Il caso legato a Sigfrido Ranucci, il giornalista Rai che conduce Report, e lo scambio avuto con il parlamentare di Forza Italia e membro della commissione di vigilanza Rai, Andrea Ruggieri, sembra quasi nulla rispetto alla denuncia del quotidiano il Riformista dell’esistenza di una sorta di “sistema Report” .
Ricordando la lettera anonima che accusava Ranucci di molestie in redazione, il deputato di Forza Italia (che è anche il nipote di Bruno Vespa) ha reso noto in Commissione una serie di messaggi che il conduttore di Report gli avrebbe inviato immediatamente dopo la seduta in cui se ne era discusso. “Berlusconi è il top player del bullismo sessuale che adesca minorenni” avrebbe scritto Ranucci. Ed ancora: “Mi arrivano decine di segnalazioni sui tutti i politici, anche su di voi, tra uso di cocaina e scene da basso impero sugli yacht“. Ranucci avrebbe scritto un messaggio all’on. Ruggieri affermando di essere in possesso di ben 78.000 dossier sui politici, che nei messaggi definirebbe «riciclatori» e «merde», tirando in ballo anche Anna Falchi, la compagna del commissario di Forza Italia in Vigilanza RAI, e la figlia di lei. “Spero che capiti anche a loro”, gli avrebbe scritto Ranucci.
Ma per i colleghi in commissione RAI e per l’ad Fuortes, le sorprese non erano finite. Dopo l’intervento dell’ On. Ruggieri, il senatore e capogruppo di Italia Viva Davide Faraone confermava le parole del collega deputato affermando di aver ricevuto anch’egli analoghi messaggi da parte di Ranucci. Nello stupore generale la senatrice Santanché e il deputato Mollicone di Fratelli d’Italia chiedevano l’immediata convocazione di Ranucci in commissione, mentre qualcuno (della sinistra) suggeriva la chiusura immediata dell’audizione. A quel punto il presidente della Commissione l’ on. Barachini ha invitato il collega Ruggieri a depositare i messaggi non solo in commissione ma anche alla Procura della Repubblica. Imbarazzante la replica del conduttore Ranucci (che è anche vicedirettore del Tg3) che ha diffuso in serata: “I miei non erano i messaggi di un vigilato a un vigilante, ma di un uomo a un altro uomo”.
Il quotidiano diretto da Piero Sansonetti ha annunciato ieri di essere entrato in possesso di documenti che svelerebbero il metodo con cui viene gestito e realizzato il programma Report (Rai Tre) condotto dal giornalista Sigfrido Ranucci che a partire dalla gestione post-Gabanelli, la trasmissione non fa più parte del Consorzio del giornalismo investigativo internazionale. Da questi documenti risulterebbe che il coordinatore di questo programma, avrebbe offerto dei soldi (pubblici) ad alcuni free lance che gli proponevano dei filmati per demolire la reputazione di un politico del Nord Italia.
La cosa più grave è che Ranucci non solo avrebbe offerto dei soldi, ma addirittura li avrebbe offerti con un raggiro, proponendo a questi free lance di mandare i filmati che incastravano il politico in forma anonima per posta, ed invece di vendergli, fatturandolo, un servizio privo di interesse, con immagini grezze, sulla Calabria.
Il giornalista Ranucci conduttore di Report spiegherebbe che lui stesso avrebbe garantito il valore giornalistico del servizio sulla Calabria alla Rai e quindi avrebbe fatto autorizzare il relativo pagamento dall’ ente radiotelevisivo di Stato. In realtà l’intento reale sarebbe stato quello di archiviare le immagini della Calabria usando invece le immagini (spacciate come anonime) contro il politico. A quanto pare, secondo il Riformista sarebbe questo il metodo con il quale si fabbricavano dossier a spese del servizio pubblico radiotelevisivo.
A noi avevano detto che Report faceva giornalismo di inchiesta. Uno dei “freelance” avrebbe avvertito di Ranucci che lui non poteva nemmeno circolare in Italia (in pratica dichiarava di essere latitante) ma il conduttore-responsabile di Report gli avrebbe detto di non preoccuparsi perché gli avrebbe procurato un appuntamento addirittura con un comandante dei Ros dei Carabinieri.