di Antonello de Gennaro
Era il 21 marzo 201 quando chi vi scrive pubblicò un corposo e documentato articolo sul ricatto posto in essere da Arcelor Mittal (attraverso la propria manager…Lucia Morselli) ai danni dello Stato Italiano, dei lavoratori dell’ ex-Ilva e delle imprese dell’indotto siderurgico tarantino , articolo che provoco le ire della “zarina” Morselli (attualmente indagata dalla Procura di Taranto) che non esitò a querelarmi, senza neanche chiedere il previsto diritto di rettifica.

Per la cronaca dei fatti, Lucia Morselli ex amministratrice delegata di Acciaierie d’Italia (ex Arcelor Mittal Italia) è attualmente indagata dalla Procura di taranto promotrice e organizzatrice di un’associazione a delinquere finalizzata all’inquinamento, al disastro ambientale e alla truffa ai danni dello Stato, al vertice di un gruppo composto da otto persone.

Secondo il pm dr. Luigi Fede della procura di Roma, il nostro articolo era stato scritto e pubblicato “nel legittimo esercizio del diritto di cronaca e di critica giornalistica“, motivo per cui formulò richiesta di archiviazione, valutazione questa condivisa anche del Gip dr.ssa Ilaria Tarantino del Tribunale di Roma, che nel suo provvedimento di definitiva archiviazione notificatoci ieri, ha ribadito che “i fatti sono esposti in maniera sostanzialmente corretta, senza utilizzo di espressioni utilizzate e correttezza formale nell’esposizione dei fatti” precisando che “gli aspetti relativi alla gestione imprenditoriale da parte dell’odierna indagata (Lucia Morselli n.d.r.) del sito siderurgico che vengono trattati in maniera, invero fortemente critica dal giornalista, ma pur sempre nell’esercizio del diritto di libera manifestazione del pensiero e nel sostanziale rispetto dei limiti del diritto di cronaca e di critica” e quindi è stata disposta l’archiviazione del procedimento penale, ordinando la restituzione degli atti all’ufficio del pubblico ministero.


Adesso la “zarina” Morselli indagata dalla Procura di Taranto, grazie a delle intercettazioni, sarà chiamata dai miei legali a rispondere in sede penale dell’accusa di calunnia, ed in sede civile (insieme ad Acciaierie d’ Italia) per il risarcimento dei danni da me subiti. La libertà di stampa è sacra e va fatta rispettare. La verità non diffama. Mai.