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22 Novembre 2024 02:23

Ex-Ilva, magistratura in campo. Arcelor Mittal Italia inizia a preoccuparsi

Sindacati ricevuti al Quirinale. I tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil  stasera alle 19.30 saliranno al Quirinale dove saranno ricevuti dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per affrontare la questione dell'ex Ilva e in generale delle crisi industriali. 

ROMA –  Le aziende dell’indotto-appalto siderurgico di ArcelorMittal Italia (ex Ilva), sono attualmente in presidio davanti alla portineria C dello stabilimento di Taranto con i propri mezzi e dipendenti e mezzi. Confindustria Taranto precisa che “non si tratta un blocco, ma di un presidio per protestare per i mancati pagamenti di ArcelorMittal Italia alle stesse imprese ed a rivendicare la continuità produttiva e occupazionale della fabbrica“.

 

Non vogliamo accelerare lo spegnimento della fabbrica – aggiunge Antonio Marinaro presidente di Confindustria Tarantonon vogliamo assestare l’ultimo colpo ad una fabbrica già in declino. Confindustria Taranto ritiene che, pur dando un segnale di protesta, pur dichiarando tutta la sua insofferenza per il mancato pagamento, non debba tuttavia venire meno, anche in una situazione estrema, la responsabilità”. Secondo le imprese, Arcelor Mittal Italia deve saldare 50 milioni di fatture ai propri fornitori, dei quali circa 10-12 sono relativi a fatture già scadute per prestazioni effettuate mentre il resto è in scadenza.

Il presidente di Confindustria Taranto aggiunge: “I cantieri edili delle imprese nell’ex Ilva saranno fermi da oggi 18 novembre. Poiché questi operano sugli investimenti, se il committente non paga e il cantiere, il progetto, si fermano, non succede nulla di grave. Non si pregiudica nulla. Assicureremo invece le manutenzioni e tutti i lavori correnti quelle attività che servono a tenere in marcia gli impianti perché noi, come imprenditori, non possiamo contribuire allo spegnimento” dice Marinaro.

Lucia Morselli, Ad di Arcelor Mittal Italia

La protesta delle imprese tarantine vuole mettere in evidenza che, nonostante per tre volte, negli ultimi giorni , Lucia Morselli l’ amministratore delegato di Arcelor Mittal Italia,  avesse garantito che le imprese sarebbero state pagate pagate, nulla in realtà è stato fatto, e le linee telefoniche riservate alle informazioni per i fornitori risultano mute squillando a vuoto senza che nessuno risponda. Secondo fonti confidenziali di Arcelor Mittal non si tratterebbe di un blocco dei pagamenti ma solo di ritardi conseguenti alla sostituzione del personale preposto alla parte amministrativa e contabile. resta da capire per quale motivo si sostituisca il personale, allorquando si dichiara  di voler lasciare lo stabilimento.

Le reazioni dello Stato

Questa mattina nello stabilimento di Taranto hanno avuto accesso un nucleo di ispettori dell’Ispettorato nazionale del lavoro, dell’Inail e dell’Inps. La Procura di Taranto dopo aver avviato l’inchiesta contro ignoti, prefigurando l’ipotesi di reato di distruzione di materie prime e prodotti industriali, nonché di mezzi di produzione con danni all’economia nazionale (articolo 499 del Codice penale), ha già disposto le prime ispezioni all’interno del siderurgico.

“È una cosa seria, ci stiamo già attivando” è il commento il procuratore capo di Taranto, Carlo Maria Capristo, poco dopo aver ricevuto, insieme al procuratore aggiunto, Maurizio Carbone, i commissari dell’amministrazione straordinaria Ilva, Ardito, Danovi e Lupo, che gli hanno presentato e depositato  un esposto-denuncia che indicano comportamenti lesivi dell’economia nazionale da parte di ArcelorMittal,

Nell’esposto si sostiene infatti che il gruppo dell’acciaio con quartier generale in Lussemburgo abbia già messo in atto un processo di abbassamento della produzione degli impianti e di riduzione del loro calore. Un processo industriale che comporterebbe un grave danno agli altiforni, rendendo difficile da utilizzare la fabbrica in futuro, in quanto le eventuali conseguenti procedure di adeguamento sarebbero lunghe e, soprattutto, molto costose. Un danno che si rifletterebbe anche sull’economia italiana, visto che lo stabilimento di Taranto è strategico dal punto di vista industriale.

