ROMA – Facebook ritiene che Cambridge Analytica, la società usata anche da Donald Trump per la sua campagna elettorale, possa aver avuto accesso ai dati di 87 milioni di utenti della propria piattaforma, contro i 50 finora ammessi. E’ questa una delle confessioni più importanti fatte da Mike Schroepfer, chief technology officer di Fb, nell’annunciare una serie di restrizioni del social media per proteggere meglio i dati personali dei propri utenti.
Schroepfer scrive ed ammette che “In totale, crediamo che le informazioni di Facebook di 87 milioni di persone, prevalentemente in Usa, possano essere state impropriamente condivise con Cambridge Analytica“. A fare la parte del leone negli 87 milioni di profili Facebook impropriamente utilizzati per scopi elettorali da Cambridge Analytica, sono gli americani, con 70.632.350milioni di utenti (81,6%), Lo riferisce Facebook.
I numeri arrivano pochi giorni prima della testimonianza di Zuckerberg di fronte alla Commissione dell’Energia e del Commercio della Camera statunitensi, mercoledì prossimo per parlare dell’”uso aziendale e della protezione dei dati degli utenti”. I deputati americani Greg Walden e Frank Pallone, rispettivamente presidente e membro della commissione, hanno affermato che l’udienza “sarà un’occasione importante per far luce sulle critiche questioni sulla privacy dei dati dei consumatori e aiutare tutti gli americani a capire meglio cosa succede alle loro informazioni personali online“. Che Alexander Nix, fino a poco fa a capo capo di Cambridge Analytica, abbia potuto fare quel che ha fatto collaborando con Brad Parscale, numero due per il digitale di Donald Trump, è a dir poco incredibile. Altrettanto incredibile è però che Parscale non sia stato neanche sfiorato dallo scandalo, ma anzi è stato addirittura promosso, e che nessuno abbiamo chiamato in causa Trump. Un segno dei tempi che corrono e del clima poco democratico che regna attualmente negli Stati Uniti.
Nella classifica seguono i filippini (1,4%), gli indonesiani (1,3%), i britannici (1,2%), i messicani (0,9%), i canadesi (0,7%), gli indiani (0,6%), i brasiliani (0,5%), i vietnamiti (0,5%) e gli australiani (0,4%).
Gli utenti italiani potenzialmente coinvolti nella vicenda Facebook-Cambridge Analytica sono un totale di 214,123 utenti di Facebook.. Lo rende noto il social media di Mark Zuckerberg. Il dato si ricava sommando il numero le persone italiane (57) che hanno istallato l’app “This is Your Digital Life” realizzata da Aleksandr Kogan – il ricercatore di Cambridge Analytica – e gli amici potenzialmente impattati (214.077).
La vicenda dello scandalo è ormai ben è nota: attraverso un test di personalità l’azienda inglese Cambridge Analytica era riuscita ad accedere a informazioni come la città indicata sul profilo degli utenti o ai contenuti ai quali avevano reagito. Circa 320 mila persone sono state pagate tra 2 e 5 dollari per rispondere al quiz, cui si poteva accedere autenticandosi con le credenziali di Facebook.
L’app raccoglieva anche altre informazioni, come i “like” e i dati personali dall’account di Facebook, ma anche da quello degli amici di chi stava facendo il test. Così si è arrivati al numero esorbitante di 50 milioni di account compromessi, in un primo momento. Che oggi sono saliti a 87 milioni. Un algoritmo intrecciava poi i risultati del test di personalità con altri dati pubblici sul social network, per tracciare un profilo estremamente preciso degli utenti e delle loro preferenze (secondo il Guardian, all’inizio almeno 2 milioni, in 11 Stati decisivi per il risultato delle elezioni americane). A queste persone erano quindi indirizzati messaggi di propaganda elettorale mirati, basati sulla loro personalità.
Facebook sempre in più difficoltà, grazie anche alle “class actions” che stanno partendo negli Stati Unii d’ America adesso ha deciso rendere finalmente più chiare e trasparenti le condizioni d’uso e la normativa sui dati, assicurando che “non venderà mai le informazioni delle persone a nessuno“.
