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25 Agosto 2024 01:17
25 Agosto 2024 01:17

Ex Ilva: sciopero e blocchi stradali a Taranto. Federacciai: “intervenga lo Stato”. Ma Acciaierie d’ Italia è socio di Confindustria… !

Il ministro Adolfo Urso ha annunciato il riequilibrio della governance aziendale "in modo che davvero ci sia una risposta rispetto agli impegni presi". L’esecutivo di governo deve anche decidere sull’impiego di un miliardo di euro che il decreto Aiuti Bis (Governo Draghi) ha assegnato all’Ilva affidandone la gestione ad Invitalia

La lunga giornata di sciopero dei lavoratori di Acciaierie d’Italia organizzata dai sindacati della Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm che dall’Usb, è durato 24 ore a Taranto, e 4 ore negli altri siti industriali del gruppo.Dal presidio delle portinerie iniziato alle 4 della mattina fino alla marcia dalla fabbrica al centro città si udiva uno slogan molto chiaro: “Via da Tarantooooo, via da Tarantoooooo“.  La strada statale Taranto-Bari è stata bloccata dai lavoratori in sciopero davanti alla sede dello stabilimento siderurgico di Taranto ed il traffico in arrivo da Bari deviato. Successivamente, dopo che il blocco stradale è stato rimosso, diverse centinaia di lavoratori si sono diretti verso Palazzo di Città e la Prefettura. I lavoratori dell’ ex-Ilva in sciopero hanno sostato sotto il Municipio, superando il ponte girevole che unisce il Borgo antico e quello nuovo, per recarsi dal Prefetto.

Una protesta contro la situazione di stallo in cui versa da molti, troppi mesi l’ex Ilva, ora Acciaiere d’ Italia società al momento “controllata” dalla multinazionale franco-indiana di Arcelor Mittal la cui gestione è stata contrassegnata da bassa produzione, cassa integrazione,  alcuni impianti fermi, una valanga di creditori da pagare e mancanza di liquidità, nonostante la capogruppo ArcelorMittal, il secondo produttore di acciaio al mondo, abbia registrato un utile netto record per il 2021 di 14,9 miliardi di dollari, dopo una perdita netta di 733 milioni di dollari nel 2020. Nonostante un calo dei volumi di acciaio prodotto, il gruppo e’ stato sostenuto dall’impennata dei prezzi mondiali delle materie prime: ha beneficiato di una “ripresa economica globale” e di una “forte domanda” che hanno portato a “livelli di redditivita’ molto elevati”, ha affermato il nuovo amministratore delegato Aditya Mittal, figlio del fondatore del gruppo, alla presentazione del suo primo esercizio finanziario dalla nomina lo scorso anno.

i Mittal a confronto con Conte e Patuanelli (Governo Conte Bis)

Le vendite del gruppo del quarto trimestre sono aumentate a 20,81 miliardi di dollari, rispetto ai 14,18 miliardi di dollari dell’anno precedente, su prezzi medi di vendita dell’acciaio significativamente piu’ alti. L’utile prima di interessi, tasse, deprezzamento e ammortamento e’ stato di 5,05 miliardi, in aumento rispetto a 1,73 miliardi dell’anno precedente, sebbene fosse inferiore ai 6,06 miliardi registrati nel terzo trimestre. La societa’ con sede in Lussemburgo (paese a bassa tassazione per le holding) ha affermato che prevedeva che le spedizioni di acciaio nel 2022 aumenteranno del 3% rispetto al 2021 e prevede anche un forte Ebitda e consistente generazione di flussi di cassa. Sulla base delle attuali condizioni di mercato insieme all’impatto dell’aumento dei prezzi dei contratti automobilistici, ArcelorMittal ha affermato che prevede un ulteriore investimento di capitale circolante nel primo trimestre del 2022. Resta da capire dove siano finiti questi investimenti !

l’ Ad di Acciaierie d’ Italia in una precedente manifestazione di contestazione, cacciata dai lavoratori

Solo che gli indiani rappresentati in Italia da Lucia Morselli, dopo essere sfuggiti agli impegni contrattuali assunti con la stipula del contratto di gestione (e successiva acquisizione dell’ ex- Ilva) hanno ben pensato di sottrarsi grazie alle folli decisioni del Mise a gestione M5S, prima sotto la gestione Di Maio (e successivamente Patuanelli) di revocare lo scudo penale, che ha consentito al gruppo Arcelor Mittal di sfuggire ai propri impegni contrattuali, senza tirare fuori i propri soldi, sfruttando il ricatto occupazionale che lentamente anno dopo anno rassomiglia più ad un cappio a strozzo, cioè usuraio.

