ROMA – E’ stato firmato nello studio del notaio Pier Gaetano Marchetti di Milano, l’accordo tra l’amministratore delegato di ArcelorMittal Italia, Lucia Morselli, ed i tre commissari dell’ ILVA in Amministrazione Straordinaria, Alessandro Danovi , Antonio Lupo e Francesco Ardito il quale non potendo essere presente a Milano ha firmato attraverso procura notarile.
Un accordo che mette fine ai tre mesi di conflitto tra le parti, con la cancellazione delle cause civili avviate a Milano, che prevede la modifica del contratto di affitto e acquisizione dello stabilimento siderurgico con base a Taranto .
Come i nostri lettori ben ricorderanno ai primi di novembre, Arcelor Mittal Italia aveva manifestato, con atti formali e legali la propria volontà di recedere dal contratto di affitto di Ilva, sulla base di tre motivazioni ritenute ostative: abolizione dello scudo penale sul piano ambientale, rischio sequestro con spegnimento dell’altoforno 2 (uno dei tre operativi della fabbrica), ostilità all’investitore da parte della comunità e delle istituzioni di Taranto. Le prime due cause non sono più presenti, mentre persiste e si incattivisce la terza, fortemente strumentalizzata dalla politica locale e da un primo cittadino controverso e fortemente discusso.
Il nuovo Contratto di Affitto modificato tra Arcelor Mittal Italia e l’ ILVA in A.S. prevede che AM InvestCo possa esercitare il recesso, con una comunicazione da inviare entro il 31 dicembre 2020, nel caso in cui non sia stato sottoscritto il Nuovo Contratto di Investimento entro il 30 novembre 2020, – come si legge nell’istanza di accordo visionato dal CORRIERE DEL GIORNO – “A pena di inefficacia dell’esercizio del diritto di recesso, AM InvestCo dovrà versare ad ILVA una caparra penitenziale di 500 milioni di euro”, si aggiunge. Arcelor Mittal si impegna “ad impiegare alla fine del nuovo piano industriale 2020-2025 “il numero complessivo di 10.700 dipendenti“. Nell’ accordo viene indicato il “31 maggio 2020” come termine per raggiungere un accordo coi sindacati per utilizzare anche la Cigs “fino al raggiungimento della piena capacità produttiva“. Le parti si impegnano anche ad agevolare la ricollocazione dei dipendenti rimasti all’amministrazione straordinaria.
Probabilmente non conveniva a nessuno delegare ai giudici l’accertamento delle rispettive buone ragioni, ma ne esce comunque sconfitto il Governo. In ogni caso quanto accaduto dimostra che l’aggiudicazione del 2018, evidentemente non era immune da valutazioni errate e “leggere”.
I segretari generali di Cgil Cisl Uil assieme ai leader nazionali di Fim-Cisl, Fiom-CGIL, Uilm hanno fortemente criticato e bocciato di fatto l’accordo: “Alla luce dei contenuti appresi, riteniamo assolutamente non chiara la strategia del Governo in merito al risanamento ambientale, alle prospettive industriali e occupazionali del gruppo. A questa incertezza si somma una totale incognita sulla volontà dei soggetti investitori, a partire da Arcelor Mittal, riguardo il loro impegno finanziario nella nuova compagine societaria che costituirà la nuova AMinvestco“.
Sino a ieri sera, il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, ha cercato di ostacolare l’accordo chiedendo con più interventi di essere coinvolto nella trattativa di questi mesi rivolgendosi prima al ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, e successivamente ai tre commissari dell’ ILVA in Amministrazione Straordinaria di non firmare. Inutilmente. E tutto ciò rende bene l’idea di quanto poco o nulla conta il primo cittadino di Taranto