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22 Novembre 2024 00:14

Ergastolo per il calciatore Giovanni Padovani: uccise la sua ex Alessandra Matteuzzi

Il 23 agosto 2022 l'ex calciatore aspettò la vittima sotto casa e l'ammazzò a colpi di martello, calci, pugni e con una panchina presa dal giardino condominiale. Secondo Secondo il procuratore di Bologna , dalla denuncia della Matteuzzi “non emergevano situazioni di rischio concreto di violenza, era la tipica condotta di stalkeraggio molesto”

La Corte d’Assise del capoluogo emiliano, dopo due ore di camera di consiglio, ha emesso il verdetto confermando tutte le aggravanti: premeditazione, futili motivi, legame affettivo e stalking. La sentenza è stata emessa dalla Corte presieduta dal giudice Domenico Pasquariello, dopo due ore di camera di consiglio. Al momento della morte la vittima era al telefono con la sorella Stefania. “Alessandra non c’è più, mia sorella non c’è più“. Ha pronunciato queste parole, scoppiando in un pianto liberatorio dopo la lettura della sentenza ed  ha abbracciato il sindaco di Bologna Matteo Lepore, costituitosi parte civile nel processo. In aula anche amiche della vittima, oltre all’imputato e alla madre. Padovani ha assistito impassibile alla lettura del verdetto. La donna, accompagnata dai due figli, è stata portata fuori dall’aula dal suo avvocato Antonio Petroncini, senza rilasciare dichiarazioni.

Ergastolo per Giovanni Padovani, l’ex calciatore 28enne che la sera del 23 agosto 2022, a Bologna, uccise la ex compagna, Alessandra Matteuzzi, 56 anni, sotto casa della donna, in via dell’Arcoveggio, a colpi di martello, calci, pugni e con una panchina presa dal giardino condominiale. Prima di morire, la Matteuzzi lo aveva denunciato per stalking. Il processo era iniziato a maggio del 2023.

L’omicidio di Alessandra Matteuzzi

Padovani, 28enne calciatore di serie C il 23 agosto 2022 ammazzó la sua ex compagna nel cortile della sua abitazione in via dell’Arcoveggio, prima periferia di Bologna colpendola con un martello che si era portato dietro nello zaino: poi con una panchina presa dal cortile, infine con calci e pugni spaccandole il cranio ed il volto. Ai vicini della vittima che cercavano invano di fermarlo urlò “non mi interessa di andare in carcere, la devo ammazzare“. Alessandra morì dopo venti minuti di agonia. 

La relazione tra i due tra alti e bassi andava avanti da un anno . Da subito però si manifestarono nell’uomo comportamenti ossessivi e persecutori nei confronti della donna. Lui le aveva sottratto le password di socialnetwork, telecamere di videosorveglianza, mail e la costringeva a videochiamarlo costantemente perchè voleva controllare con chi fosse e dove si trovasse in sua assenza. La vittima esasperata lo aveva denunciato ai carabinieri tre settimane prima del femminicidio. La Procura di Bologna aveva aperto un fascicolo per stalking, ma incredibilmente non era stato adottato alcun provvedimento cautelare nei confronti di Giovanni Padovani.

Il ministro della giustizia Marta Cartabia in carica all’epoca dei fatti aveva inviato a Bologna gli ispettori per fare chiarezza. Una chiarezza che non è mai stata fatta su quella incredibile omissione del magistrato titolare del fascicolo d’indagine, che porterà per tutta la vita nella sua coscienza . Il procuratore di Bologna Giuseppe Amato difese tanto per cambiare…. l’operato della magistratura, e parlando al Gr1 dichiarò: “In questa vicenda non si può affatto parlare di malagiustizia. La denuncia è stata raccolta a fine luglio, il primo agosto è stata iscritta e subito sono state attivate le indagini che non potevano concludersi prima del 29 agosto perché alcune persone da sentire erano in ferie. Quello che potevamo fare lo abbiamo fatto”. Secondo il procuratore, dalla denuncia “non emergevano situazioni di rischio concreto di violenza, era la tipica condotta di stalkeraggio molesto”. I fatti purtroppo hanno dimostrato il contrario, ed ancora una volta una procura viene sconfessata dal Tribunale.

Le dichiarazioni di Padovani

“Ho sentito la parola ergastolo, se voi ritenete che tutto quello che è stato fatto nei mesi precedenti al reato siano cose normali, e non anormali, da parte di una persona che comunque aveva dei disturbi e ha dei disturbi. Se voi pensate che quello che è successo, che un uomo che ammazza una donna con quella ferocia lì sia una cosa normale, c’è da mettersi le mani nei capelli e tirarseli molto forti. Se voi pensate che fosse normale allora pretendo l’ergastolo, voglio stare ogni giorno, ora, minuto in carcere. Quello che è successo è gravissimo, perché c’è una persona che non c’è più. E non si può fare più niente. E qui dentro, io non vorrei stare dalla parte dei giudici perché la loro è una decisione difficile. Abbiamo perso tutti, non ci sono ne’ vincitori ne’ perdenti”. Queste le dichiarazioni spontanee di Giovanni Padovani, che ha rilasciato davanti alla Corte d’Assise di Bologna aggiungendo “Ci sono due famiglie distrutte a causa del sottoscritto, un gesto gravissimo e imperdonabile, ma per queste due famiglie a mio parere da parte dei giornalisti non c’è stato rispetto, siamo stati alla loro merce’. Non c’è stato rispetto per Alessandra, per la sorella, la madre, per i suoi nipoti, per mia madre, additata come madre di un assassino, ma anche lei è una donna” .

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