ROMA – Partendo dalla consapevolezza molto chiara che la controparte e cioè il gruppo Arcelor Mittal, è lontana dal tavolo, per aprire una trattativa basata sul dialogo è necessario farla ritornare seduta, e le proposte vanno rivelate sul tavolo perché in una trattativa è fondamentale sondare gli umori e le decisioni della controparte in tempo reale.
Conte commentando la sua presenza a Taranto ha detto: “Dobbiamo lavorare con tutto il sistema Italia, io non sono un venditore di fumo, non sono un superuomo, se avevo una soluzione in tasca l’avrei già portata. Qui c’è una tragedia ambientale e sociale e questa comunità, e da qui dobbiamo ripartire, dobbiamo offrire un’occasione di riscatto e dobbiamo risolvere la situazione con una cabina di regia 24 ore su 24 per garantire tutti i diritti che sono in gioco, con tutto il sistema Italia, non solo con il governo. “.
Queste sarebbero le proposte del Governo da presentare ai Mittal: la riduzione degli esuberi, un maxi-sconto sul prezzo dell’affitto dell’azienda e sull’acquisto finale dello stabilimento, ed una nuova forma di scudo penale, sulla quale in Parlamento potrebbe essere posta addirittura la fiducia. La proposta di Palazzo Chigi si baserebbe su due punti: il primo, che la trattativa con chi è già andato via è la strada obbligata, ed il secondo che riguarda uno dei temi più caldi, e cioè gli esuberi richiesti, non può essere ininfluente. Viene valutata anche la possibilità di un intervento finanziario dello Stato “a tempo” attraverso la Cassa Depositi e Prestiti dello Stato o in altre modalità , con una quota di minoranza.
Ma questa è solo una bozza della proposta allo studio, in quanto le visioni discordanti interne al Governo non permettono di arrivare ancora a una proposta compiuta. Basti pensare che il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, il commercialista Mario Turco, eletto senatore del M5S a Taranto, ha sempre sostenuto la chiusura dell’ ILVA. a chiari fini elettorali. E tutto ciò peraltro in pieno conflitto d’interesse, ricoprendo contestualmente al suo incarico politico delle cariche sociali in aziende tarantine che lavorano in appalto per Arcelor Mittal, oltre che a prestare consulenze per la Procura della repubblica di Taranto !
Ma ancor prima di provare ad avviare la trattativa con Arcelor Mittal, il Governo deve innanzitutto riuscire a trovare una quadra nella trattativa interna, con l’ex steward dello Stadio San Paolo di Napoli, ora leader del M5S Luigi Di Maio, giorno dopo giorno cerca in tutti i modi di contrastare e delegittimare l’importanza del ripristino dell’immunità per i manager dell’azienda, usando sempre toni durissimi, probabilmente nel tentativo di far dimenticare all’opinione pubblica di essere stato proprio lui ad accendere la miccia della “bomba” sociale che aleggia dietro la “questione” Ilva-Arcelor Mittal.
“ArcelorMittal ci ha detto che licenzia cinquemila dipendenti anche con lo scudo penale” dice Di Maio ” quindi questo tema è un distrattore di masse. Ora non esiste che un’impresa che sbaglia i conti fa pagare le cambiali, che ha firmato, allo Stato. Se le paga lei e deve rispettare i patti” dimenticando di essere stato proprio lui il primo a violare il contratto controfirmato con Arcelor Mittal. Il Pd, a sua volta, invece vuole un accelerazione in senso contrario a quella del M5S. Il problema dello scudo penale è fondamentale nel ventaglio di proposte da offrire alla multinazionale franco-indiana, leader mondiale nella produzione dell’acciaio.
La soluzione si baserebbe su una misura valida per tutte le aziende, basandosi sul fondamento per il quale chi è impegnato in un piano di risanamento ambientale non è perseguibile penalmente. Una sorta di scudo penale “leggero”, che però ha già registrato e continua a registrare la contrarietà delle fronde grilline composte dagli scontenti ed esuli della compagine governativa del Governo Conte 1 come ad esempio la senatrice salentina Barbara Lezzi (quella che faceva i bonifici sui rimborsi e poi li annullava…) . E questo è uno dei principali problemi che al momento rende impraticabile la presentazione di una proposta di accordo consolidata e sicura.
