di Luciano Capone*
Roma. “L’anno duemilasedici, il giorno otto del mese di aprile. In Milano, in una stanza dell’Istituto in via Mosè Bianchi n. 90. Davanti a me, notaio Enzo Sami Giuliano, sono presenti i signori Gianroberto Casaleggio e Davide Federico Dante Casaleggio…”. Inizia così il documento più importante – e forse proprio per questo tenuto segreto, anche dopo le nostre reiterate richieste di pubblicazione – della galassia di statuti e non-statuti che regolano la vita del M5s. È l’atto costitutivo dell’“Associazione Rousseau”, che il Foglio è in grado di rivelare in versione integrale qui, di quell’associazione non riconosciuta che coincide fisicamente con la sede della Casaleggio Associati e con la persona di Davide Casaleggio, attraverso cui il figlio di Gianroberto gestisce per discendenza diretta la democrazia diretta del M5s.
Al di là degli articoli dello statuto che indicano le finalità, gli organi e il funzionamento dell’associazione, ciò che è più importante per capire il contesto in cui sboccia il ruolo di dominus del M5s di Davide Casaleggio è proprio l’incipit del documento. Intanto la data: l’8 aprile del 2016. E poi il luogo: l’Istituto Auxologico di via Mosè Bianchi, dove in quei giorni Gianroberto era ricoverato sotto falso nome per esigenze di privacy. Quattro giorni prima della sua morte, avvenuta il 12 aprile 2016 al termine di una lunga malattia, un notaio viene convocato in una stanza d’ospedale per redigere un testamento politico che consegna al figlio il controllo del partito per via ereditaria. Così, se Beppe Grillo ha il ruolo di Garante del M5s, grazie a Rousseau Davide Casaleggio occupa quello di “Garantito”.
L’art. 6 dello statuto sancisce che possono entrare nell’associazione persone “la cui ammissione è deliberata dal Consiglio direttivo”. Ma secondo l’art. 13 “il presidente del consiglio direttivo è nominato dall’Assemblea tra i soci fondatori” (quindi solo il “Garantito”, Davide Casaleggio). Il 12 aprile, il giorno della scomparsa di Gianroberto, tutte queste distinzioni non contano. L’Associazione Rousseau è una sola persona, in cui coincidono l’assemblea, il presidente, il consiglio direttivo e il tesoriere. Ma lo schema dello statuto è fatto per garantire a Casaleggio il dominio eterno sull’Associazione: è solo lui, l’unico Fondatore superstite, che può essere nominato presidente; ed è sempre lui che, attraverso il Consiglio direttivo, di cui è l’unico presidente possibile, a decidere chi può entrare e chi no nell’associazione. E’ in questo contesto di regole che il 5 maggio Davide fa entrare nell’Associazione Rousseau due nuovi soci, Max Bugani (consigliere comunale a Bologna) e David Borrelli (europarlamentare), il cui ruolo però è quello di fare numero. Sono solo figuranti. E questo lo ha dichiarato lo stesso Borrelli al Foglio il 4 gennaio 2018: “Sono in quell’associazione ma è come se non ci fossi. Tutti e tre gli incarichi sono intestati a Davide Casaleggio, bisogna chiedere a lui”.
E veniamo ai tre incarichi. Secondo quanto emerge dal rendiconto sommario del 2016 pubblicato sul sito, il “Garantito” Davide è contemporaneamente presidente, tesoriere e amministratore unico di Rousseau. Ciò vuol dire innanzitutto che rispetto allo statuto il Consiglio direttivo, l’organo collegiale che amministra l’associazione, è stato sostituito da una figura monocratica come l’Amministratore unico. Ma soprattutto che il figlio di Gianroberto concentra nella sua persona tutti i ruoli dirigenziali e di vigilanza, senza alcuna divisione dei poteri, e in pieno conflitto d’interessi. Secondo lo statuto il Consiglio direttivo (ora l’Amministratore unico) nomina il tesoriere, delibera i rendiconti predisposti dal tesoriere, decide sui contratti superiori ai 100 mila euro e sui propri rimborsi spese. Il tesoriere provvede alla gestione economico-finanziaria ordinaria e predispone il rendiconto. Il presidente presiede il consiglio direttivo e rappresenta l’associazione.
In pratica Casaleggio nomina se stesso, autorizza se stesso, controlla se stesso e presiede se stesso. Una condizione che potrebbe portare a un disturbo della personalità, ma che di sicuro disturba il sano e trasparente funzionamento di qualsiasi organizzazione. In particolare di un’associazione come Rousseau che, a dispetto dal numero esiguo dei membri, maneggia una flusso enorme di danaro (finora oltre 550 mila euro), rendicontato in maniera approssimativa.
Nessuno sa a chi sono andati centinaia di migliaia di euro finora spesi, se ad esempio la Casaleggio Associati – società che ha la stessa sede di Rousseau e lo stesso presidente garantito per diritto ereditario – è mai stata pagata per i servizi resi all’associazione e per aver “sviluppato” la piattaforma Rousseau. Nessuno sa quali e quanti siano i “rimborsi spese” che il Garantito si è autorizzato. Non lo si può evincere dal rendiconto sommario pubblicato sul sito, non lo sanno i donatori, i militanti e gli eletti del M5s, non lo sanno neppure gli altri soci di Rousseau (“Ho partecipato a una sola riunione su Skype, ho visto il bilancio che è online e ho dato l’ok”, ha detto al Foglio Borrelli).
Statuto-M5S_compressedIl potere di Davide Casaleggio è ulteriormente rafforzato dalle nuove regole del M5s. L’art. 1 del nuovo statuto vincola per sempre il M5s all’associazione Rousseau e l’art. 6 del regolamento obbliga tutti i nuovi eletti in Parlamento a versare una tassa mensile da 300 euro a Rousseau (che fanno almeno 3 milioni di euro in 5 anni). Il movimento è così legato mani e piedi, giuridicamente, economicamente e tecnicamente, a un’associazione privata su cui non ha nessun potere o vigilanza. Il nuovo statuto prevede una procedura per sfiduciare il capo politico (Di Maio) e anche una per rimuovere il garante (Grillo), ma non ce n’è nessuna per recidere i legami con il garantito (Davide Casaleggio e la sua Associazione Rousseau). L’unica soluzione è modificare lo statuto. Ma per farlo serve una procedura complicatissima e una maggioranza irraggiungibile. E in ogni caso “la verifica dell’abilitazione al voto e il conteggio dei voti – dice lo statuto – sono effettuati in via automatica dal sistema informatico della Piattaforma Rousseau”. Non se ne esce, se non con una scissione.
A supervisionare e gestire tutto c’è sempre lui, Davide Casaleggio, il “Garantito” che, per discendenza diretta e con soli 300 euro di capitale, ha preso il controllo assoluto ed eterno del primo partito italiano.