In passato il “pentimento” aveva funzionato. Questa volta invece no. Quindi le porte del carcere per Fabrizio Corona restano chiuse, e si apriranno soltanto nel 2022. Il 25 marzo, scorso quando i Carabinieri erano andati a prelevarlo per riportarlo a San Vittore dopo una nuova violazione degli obblighi, Corona aveva fatto persino lo sbruffone: “Meglio così, avevo bisogno di rallentare“. Rallentare la corsa interminabile dietro i suoi demoni, le sue donne, le sue notti di viagra e di privè, le sue balle, le sue scene da gaglioffo in tv. Meno di un mese dopo, ha riscoperto che la galera non è bella. Ed ha fatto e detto l’impossibile per chiedere al tribunale di sorveglianza una prova d’appello. Ma questa volta non gli ha creduto nessuno.
Nelle nove pagine del provvedimento depositato ieri dal Tribunale di Sorveglianza i giudici scrivono che l’ex agente di “paparazzi” sta meglio in prigione che fuori: “Ritiene il collegio che non sussistano le condizioni per la prosecuzione della misura alternativa“, cioè l’affidamento ad una comunità per tossicomani. “Il numero non più tollerabile di violazioni delle prescrizioni e il numero elevato di dimostrazioni di essere insofferente agli obblighi impongono la ripresa del trattamento rieducativo e terapeutico in sede inframuraria“. In gergo penitenziario, la “sede inframuraria” è la cella di un carcere.
Il provvedimento del tribunale ha elencato le mancanze di Corona: una per una, cioè le stesse che la Procura generale aveva evocato per chiedere il suo ritorno in cella: le violenze catodiche contro Ilary Blasi e Riccardo Fogli: Fabrizio Corona aveva sostenuto di avere le fotografie di un presunto tradimento della moglie dell’ex cantante dei Pooh , rivelato davanti ai telespettatori della trasmissione “L’isola dei famosi” diventata sempre più tv-spazzatura. Per non parlare poi degli insulti ai magistrati in udienza, gli orari di rientro mai rispettati, le aggressioni vere o fasulle nel “boschetto della droga” a Rogoredo. Ma in particolare modo le interviste in cui non rinunciava a costruire il mito di se stesso: “Rifarei tutto, Fabrizio Corona non cambia mai, morirà così“.
Gli ultimi cinque mesi che aveva svolto in affidamento gli sono stati revocati: il che significa che il “fine pena” si allunga di ulteriori cinque mesi. In tutto deve scontare ancora 6 anni e 7 mesi di reclusione, che però grazie ai benefici penitenziari concessi ai detenuti per buona condotta, potrebbero ridursi a 3 anni e mezzo e quindi potrebbe tornare in libertà nel 2022. ammesso e non concesso che in carcere riesca a mantenere una buona condotta.
E’ corretto ammettere che chiunque altro al suo posto in galera ci sarebbe tornato prima, ma incredibilmente a Corona è stata lasciata la briglia sciolta a lungo, e questo sicuramente non è stato un bene neanche per lui. “Devo dire che il provvedimento di oggi è equilibrato“, ammette il suo difensore l’avvocato Ivano Chiesa. “Però bisogna anche ricordare che non ha commesso alcun nuovo reato, gli vengono contestate solo violazioni disciplinari, che effettivamente ci sono state e che lui è il primo ad ammettere: ma che fanno tutte parte del suo lavoro, se a un camionista semilibero si consente di guidare il Tir allora a Corona bisogna permettere di essere in discoteca alle tre e mezza del mattino“. Un esempio risibile che non ci sentiamo di condividere.
L’ avvocato Chiesa continua “sono sicuro che non dovrà restare in carcere fino al 2022, otterrà di nuovo l’affidamento magari con regole più severe”. Un modo per confortare il suo cliente Corona. Legittimo chiedersi: che speranze ci sono che Fabrizio Corona rispetti in futuro delle regole più rigide, se non ha saputo rispettare quelle assai elastiche che gli erano state finora imposte?