La conferma che la proposta di Palazzo Chigi è ancora in una fase di preparazione molto complicata la fornisce la mancata agenda. La famiglia Mittal infatti al momento in cui scriviamo (sabato sera) non ha ricevuto alcuna convocazione per un nuovo incontro. Fonti vicine alla vicenda raccontano che un nuovo vertice a Palazzo Chigi è “molto probabile” nei primi giorni della prossima settimana. Un lasso di tempo necessario al premier Conte, per potersi presentare al tavolo della trattativa con una proposta certa e sopratutto politicamente solida.
Lo scudo penale però non è il solo problema che necessita di una condivisione comune dentro il governo. C’è anche lo scottante tema degli esuberi. Mittal ne avrebbe chiesti 5.000, mentre il Governo intende chiederne la metà. I numeri sono al momento “ballerini” in quanto secondo il M5S meno indolore sarà la decisione finale ed altrettanto inferiore sarà il contraccolpo in termini di consenso elettorale (in Puglia si vota per le regionali a giugno 2020) .
Al momento internamente al Governo si sarebbe arrivati un accordo di massima, da proporre ai Mittal, e cioè arrivare al massimo a 2.500 esuberi che si vorrebbero peraltro addolcire attraverso la cassa integrazione che garantirebbe la tutela dei posti di lavoro, auspicando che nel giro di uno, massimo due anni, una volta risanata lo stabilimento siderurgico ed aumentata la capacità produttiva, e sopratutto che il mercato dell’acciaio registri un trend di aumento della produzione a tal punto da poter riassorbire a pieno titolo i lavoratori interessati dalla cassa integrazione.
Una proposta che ha lo scopo di ottenere da Arcelor Mittal il ritiro dell’azione civile presentata dinnanzi al Tribunale di Milano e di tutte le procedure relative al disimpegno , già avviate per la restituzione degli stabilimenti di Taranto e Nervi all’ ILVA in amministrazione straordinaria.
Chiaramente ogni proposta in una trattativa, contiene una parte funzionale ad accontentare la controparte – e di questo il premier Conte è ben consapevole – sopratutto dopo che mercoledì scorso il Ceo e il Cfo di Arcelor Mittal hanno lasciato l’ incontro di Palazzo Chigi, dicendo che la loro decisione sarebbe rimasta tale a meno di significativi cambiamenti, e quindi convincere una controparte che già sta iniziando ad abbandonare Taranto, a seguito di una propria decisione supportata anche dal consenso ottenuto dai mercati finanziari mondiali, comporta qualche concessione “pesante” ed importante.
Come dicevamo, sulla base di fonti attendibili bene informate, il Governo Conte starebbe valutando di proporre anche un maxi-sconto sul prezzo di affitto che Arcelor Mittal deve pagare per l’affitto dell’azienda ex-Ilva, per passare poi all’acquisizione definitiva prevista a fine 2020. Arcelor Mittal si era aggiudicata una gara pubblica internazionale a cui aveva partecipato, che vedeva un solo concorrente, e cioè “Acciai Italia“, la cordata guidata dagli indiani Jindal che avevano avanzato una proposta da 1,8 miliardi molto più bassa di quella di Mittal . Il maxi-sconto del Governo potrebbe essere di ridurre per circa la metà, per un totale di 180 milioni di euro la quota l’affitto, così come si è disponibili trattare anche sul prezzo finale di vendita, e questo sarebbe la proposta di Conte per trattenere il gruppo franco-indiano in Italia.
Ma Conte sa molto bene che sul tavolo di una trattativa ciò che conta realmente sono solo le proposte che hanno una consistenza, e quindi per presentarle deve prima riuscire a chiudere la trattativa interna, quella più difficile, interna al M5S dove le competenze tecniche ed il senso dello Stato notoriamente latitano.