Per Acciaierie d’Italia si va verso l’amministrazione straordinaria. Anche se si prospetta un duro contenzioso legale con Arcelor Mittal, che sostiene di aver subito “una grave violazione dell’accordo di investimento”. Il governo Meloni è al lavoro per definire tempi e modi dell’operazione, pressato dai costante di sindacati e dalle aziende dell’indotto ricevuti in serata a Palazzo Chigi per fare il punto sulla situazione. il Ministero delle Imprese e del made in Italy, guidato dal senatore Adolfo Urso, nelle prossime ore, al massimo nei prossimi giorni, effettuerà la nomina dei commissari dell’ amministrazione straordinaria per Acciaierie d’Italia e quindi sarà presa in carico dell’azienda per garantire la sua continuità e dare rilancio, come ha preannunciato Alfredo Mantovano sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.
Si inizierà quindi con la nomina di un solo commissario dell’ amministrazione straordinaria – ha reso noto il ministro delle Imprese Adolfo Urso seguita da “una gara nel minor tempo possibile perché si sono affacciati numerosi investitori italiani e stranieri”. Il commissariamento di Acciaierie dì Italia, con l’estromissione definitiva di Arcelor Mittal, dovrebbe fare da ponte secondo le prospettive previste dal governo a consentire l’ingresso di nuovi investitori privati.
Il ministro Urso ha ricordato come esempio anche “i recenti accordi che riguardano il sito industriale di Piombino” facendo un palese riferimento è al recente protocollo siglato con gli ucraini di Metinvest, Danieli e Officine Meccaniche, coinvolte ed impegnate il rilancio del sito toscano. La strada è definita anche se rimane qualche i timore rimane. “L’amministrazione straordinaria è un salto critico, problematico – ha dichiarato il segretario generale della Fim Cisl, Roberto Benaglia – vogliamo dal governo la certezza di un percorso che non faccia affondare ulteriormente l’azienda“.
Timori questi che coinvolgono anche le imprese dell’ indotto dello stabilimento di Taranto. Pasquale Di Napoli delegato di Confindustria Taranto, ha posto in evidenza che “uno dei grandi drammi che si sta vivendo è che Acciaierie d’Italia, nella persona della Morselli, ha messo un veto totale sulla documentazione”. e quindi il governo al momento non ha potuto accertare nè la reale situazione debitoria e tantomeno lo stato di manutenzione e funzionamento degli impianti. Ecco perchè secondo Di Napoli serviranno i commissari: “Si entra dentro per avere chiarezza della situazione e poi indire una gara“, in quanto “se non entrano e verificano la reale situazione non potranno prospettarla agli eventuali investitori” .
I contrasti fra tra il Governo e Arcelor Mittal si defineranno sicuramente in un’ aula di Tribunale . Acciaierie d’Italia dopo l’appresa notizia del’ istanza di amministrazione straordinaria presentata da Invitalia (socia al 40%) al Ministero a sua volta ha annunciato di aver fatto richiesta di “concordato con riserva” (ma in bianco, cioè solo indicare il reale stato debitorio) nel tentativo di fare avviare dal tribunale di Milano una procedura di concordato preventivo in 60-120 giorni. Una contromossa preventiva che però difficilmente verrà accolta.
E subito dopo l’azionista Mittal ha scritto in una lettera inviata ad Invitalia: “Siamo delusi e sorpresi”. Secondo la holding franco-indiana la decisione del Governo italiano di avviare il processo per mettere Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria, sostenendo che “è una grave violazione dell’accordo di investimento” per non aver avvisato di questa mossa il Cda . Il socio franco-indiano, che sarebbe dovuto passare in minoranza secondo gli accordi precedentemente raggiunti e definiti, sostiene inoltre di aver partecipato “pienamente e in buona fede alle intense discussioni per cercare di raggiungere un accordo equo” respingendo il “tentativo – si legge nella lettera – di incolparci per il loro esito insoddisfacente, e di assolvere voi stessi e il governo italiano per il fallimento del nostro partenariato pubblico-privato” ma la società Acciaierie d’Italia sinora mal amministrata e mal gestita da Lucia Morselli (nominata da Arcelor Mittal) ha dimenticato che a salvare l’azienda finora sono stati solo i finanziamenti del socio di minoranza e cioè Invitalia, quindi lo Stato italiano. E non certamente loro che hanno fatto solo danni e dilapidato un patrimonio aziendale mettendolo a serio rischio di chiusura, che forse era il vero progetto di Arcelor Mittal.
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