di Silvia Signore
Dal Festival di Dogliani, Enrico Mentana giornalista, con un’esperienza da direttore in tutte le grandi tv generaliste italiane, si è espresso sui casi recenti di giornalisti che hanno deciso di lasciare la tv di Stato, come Fabio Fazio e Lucia Annunziata. “Chi lascia la Rai farebbe bene a evitare di voler passare da “martire” perché non esiste alcun “diritto inalienabile a dover essere sempre in onda“.
Non è stato un confronto “diplomatico” quella tra Aldo Cazzullo e Enrico Mentana al Festival della tv, ma uno scambio tra due giornalisti autorevoli che, in un’ora, hanno parlato di politica, informazione, affrontando anche l’argomento intorno al quale si cerca il più possibile di svicolare in questi giorni, il nuovo corso in Rai. “È vero, siamo governati dalla destra, – ha detto Mentana – ma stiamo parlando di un partito che ha vinto le lezioni dopo esser stato 10 anni all’opposizione: o crediamo alla democrazia o no. Il punto, se mai, è perché non sono state fatte prima leggi per togliere la Rai ai partiti. Ma la risposta è che nessuno vuole rinunciare“.
“Io credo che non ci sia niente di meglio che interrompere un rapporto senza fare scene madre o i martiri di Belfiore, senza lasciar intendere che con te o senza di te la libertà e la democrazia cessino di esistere. Nessuno di noi è insostituibile” ha detto il direttore del TgLa7, “nessuno è nato con la missione divina di fare giornali o trasmissioni: un po’ ce li siamo conquistati, un po’ siamo scesi a patti. Ma non esiste il diritto di restare né di epurare”, ha proseguito il giornalista, continuando: “Se accetti di lavorare in Rai sai che ci sono i partiti. Ogni volta ci sarà qualcuno che tenta di mettere i suoi uomini o le sue donne ma non c’è mai lesione della democrazia: c’è lo spoil system. Basterebbe una riforma di una riga, quella per sottrarre la Rai al controllo dei partiti”.
Per Mentana “è molto semplice e gratificante fare il ruolo di chi è martire ma sarebbe più semplice fare delle scelte, motivarle ed avere fair play. È evidente e chiarissimo di cosa parliamo: non esiste un Maradona, tutti siamo onesti lavoratori. Nessuno ha il diritto inalienabile di essere sempre in onda“.
Poi, certo, ci sono le differenze: per un Fabio Fazio, il cui “contratto di certo si fa in tre mesi non in tre giorni” ci sono delle altre vicende come quella di Lucia Annunziata. Lei “a differenza di Fazio non ha un’altra tv in cui andare: se ne è andata dignitosamente dicendo però che non accetta questo governo. Ma non puoi lavorare nel servizio pubblico e dire di non accettare chi governa. Chi governa deve stare sotto il controllo dell’opinione pubblica e dell’informazione: a maggior ragione se non sei d’accordo devi stare lì”.
Cazzullo ha ribadito la centralità della tv: “Conta ancora moltissimo nell’orientare l’opinione pubblica. E fornisce anche molto materiale al web” e chiede a Mentana come sia Urbano Cairo come editore: “Vuole che faccia un buon prodotto, che siamo competitivi. Ma nessun editore mi ha mai detto cosa fare, neanche Berlusconi in tutti gli anni in cui sono stato al Tg5… e quando mi dissero, dopo 12 anni di telegiornale, che era tempo di cambiare, io dissi loro quello che penso ancora oggi: ci sta”.
Non poteva non esserci uno scambio di idee sulla politica, con riflessioni sulla destra e sulla sinistra. Il problema, secondo Mentana, è che “nessuno si sia fermato a chiedersi perché è successa questa vittoria della destra, anche nonostante tutti i moniti di rischio di ritorno al fascismo che sono stati mandati. Domandarsi il perché di tutto questo è la cosa più importante e nessuno lo ha fatto“.
Cazzullo gli la chiesto infine se sia d’accordo con De Benedetti nel definire «vergognosa» la frase di Giorgia Meloni sul «pizzo di Stato». “Il giornalista non deve fare il tifo per nessuno” gli ha risposto Mentana, aggiungendo “La nostra è un po’ come una religione, noi giornalisti siamo un po’ come dovrebbero essere i preti. Una volta ne ho beccato uno che osservava una signora a un’altezza poco dubbia, lui mi ha visto e mi ha detto: noi non possiamo consumare, ma almeno lasciateci guardare il menù“.