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22 Luglio 2024 14:09
22 Luglio 2024 14:09

Acciaierie d’Italia (ex Ilva) non si presenta a Roma . Sit in a Taranto, lunedì sciopero di protesta dei sindacati. Il ministro Urso: “Salveremo il sito”.

Secondo i sindacati l'assenza di Acciaiere d' Italia "è uno schiaffo al Governo". Sia Emiliano sia i sindacati chiedono una maggiore presenza dello Stato nella società in cambio del miliardo previsto dal dl Aiuti.

Un incontro allargato  per discutere e confrontarsi del destino dell’ ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia, attuale ragione sociale di Arcelor Mittal Italia, presso il Ministero delle Imprese e Made in Italy alla presenza del ministro Adolfo Urso che avrebbe dovuto incontrare separatamente il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e i sindacati della Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm e Usb e Ugl, mentre invece, la convocazione è stata estesa ad Acciaierie d’Italia, ad Ilva in amministrazione straordinaria, che è al momento ancora la società proprietaria degli stabilimenti, Confindustria e alle Regioni Liguria, Piemonte e Lombardia oltre alla Puglia, in cui hanno sede impianti ex uffici dell’ ex Ilva . Non hanno partecipato l’incontro, non presentandosi nè al Ministero e tantomeno in videoconferenza il presidente di  Acciaierie d’Italia Franco Bernabè, rappresentante di Invitalia, e l’amministratore delegato Lucia Morselli nominato da Arcelor Mittal.

Gli accordi di dicembre 2020 prevedevano che lo Stato attraverso la partecipazione di Invitalia, a maggio scorso, salisse al 60 per cento della società esprimendo l’amministratore delegato e quindi il capo-azienda, ma il mancato dissequestro della procura di Taranto degli impianti siderurgici a Taranto ha posticipato a maggio 2024 questo adempimento. Sull’ipotesi se lo Stato avesse intenzione di salire in anticipo al 60 per cento, rispetto al 2024, il Ministro Urso ha commentato in maniera cauta: si deciderà con Palazzo Chigi e bisognerà considerare tutti i fattori, “sono tanti e ovviamente c’è quello produttivo e c’è l’aspetto giudiziario”. Ancora una volta la magistratura tarantina mette a rischio la produzione dell’ acciaio in Italia nello stabilimento siderurgico più grosso ed importante d’ Europa.

Lucia Morselli ad di Acciaiere d’ Italia (ex-Ilva)

“L’azienda non ha più liquidità, non è in grado di andare avanti. Ha sospeso i pagamenti e le forniture con l’indotto e credo non abbia cassa” ha dichiarato il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano aggiungendo “Siamo sull’orlo di una situazione di enorme difficoltà, il governo Draghi ha stanziato un miliardo di euro, che rischia sostanzialmente di essere versato in un pozzo senza fondo. Bisogna che il governo in carica valuti la situazione Come Regione Puglia offriamo il nostro punto di vista e tutte le informazioni a nostra disposizione affinché il Governo faccia la sue valutazioni“.

“Quello di oggi, è stato un incontro costruttivo in cui le parti si sono confrontate con lo scopo di tutelare i lavoratori del siderurgico più grande d’Europa. Di sicuro, il tempestivo intervento del ministro delle Imprese, Adolfo Urso che ha convocato i sindacati, l’azienda e le istituzioni regionali dimostra la ferma volontà del governo di voler affrontare e risolvere la questione. La stessa presenza del ministro del Lavoro, Marina Calderone conferma l’interesse dell’Esecutivo verso i lavoratori e le loro legittime istanze. Gli impegni contrattuali assunti da Arcelor Mittal devono essere mantenuti, così come è stato rimarcato durante l’incontro. Condivido l’impostazione data dal ministro Urso riguardo una revisione della governance interna all’azienda e sulla priorità del settore siderurgico in Italia. Considerato perciò, che l’l’Ex Ilva è un’azienda strategica nazionale, così come prevede una legge del 2012, occorre prestare massima attenzione alle esigenze dei lavoratori, dell’indotto e a tutti gli investimenti ed impegni assunti in materia ambientale, da sostenere assolutamente nel rispetto della città”. ha commentato l’ On. Dario Iaia componente della commissione parlamentare Ambiente e  Lavori pubblici e coordinatore provinciale di Fdi  a Taranto.

