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26 Dicembre 2024 13:46

Ergastolo per Alessandro Impagnatiello: l’omicidio di Giulia Tramontano fu premeditato

L'ex barista condannato anche all'isolamento diurno per 3 mesi. La sentenza, nella Giornata contro la violenza sulle donne, per omicidio pluriaggravato della fidanzata al settimo mese di gravidanza. È stata esclusa l'aggravante dei futili motivi mentre hanno retto quella della premeditazione e della crudeltà

Un principio di applauso, subito soffocato, accoglie la sentenza all’ergastolo per Alessandro Impagnatiello. Parte dalle retrovie della più grande aula del palazzo di giustizia, stracolma di curiosi, giornalisti e personale in servizio nella cittadella giudiziaria. Come tutte le precedenti dodici udienze del processo al 31enne reo-confesso dell’omicidio di Giulia Tramontano, la compagna incinta di 7 mesi. Seduta sul secondo banco Loredana Femiano, la mamma della vittima, ha un crollo emotivo e scoppia a piangere stringendosi al marito Franco. Poi i genitori della 29enne, uccisa con 37 coltellate dal fidanzato la sera del 27 maggio 2023 nell’appartamento di Senago, si abbracciano con gli altri due figli, Chiara e Mario.

Dieci mesi dopo l’inizio del processo, dopo decine di testimonianze e l’interrogatorio dell’imputato, dopo una perizia psichiatrica disposta dal Tribunale che l’ha dichiarato sano di mente, si è chiuso il processo per Alessandro Impagnatiello l’ex barman dell’ Armani caffè di Milano, che ha ucciso la sua compagna Giulia Tramontano nel maggio di un anno fa, con la sua condanna all’ergastolo e per lui si riaprono le porte del carcere. E’ quanto ha deciso la Corte di Assise al termine del processo di primo grado per omicidio volontario pluriaggravato, interruzione di gravidanza non consensuale e occultamento di cadavere. I giudici della Corte di Assise di Milano gli hanno inflitto anche la condanna a tre mesi di isolamento diurno.

Dopo 13 udienze, a un anno e mezzo dall’omicidio di Giulia Tramontano, e il bambino che portava in grembo, Thiago, si chiude così il processo, con una sentenza che arriva nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. In aula presente tutta la famiglia Tramontano, con al petto la spilla con la foto di Giulia e un fiocco rosso, i quali si sono abbracciati, in lacrime alla lettura della sentenza . Impagnatiello, invece è rimasto impassibile, è andato via scortato dagli agenti per tornare nel carcere milanese di San Vittore, dove si trova detenuto dal primo giugno 2023.

Impagnatiello ha preso la parola in aula due volte. La prima, il 18 gennaio, quando ha reso dichiarazioni spontanee, dicendo  “Buongiorno. Grazie per avermi concesso la parola. Ci sono tante persone a cui devo delle scuse, ma vorrei rivolgermi principalmente a Giulia e alla sua famiglia” e poi, mentre Franco Tramontano il padre di Giulia, e la sorella Chiara hanno abbandonato l’aula per non ascoltarlo, aveva detto: “Non ci saranno mai parole corrette da dire. Affronto qualcosa che rimarrà per sempre inspiegabile per la disumanità. Quel giorno ho distrutto la vita di Giulia, con loro me ne sono andato anche io. Anche se sono qui a parlare, non vivo più. Non chiedo che queste scuse vengano accettate, perché sto sentendo ogni giorno cosa vuol dire perdere un figlio. Non posso chiedere perdono, chiedo solo che possano essere ascoltate queste scuse. E questa è l’occasione che ho per farlo. L’unica cosa che faccio la sera è sperare di non svegliarmi più al mattino. Finché sarò qui in eterno dovrò scuse a tutte queste persone ma non sarà mai abbastanza”.

Quando Impagnatiello è stato interrogato in aula si è assistito ad un’udienza tesissima, in cui aveva raccontato come avesse iniziato già prima di quel giorno a tentare di avvelenare Giulia per procurarle un aborto. La pm Alessia Menegazzo, che ha sostenuto l’accusa con il procuratore aggiunto Letizia Mannella, le ha chiesto il perchè di questo “progetto” omicida. E lui ha risposto così: “È una domanda che mi sono fatto miliardi di volte ma che non avrà mai risposta. Non c’è e non ci sarà mai un motivo per tutta questa violenza”, aveva detto parlando dello “stress nel portare avanti queste due vite, le due relazioni”. Quella con la povera Giulia Tramontano e quella con A.C., la giovane fidanzata parallela sua collega all’ Armani Cafè. Quando le due donne lo smascherano vogliono un incontro con lui, sul suo posto di lavoro, quello stesso 27 maggio. Lui fugge da loro ma non dal suo ego: “Significava il crollo della mia carriera. Vedermi umiliato e distrutto davanti ai colleghi era una cosa cui non riuscivo a fare fronte”.

Giulia Tramontano

Solo l’aggravante dei futili motivi è caduta mentre sono state riconosciute quelle della premeditazione, della crudeltà e della convivenza. Ad Impagnatiello non è stata concessa nessuna attenuante. “È solo il normale epilogo della giustizia, ma dovremmo fare molto di più e prima che una donna venga uccisa senza dover aspettare un giusto dispositivo per gridare alla violenza contro le donne“, commenta Chiara Tramontano.

“Abbiamo perso la nostra vita io non sono più una mamma, – sospira Loredana Femianomio marito non è più un papà, e i nostri figli saranno segnati a vita per questo dolore. Perche’ parlare di vendetta”. Chiosa al suo fianco il marito: “Comunque noi resteremo sempre perdenti”. La famiglia Tramontano sceglie poi di partecipare a un flashmob organizzato dall’ordine degli avvocati di Milano in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne: “Mi auguro che non ci sia nessuna famiglia che in futuro prossimo viva questo dolore e qualsiasi donna che veda un’immagine di mia sorella si ricordi che ha il diritto di vivere, di sperare, di sognare”, prende di nuovo la parola Chiara.


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