I riflettori investigativi che la Procura di Taranto ha acceso riguarda infatti il magazzino dell’ex Ilva, ipotizzando anche il reato di “appropriazione indebita“. Probabilmente, i primi ad essere convocati saranno i dirigenti del gruppo franco-indiano, a partire dall’ amministratore delegato  Lucia Morselli, convocazione che potrebbe arrivare dopo la disposta acquisizione della documentazione in azienda. Successivamente i magistrati e gli investigatori passeranno a sentire i dirigenti ed i dipendenti del polo siderurgico.

Ilva in amministrazione straordinaria infatti ha ceduto un anno fa, esattamente il 30 ottobre 2018,  ad ArcelorMittal Italia un magazzino di materie prime del valore di 500 milioni di euro ed il magazino di pezzi di ricambio per un valore di  circa 100 milioni. Dopo gli ultimi comportamenti di Arcelor Mittal, si  vuole accertare se non vi sia stato un impoverimento preordinato da parte dell’affittuario, con il chiaro obiettivo di indebolire l’azienda e quindi abbandonarla.

Sempre sulla decisione di ArcelorMittal di restituire allo Stato lo stabilimento di Taranto e lasciare l’ Italia, la Procura di Milano indaga nel fascicolo esplorativo aperto alcuni giorni fa, ancora formalmente a carico di ignoti e senza ipotesi di reato, anche su eventuali illeciti tributari e su presunti reati pre-fallimentari, con un focus sul mancato pagamento dei creditori dell’indotto. Filoni questi che si aggiungono a verifiche su presunte appropriazioni indebite di materiale relativo al magazzino di materie prime, su false comunicazioni societarie e al mercato. Il procuratore capo della procura milanese Francesco Greco , a lungo in passato a capo del pool che si occupa dei reati finanziari e societari della Procura di Milano, ha incontrato anche i commissari dell’Ilva e dopodichè vi sono state negli uffici della Procura delle riunioni tra i magistrati e gli investigatori della Guardia di Finanza.

Questa mattina, a Milano, l’aggiunto Maurizio Romanelli e i pm Stefano Civardi e Mauro Clerici si sono incontrati per mettere a punto l’atto della loro costituzione nella causa civile con cui Arcelor Mittal chiede di rescindere il contratto di affitto dell’ex stabilimento, mentre i commissari, con il loro ricorso cautelare, cercano di fermarli per preservare l’azienda.

Il giudice Claudio Marangoni, presidente della sezione specializzata in materia d’impresa del Tribunale di Milano che ha fissato per il prossimo 27 novembre l’udienza sul ricorso cautelare dei commissari ex Ilva, ha diffidato ArcelorMittal Italia a non porre in essere ulteriori iniziative e condotte in ipotesi pregiudizievoli per la piena operatività e funzionalità degli impianti» dello stabilimento siderurgico”. Lo si legge in una nota firmata e diffusa dal presidente del Tribunale di Milanotenuto conto – continua il comunicato – della non adozione di provvedimenti ‘inaudita altera parte”, cioè  del fatto che le decisioni arriveranno solo dopo la discussione in udienza e non ‘de planò, si invitalo “le parti resistenti”, cioè  ArcelorMittal, “in un quadro di leale collaborazione con l’Autorità Giudiziaria e per il tempo ritenuto necessario allo sviluppo del contraddittorio tra le parti, a non porre in essere ulteriori iniziative e condotte in ipotesi pregiudizievoli per la piena operatività e funzionalità degli impianti, eventualmente differendo lo sviluppo delle operazioni già autonomamente prefigurate per il limitato tempo necessario allo sviluppo del presente procedimento”.