Consenso sull’operato del ministro Urso è arrivato anche dal senatore pugliese di Fratelli d’Italia Ignazio Zullo: “Ha fatto bene il ministro al Mise Adolfo Urso a impuntarsi chiedendo che i vertici dell’ex Ilva rispettino gli accordi per dare a quest’azienda ancora un futuro. La scelta aziendale di sospendere l’attività di 145 imprese dell’indotto è stata scellerata, l’obiettivo di lungo termine resta quello di riequilibrare la governance in modo che vi sia una visione di prospettiva per l’acciaieria italiana ed europea e questo resta l’impegno del governo e di Fratelli d’Italia”.

l’ On. Dario Iaia membro commissione parlamentare Ambiente e  Lavori pubblici

“Finalmente sentiamo parlare di visione strategica industriale. Concordo su quanto detto dal ministro alle Imprese e al Made in Italy Adolfo Urso, dopo decenni di delocalizzazioni e svendite, l’Italia deve riappropriarsi di asset strategici per pianificare un serio sviluppo produttivo nel medio e lungo termine”. ha dichiarato l’assessore regionale allo Sviluppo economico della Regione Liguria Andrea Benveduti al termine dell’incontro in videoconferenza con il ministero delle Imprese e del Made in Italy sull’ex Ilva.”In questo scenario, la filiera dell’acciaio va, non solo preservata, ma implementata, con l’utilizzo delle migliori tecnologie, sia per efficienza che attenzione ambientale senza però rendere irrealizzabile e insostenibile l’attività economica. I progetti sono molto complessi da raggiungere, con innumerevoli varianti, molte delle quali indipendenti dalla possibilità di governo da parte delle istituzioni. Occorre perciò riflettere con serenità e pragmatismo, in particolare sulla realtà genovese, su come sostenere l’occupazione dell’esistente e svilupparne di aggiuntiva, magari utilizzando parte delle importantissime aree che ragionevolmente si potranno continuare a ritenere inutilizzate“.

“Condividiamo al contempo le preoccupazioni sollevate dai sindacati circa le prospettive a breve e medio termine, alimentate anche dall’improvvida decisione di Acciaierie d’Italia di sospendere l’attività 145 aziende dell’indotto – ha aggiunto l’assessore – Siamo tuttavia fiduciosi che il nuovo governo sappia cambiare rotta su questi temi, rispetto alle fallimentari scelte del passato, con una moderna definizione di priorità strategiche per aziende che devono seguire criteri, più che di pura finanza, di interesse nazionale” .“Siamo altresì fiduciosi che il nuovo Governo – ha aggiunto l’assessore regionale al Lavoro Augusto Sartoriadotterà tutte le misure possibili per salvaguardare i tanti lavoratori del sito di Genova di Acciaierie d’Italia e di tutto l’indotto. Le parole di oggi del ministro del Lavoro Marina Elvira Calderone vanno in questa direzione“. “Come Regione Liguria, seppur nelle nostre limitate competenze formali, continueremo a vigilare e a collaborare affinché tutto ciò si possa realizzare al meglio“, concludono i due assessori.

I sindacati dei metalmeccanici per voce di Rocco Palombella segretario nazionale della Uilm hanno dichiarato che “L’incontro di oggi deve stabilire uno spartiacque e interrompere la farsa che dura da 10 anni, un tempo lunghissimo per un processo industriale. La situazione è drammatica, di non ritorno. Acciaierie d’Italia ha i giorni contati. Le 145 aziende dell’appalto ferme, 2mila lavoratori coinvolti, è solo un pezzo. Certo, un pezzo importantissimo che ci ha fatto accelerare ed essere qui oggi, ma che si aggiunge ai 2.500 in cassa integrazione unilaterale iniziata da marzo e ai 1.700 di Ilva in Amministrazione straordinaria. A marzo l’azienda aveva stabilito investimenti e tempi per la risalita produttiva. Si doveva risalire a 5,7 milioni di tonnellate nel 2022, siamo a poco più di 3 milioni di tonnellate. Insomma, continuiamo a non produrre disattendendo gli impegni assunti” aggiungendo “Ma come può andare avanti il sito di Taranto con 2 altiforni e quasi tutti gli impianti di finitura fermi? La soluzione non è il miliardo, il miliardo va finalizzato. Il Governo deve fare un atto di coraggio e trovare il modo di nazionalizzare o diventare socio di maggioranza. Solo così si può salvare la produzione di acciaio italiana. Costi quel che costi. Questo sarebbe un investimento – conclude – l’unico modo per iniziare una fase nuova, ma va fatto oggi, subito, e non domani. L’ ex Ilva ha i giorni contati, lo Stato prenda atto di questa situazione e agisca urgentemente”.

“Questo incontro è un film già visto – ha dichiarato il coordinamento nazionale industria UsbChiediamo fatti concreti e scenderemo per strada accanto ai lavoratori“. “Ci aspettiamo che l’azienda riconsideri la sospensione a breve“. Due operai dell’ex Ilva, in segno di protesta, si sono arrampicati a diversi metri di altezza su una torre faro dello stabilimento mostrando uno striscione, su cui è scritto “Basta! Siamo stremati. E via al multiservizi” con chiaro riferimento ad un contratto di lavoro usato nelle imprese appaltatrici). 

Le segreterie di Fim Fiom Uilm nazionali al termine dell’incontro al ministero delle Imprese e Made in Italy per protesta contro Acciaierie d’Italia poichè nessun rappresentante dell’azienda si è presentato alla riunione ministeriale, hanno annunciato 4 ore di sciopero per lunedì 24 novembre in tutto il gruppo. Intanto a Taranto inizia una forte mobilitazione dei lavoratori che sono stremati e disperati.

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