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5 Novembre 2024 03:24

Eredità Agnelli, sequestrati 74,8 milioni ai fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann

La Procura di Torino ha emesso un provvedimento nei confronti di John, Lapo e Ginevra. Trovato memorandum per eludere il fisco: Irpef evasa per 42,8 mln

La procura di Torino ha disposto un sequestro di beni preventivo per 74,8 milioni di euro in merito all’inchiesta giudiziaria in relazione all’eredità Agnelli. Il provvedimento giudiziario riguarda i fratelli John, Lapo Edovard e Ginevra Elkann, il commercialista ed attuale presidente della Juventus Gianluca Ferrero e il notaio svizzero Urs Robert Von Gruenigen.

I reati contestati sono frode fiscale e truffa in danno dello Stato. L’esecuzione del decreto di sequestro preventivo è stata delegata al Nucleo PEF (polizia economico – finanziaria) del comando provinciale della Guardia di Finanza di Torino, che aveva svolto anche le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dai pm Mario Bendoni e Giulia Marchetti che hanno interessato il presente contesto penale.

Una nota della procura spiega che attraverso le attività investigative svolte è stata reperita una considerevole mole di documentazione contabile ed extracontabile, anche di tipo informatico (mediante l’analisi delle copie forensi dei dispositivi acquisiti), che, allo stato, ha confermato l’iniziale ipotesi accusatoria, peraltro già oggetto dell’originario esposto da cui è scaturito il procedimento penale, concernente la fittizia residenza estera di Marella Caracciolo, vedova dell’Avvocato. Un esposto firmato da Margherita Agnelli, figlia di Gianni e madre di John, Lapo Edovard e Ginevra (rispettivamente figlia e nipoti della de cuius).

Le investigazioni hanno riguardato anche le disposizioni impartite dai più stretti collaboratori italiani della famiglia nei confronti di un family office svizzero che provvedeva a tutte le incombenze relative alla gestione della posizione svizzera della Caracciolo (ritiro corrispondenza, effettuazione pagamenti da conti svizzeri, etc.) nonché il riscontro delle uiteriori dichiarazioni rese dai collaboratori effettivi della stessa.

Le indagini hanno progressivamente consentito di raccogliere plurimi e convergenti elementi indiziari circa la stabile residenza in Italia di Marella Caracciolo almeno a partire dall’anno 2010 . Alla luce degli elementi acquisiti nel corso delle indagini preliminari. la condotta in contestazione si è sostanziata in plurime attività, anche ben descritte – a titolo esemplificativo – in un “memorandum” rinvenuto durante le perquisizioni dello studio di un indagato, che, nella ricostruzione operata dall’Ufficio, scandisce dettagliatamente gli accorgimenti ritenuti necessari a sostenere la residenza svizzera, accorgimenti (come l’·assunzione di collaboratori domestici della Caracciolo da parte dì uno dei nipoti) in concreto riscontrati nel corso delle indagini, gli investigatori hanno proceduto sulla base degli elementi a disposizione alla quantificazione dei redditi conseguiti dalla Caracciolo (dal 2015, ultimo anno utile ai fini dell’accertamento fiscale) e non dichiarati al Fisco italiano nonché del patrimonio da assoggettare alla prevista imposta sulle successioni e donazioni a tale specifico riguardo sotto il profilo delle imposte sui redditi, è stata quantificata un’ IRPEF evasa (provento del reato di frode fiscale) per complessivi € 42,8 milioni di euro provenienti dalla sottrazione all’imposizione di una rendita vitalizia percepita dalla Caracciolo (ammontante negli anni dal 2015 al 2019 a oltre € 29 milioni di euro) e di redditi di capitale (per circa € 116,7 milioni di euro) derivanti da attività finanziarie detenute da trust con sede alle Isole Bahamas.

Sulle imposte sulle successioni e donazioni sono stati calcolati tributi evasi per oltre € 32 milioni di euro, su una massa ereditaria ricostruita di oltre 800 milioni di euro, data dalle disponibilità indicate nelI’inventario dell’eredità redatto dall’ esecutore testamentario svizzero, dalle quote di un fondo dì investimento lussemburghese, dalle rilevate spartizioni post mortem tra gli eredi di opere d’arte e gioielli di ingente valore e dagli elementi patrimoniali dì una società immobiliare lussemburghese.

La difesa degli avvocati degli Elkann

“Il sequestro eseguito in questi giorni è un passaggio procedurale che non comporta alcun accertamento di responsabilità dei nostri assistiti, come peraltro precisato nello stesso comunicato della Procura. A nostro avviso, inoltre, il sequestro non soddisfa i requisiti previsti dalla legge per la sua emissione perché, tra l’altro, non c’è mai stato alcun rischio di dispersione dei beni degli indagati”. Così i legali dei fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann, dopo il provvedimento di sequestro da 74,8 milioni di euro.

“Nel merito, si ribadisce che Marella Caracciolo era residente in Svizzera sin dagli inizi degli anni settanta, ben prima che nascessero i fratelli Elkann. La volontà di risiedere in Svizzera non è mai venuta meno nel corso di tutta la sua vita. Pertanto, le circostanze di fatto come ricostruite dalla Procura non sono condivisibili e restiamo convinti di poter dimostrare l’estraneità dei nostri assistiti ai fatti addebitati”, aggiungono i legali. 

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