di Federica Gagliardi
DataMediaHub ha analizzato il comportamento delle maggiori testate giornalistiche italiane su Facebook, e ne ha ricavato un report molto dettagliato, disegnando luci e ombre nel rapporto tra i newsbrand nostrani e il social.
Sono state monitorate per un mese le fanpage di venti quotidiani italiani, dieci “pure player” e altre dieci che hanno invece una corrispondente versione cartacea. I publisher “tradizionali” sono: Repubblica, Corriere della Sera, La Stampa, Il Sole24Ore, Il Fatto Quotidiano, La Gazzetta dello Sport, Libero, Il Giornale, Il Manifesto, e Avvenire.
Dallo studio emerge che “le fanpage dei giornali sono di fatto una “discarica di link”, per generare traffico al sito, senza nessuna, o quasi, gestione della community, né tantomeno un dialogo con i lettori, con le persone”: oltre il 90% dei contenuti è un collegamento alla pagina del sito. Marginale l’incidenza di video e post di solo testo.
Secondo DataMediaHub, manca “una gestione adeguata del social network più popoloso del pianeta da parte delle fonti d’informazione […]: una “colpa grave” ormai all’approssimarsi della fine del 2018″.
“Invece di impegnarsi nella studio e la comprensione degli interessi dei lettori – sottolineano i ricercatori – si privilegia un approccio quantitativo nel tentativo di battere l’algoritmo di Facebook ed aumentare la reach, la portata complessiva della fanpage. […] A conferma, non vi è correlazione tra il numero di post ed il livello di engagement con, ad esempio, Il Manifesto che ottiene un tasso di engagement superiore ad Ansa o Libero nonostante questi postino un volume di contenuti nettamente superiore“.
Problematico anche il tasso di interazione con le persone, tendente complessivamente allo zero assoluto. Evidentemente l’attrazione di pubblico inizia ad essere molto prossima alla saturazione: i tassi di crescita del numero di fan si attesta tra il 2 e l’1 percento, seppur con un paio di eccezioni (Agi e Sole24Ore).