IL RICORSO D’URGENZA DEI COMMISSARI ILVA IN A.S. AL TRIBUNALE DI MILANO

ricorso Commissari_ILVA

I sopralluoghi negli stabilimenti ex-Ilva. Ai sopralluoghi con i commissari parteciperanno anche i Carabinieri del Noe, i quali dovranno verificare l’eventuale presenza di pericolo di danni all’ambiente, legati principalmente alla decisione di Arcelor Mittal di spegnare gradualmente gli altiforni, iniziativa questa che, oltre a deteriorare gli impianti, potrebbe provocare anche nuove emissioni inquinanti. Per quantificare un possibile impatto ambientale non è escluso che nei prossimi giorni le procure possano nominare un consulente tecnico per effettuare ulteriori accertamenti. Mentre i Carabinieri del Nil, la sezione dell’ Arma che si occupa di illegalità in ambito occupazionale-lavorativo, i quali dovranno acquisire e controllare i contratti con i dipendenti: infatti vi è sospetto è che, anche in questo caso, vi potrebbero essere delle irregolarità poste in essere dal gruppo franco-indiano..

Il governo nel frattempo comincia comunque ad attrezzarsi in caso si confermasse il disimpegno di ArcelorMittal Italia “Dovesse accadere, ha chiarito il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia a “Circo Massimo”, su Radio Capitalscatterà “l’amministrazione straordinaria, con un prestito ponte” (cioè come fece quattro anni fa il Governo Renzi) da parte dello Stato, e quindi con l’incarico a dei commissari, in modo da riportare l’azienda sul mercato entro un paio d’anni.

Il ministro Boccia ha aggiunto cheMittal ha posto un ricatto occupazionale inaccettabile, che il governo ha già respinto. E dunque deve assumersi le proprie responsabilità e rispettare le leggi della Repubblica italiana. Alternativa non c’è. Solo una volta stabilita l’amministrazione straordinaria si deciderà se ci sono altre aziende dello Stato che possono entrare nella cordata. Io – ha concluso Bocciapenso che abbia assolutamente fondamento la possibilità che entrino altre aziende, tra cui Cdp, ma è un tema che si porranno i commissari”.

Questa mattina  si è riunito il consiglio di fabbrica di Fim, Fiom e Uilm per affrontare la difficile fase che attraversa il sito produttivo di Taranto con il conseguente rischio di disastro occupazionale e ambientale. Una situazione che rischia di implodere soprattutto in assenza di risposte chiare da parte di due attori principali quali ArcelorMittal e il Governo. Secondo i sindacati “Bisogna, pertanto, dare risposte certe e immediate a lavoratori e cittadini, ognuno in base alle proprie responsabilità, per garantire il futuro ambientale, occupazionale e produttivo di Taranto”.

Il Consiglio di Fabbrica, a seguito di una ampia discussione, ha deciso quanto segue: – Rispetto dell’accordo ministeriale del 6 settembre 2018; – Sospensione immediata delle procedura ex. art.47 da parte della multinazionale per porre definitivamente fine al caos generato che rischia di far implodere lavoratori e cittadinanza; – Garanzie della continuità produttiva con sospensione immediata della procedura del piano di fermata; – Appalto: in attesa dell’incontro con Confindustria si richiede l’immediata sospensione delle procedure di cassa integrazione e di provvedere a regolare pagamento delle retribuzioni dei lavoratori; – Programma di assemblee con i lavoratori Arcelor Mittal  e appalto. In caso di mancate risposte da parte di Arcelor Mittal e Governo, così come nei gironi scorsi, si programmerà una mobilitazione di gruppo a Roma per impedire il disastro sociale e ambientale irreversibile di un territorio già fortemente provato.

Questa sera i sindacati saranno ricevuti al Quirinale. I tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil  stasera alle 19.30 saliranno al Quirinale dove saranno ricevuti dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per affrontare la questione dell’ex Ilvae in generale delle crisi industriali. 

 

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