Taranto ammalarsi di tumore nella misura del 30% in più rispetto agli altri bambini italiani“. Secondo Emiliano “Il decimo decreto Ilva è l’ennesimo errore dei vari Governi italiani succedutisi nel tempo sulla vicenda dell’acciaieria Ilva di Taranto. Si ritiene ingenuamente da parte del Governo in carica – aggiunge Emiliano – di facilitare la vendita a privati dello stabilimento, concedendo l’immunità dal diritto penale oltre che ai commissari, anche agli acquirenti dello stabilimento per le attività di esecuzione della Autorizzazione Integrata Ambientale“.
Una posizione questa però molto contestata da Palazzo Chigi e del nuovo ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda. “Il decreto ribalta l’articolazione della gara ponendo al centro della valutazione il Piano ambientale degli offerenti. La precedente impostazione della gara prevedeva infatti in via preliminare l’individuazione dell’aggiudicatario e solo successivamente l’approvazione delle proposte di modifica del Piano ambientale. La nuova norma prevede invece la verifica preliminare del contenuto ‘ambientale’ delle offerte che diviene presupposto dell’aggiudicazione stessa. La modifica è dunque coerente alla centralità del tema ambientale nell’ambito della procedura relativa alle imprese del gruppo Ilva“.
È una decisione molto forte quella però di garantire, di fatto, una sorte di immunità penale a chi compra. “Ma il regime è lo stesso – spiegano dal Mise – già riconosciuto ai Commissari. In pratica, il Piano ambientale, approvato con tutte le garanzie procedimentali previste dalla legge, costituisce il binario lungo il quale Commissari, affittuario e acquirente devono muoversi per non incorrere in responsabilità. Ed è da ribadire che nel periodo necessario per dare esecuzione alle misure ambientali, i Commissari, l’affittuario e l’acquirente devono rispettare (come oggi rispettano) vincoli e obblighi concernenti i limiti di emissione“. Il Ministero dello Sviluppo Economico difende quindi la sua norma. Ed i possibili acquirenti sembrano gradire, con in testa la multinazionale franco-indiana di Arcelor Mittal, che in cordata con il Gruppo Marcegaglia, hanno spiegato nei giorni scorsi alla Commissione industria del Senato quali sarebbero i loro piani se riuscissero a superare la concorrenza dei turchi di Edermir, oggi favoriti: nessun ridimensionamento della forza lavoro, assicurano, ma un cambio dell’Aia con un no alla possibilità di utilizzare i forni elettrici.
“Arcelor è in grado di risanare e di riposizionare sul mercato italiano ed europeo – hanno detto in Commissione – , il gruppo Ilva, che attualmente realizza perdite per 400 milioni di euro l’anno in termini di margine operativo lordo. L’intenzione è quella è di invertire il trend industriale e di riportare l’azienda, nel volgere di qualche anno, a valori economici positivi. La legge ha cambiato radicalmente le condizioni relative a debiti, pendenze processuali, costi di risanamento ambientale, che hanno così determinato una nuova base di partenza. Dal punto di vista dell’Aia chiederemo un aggiornamento rispetto a nostre metodologie e tecnologie diverse che permetterebbero comunque il rispetto delle prescrizioni ambientali”.
“Nel caso di Taranto – hanno spiegato – sarebbe economicamente vantaggioso continuare a produrre acciaio con altoforni invece che con forni elettrici. In Europa, infatti, questi ultimi scontano un alto costo sia dell’energia elettrica sia dei rottami di acciaio e offrono peraltro, soprattutto nel caso di impiego di preridotto, una produzione di acciaio di minore qualità”.
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti, commentando le ultime critiche espresse dal governatore pugliese all’ultimo decreto Ilva, ha replicato “Penso veramente che il governatore Emiliano, quando leggerà bene il decreto, si renderà conto che è esattamente il rovescio di come lui lo ha interpretato: la preoccupazione chiave del decreto è esattamente l’ambiente”. De Vincenti ha spiegato inoltre il reale motivo della proroga concessa all’attuazione del piano ambientale e l’immunità per nuovi acquirenti: “La proroga è eventuale perché il punto chiave è fare bene le cose e non farle comunque, il piano ambientale deve essere tale da risanare in modo definitivo quell’area e proprio perché il piano ambientale significherà una nuova Ilva in una nuova Taranto, la nuova gestione non potrà che avere responsabilità a se stanti che riguardano quel piano ambientale e non riguardano l’inquinamento del passato, di cui saranno responsabili le vecchie gestioni”.