per non dimenticare…Michele Emiliano, Lucia Morselli e Rinaldo Melucci

La recente sospensione, decisa dall’ amministratore delegato di Acciaierie d’Italia, Lucia Morselli di interrompere i rapporti con 145 imprese dell’indotto col rischio di almeno altri 2 mila addetti in cassa integrazione, dopo aver generato debiti verso l’indotto per circa 100 milioni di euro, oltre ai 300 milioni dovuti all’ Eni per forniture di gas non pagate. “Via da Taranto, fatevi sentire. Devono andare via da qui, hanno distrutto lo stabilimento e una intera città, una intera economia territoriale e di settore” è stato l’appello-contestazione fatto da un delegato sindacale alla testa del corteo che ha bloccato per qualche ora anche la strada dinanzi allo stabilimento — .”Questa è la prima di una serie di mobilitazioni. Non ci fermeremo fino a quando non avremo risposte per i lavoratori diretti, dell’appalto e di Ilva in As“.

Sulla situazione il Governo Meloni ha già tenuto giovedì scorso un vertice con i ministri Adolfo Urso (Imprese e Made in Italy) e Marina Calderone (Lavoro), alla presenza sindacati, Invitalia (azionista “pubblico” e socio di minoranza in Acciaierie d’Italia, dove la maggioranza delle quote societarie è ancora nelle mani dell’azionista “privato” Arcelor Mittal ), Confindustria e le Regioni dove hanno sede degli stabilimenti. Acciaierie d’ Italia (che ribadiamo, è socia di Confindustria) era stata invitata ma non ha partecipato al confronto ministeriale: di conseguenza la sospensione delle 145 società-fornitori dell’indotto non è stata ritirata malgrado le richieste del governo.

Il ministro Adolfo Urso ha annunciato il riequilibrio della governance aziendalein modo che davvero ci sia una risposta rispetto agli impegni presi”. L’esecutivo di governo deve anche decidere sull’impiego di un miliardo di euro che il decreto Aiuti Bis (Governo Draghi) ha assegnato all’Ilva affidandone la gestione ad Invitalia, i cui rappresentanti incontreranno il partner privato Arcelor Mittal in occasione dell’assemblea dei soci di Acciaierie d’Italia convocata per il prossimo 25 novembre, appuntamento nel quale il presidente di AdI, Franco Bernabè, che sinora ha tenuto un basso profilo limitandosi a rilasciare interviste, ha auspicato si possa arrivare ad un chiarimento su come possano e debbano proseguire i rapporti di forza e gestionali tra il socio pubblico Invitalia, che rappresenta lo Stato, e il socio privato ArcelorMittal. I sindacati, però, vorrebbero andare oltre il cambio di governance, spingendosi fino all’anticipo dell’incremento della partecipazione pubblica dal 32 al 60%, che non era stato rispettato da Invitalia e rinviato al 2024.

Antonio Gozzi presidente Federacciai

Lasciano perplesse le dichiarazioni di Antonio Gozzi presidente Federacciai, associazione aderente a Confindustria , a margine dell’assemblea di Confindustria Genova parlando della situazione di Acciaierie d’Italia: “L’asfissia finanziaria di Taranto — ha detto Gozziè spiegata dal fatto che Arcelor Mittal non sostiene finanziariamente l’Ilva, perché altrimenti non sarebbe strangolata come è. Bisogna prendere atto della situazione, definire i problemi e esplorare le strade che esistono per salvare questo asset strategico per l’economia italiana: i Riva investivano a Taranto e negli altri impianti 350-400 milioni di euro l’anno — ha ricordato Gozzi — perché la siderurgia ha bisogno di investimenti continui per mantenere il livello di qualità dei prodotti e di sicurezza delle produzioni”.

Purtroppo in questi 10 anni investimenti sugli impianti non ci sono stati“, ha continuato Gozzi, mentre “sono stati effettuati importantissimi investimenti di ambientalizzazione e oggi la situazione di Taranto è completamente diversa rispetto a 10 anni fa. Taranto, dal punto di vista degli investimenti ambientali fatti, è uno dei primi impianti del mondo. Oggi esistono le condizioni per un piano industriale di rilancio, ma bisogna decidere chi lo fa. Non siamo più nell’era delle partecipazioni statali gloriose per la città di Genova e della Finsider, non è immaginabile la riedizione di una cosa che non esiste più, ma potrebbe essere che lo Stato, in fase transitoria, decida di intervenire seriamente su quell’azienda e costruisca un’ipotesi di privatizzazione a termine“.

Senza alcun commento il silenzio imbarazzante di Confindustria Taranto, timorosa di perdere Acciaiere d’ Italia fra i propri associati, in quanto la società guidata dalla Morselli con la propria importante quota associativa (in base al numero di dipendenti) di fatto “mantiene” l’associazione degli industriali (???) della provincia jonica.

Le critiche del sindacato

Gennaro Oliva, coordinatore di fabbrica Uilm dello stabilimento Acciaierie d’Italia di Taranto è molto critico, ma altrettanto chiaro: “Se l’azienda è ancora in piedi lo deve esclusivamente all’impegno dei suoi lavoratori. Scioperiamo compatti per riprenderci la nostra dignità e cacciare la Morselli e il suo staff. Questa astensione è la prima iniziativa importante che servirà come termometro per valutare fatti e situazioni e che porterà allo sviluppo di altre iniziative utili al raggiungimento dell’obiettivo” aggiungendo “La nostra lotta in questo momento non è tanto per ottenere il miliardo di euro previsto dal Dl Aiuti che consentirebbe la prosecuzione delle attività e il rientro delle ditte dell’appalto sospese, quanto pretendere il cambio gestionale, il reintegro dei lavoratori Ilva in As e lavorare con dignità e nel rispetto di lavoro e salute, diritti costituzionali, senza alcuna distinzione. Rimanere passivi e l’unica cosa da non fare“.  Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, respinge “la possibilità che sia realizzato un riequilibrio dei rapporti tra Invitalia per lo Stato e Mittal per il privato ed è contrario alla «rinegoziazione dei ruoli. Al punto gravissimo in cui è’ l’ex Ilva, occorre essere più drastici. Risoluti. Bisogna mandare via Mittal e allontanarlo definitivamente dalla gestione del gruppo“.

Per Vincenzo La Neve, coordinatore di fabbrica Fim Cisl di Acciaierie d’Italia, “c’è la necessità che lo Stato acquisisca il controllo e la gestione degli impianti e diventi socio di maggioranza. Solo questa potrebbe essere una garanzia per i lavoratori e una cittadinanza che hanno pagato tanto negli anni. Noi ci auguriamo dal nuovo governo un cambio di passo rispetto a quelli precedenti che hanno lanciato solamente slogan senza mettere un punto a questa vertenza lunghissima. Poi bisogna tutelare i lavoratori in As in base all’accordo del 6 settembre 2018 che resta per noi il faro della vertenza. Guai a cancellarlo”Biagio Prisciano segretario generale aggiunto della Fim Cisl  ha affermato che si tratta “di una prima iniziativa. Vedremo di programmare ulteriori 24 ore se non avremo risposte concrete. Scioperiamo contro una gestione scellerata, che fa acqua da tutte le parti. Pretendiamo che il governo prenda in mano questo stabilimento che produce solo cassa integrazione. Noi non vogliamo vivere di cassa integrazione“.

In una nota Gianni Venturi, responsabile nazionale siderurgia per la Fiom Cgil ha dichiarato che “Lo sciopero di oggi in tutti gli stabilimento del gruppo Acciaierie d’Italia, ex Ilva, e la massiccia adesione dei metalmeccanici allo stesso ed alle manifestazioni di Taranto e Genova segna l’avvio di una fase di mobilitazione che dovrà conseguire concreti e significativi risultati” aggiungendo che “non si può assistere ad una lenta e inesorabile agonia degli impianti, al deterioramento delle condizioni di sicurezza, al permanere di un utilizzo così ampio e unilaterale degli ammortizzatori sociali, al taglieggiamento delle imprese e delle condizioni dei lavoratori nell’indotto“. Secondo la Fiom-Cgil,occorre una svolta in tempi rapidissimi. Non è pensabile arrivare al 2024 in queste condizioni, si deve sciogliere adesso il nodo dei rapporti con ArcelorMittal: lo Stato acquisisca il controllo e la gestione degli impianti, nazionalizzando o comunque diventando maggioranza da subito nel Consiglio di Amministrazione

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