In un post ovviamente su Facebook, i due manager Erin Egan, vicepresidente e responsabile dell’Ufficio Privacy e Policy, e Ashlie Beringer, Vice presidente e Consigliere Generale aggiunto, sottolineano che “è importante mostrare alle persone in modo chiaro come funzionano i nostri prodotti, in modo che possano prendere decisioni consapevoli in merito alla loro privacy” annunciando che per questo Facebook vuole “aggiornare le Condizioni d’uso, che comprendono il nostro impegno verso tutti coloro che utilizzano il social network” .
“Vogliamo spiegare, in un linguaggio più semplice, i servizi che offriamo” spiegano i due manager Egan e Beringer “inoltre stiamo aggiornando la nostra Normativa sui dati, per spiegare meglio quali dati raccogliamo e come li utilizziamo su Facebook, Instagram, Messenger e sugli altri prodotti” chiarendo che “questi aggiornamenti hanno l’obiettivo di fare chiarezza. Non stiamo chiedendo nuovi diritti per raccogliere, usare o condividere i dati degli utenti su Facebook e non stiamo modificando nessuna delle scelte sulla privacy effettuate dalle persone in passato“.
Ma quali saranno le novità che gli utenti potranno trovare su Facebook ? Le informazioni sulle funzionalità introdotte di recente, maggiori informazioni su come funziona il social e come utilizza i dati. “Abbiamo la responsabilità di mantenere al sicuro le informazioni delle persone e imponiamo ai nostri partner severe restrizioni sull’utilizzo e la divulgazione dei dati. Nella nostra Normativa sui dati spieghiamo tutti i casi nei quali condividiamo le informazioni e rendiamo più chiaro il nostro impegno nei confronti delle persone” aggiungono ancora Egan e Beringer.
Il colosso di Mark Zuckerberg ribadisce che il social “rispetta le impostazioni del dispositivo selezionate dagli utenti” e che “ha aggiunto maggiori dettagli in merito alle informazioni che raccogliamo quando gli utenti sincronizzano i loro contatti da alcuni dei nostri prodotti, compresa la cronologia di chiamate e sms, argomento su cui le persone hanno recentemente chiesto informazioni“. Scott Stringer, che sul social network Facebook ha investito un miliardo di dollari, chiede non a caso le dimissioni dello stesso Zuckerberg mentre Tim Cook, l’amministratore delegato di Apple, ha pensato bene di sfruttare il momento e di unirsi al coro di critiche.
Zuckerberg annuncia nuove contromisure. Spiega che sono stati bloccati per la prima volta i troll russi e che dal 2016 la compagnia sta lavorando senza sosta per evitare che tornate elettorali importanti in tutto il mondo vengano condizionate. Messico, Brasile, Germania… “Abbiamo 15 mila persone che ci lavorano che presto diverranno 20 mila. Ma Facebook è un universo complesso. Mi piacerebbe poter dire che fra sei mesi avremmo risolto tutto ma ci vorranno anni. Anche se fra sei mesi si vedranno comunque dei miglioramenti”
Più dettagli inoltre su come Facebook combatte “gli abusi e come indaghiamo sulle attività sospette, anche analizzando i contenuti condivisi dalle persone”. Ma tutto questo cari lettori in realtà non è vero. Basti pensare che dallo scorso mese di ottobre 2017 ad oggi la Polizia Postale delle Comunicazioni non è ancora riuscita ad oscurare la pagina di uno “stalker” seriale pugliese, con precedenti penali, secondo quando disposto dall’ Autorità Giudiziaria, e questo dimostra che c’è ancora molto da lavorare sopratutto in Italia, per far rispettare al management di Facebook, le regole della giustizia italiana.
Infine il colosso dei social network fa sapere che “per i prossimi sette giorni, le persone potranno fornire il loro feedback sulle Condizioni d’uso e la Normativa sui dati” e che “una volta finalizzati Facebook pubblicherà questi documenti chiedendo agli utenti di dare il loro consenso, insieme alle informazioni sulle scelte a disposizione degli utenti in merito alla loro privacy“. Facebook evidenzia di far parte della stessa azienda di WhatsApp e Oculus ed, aggiungono nel post Egan e Beringer, “spieghiamo come condividiamo servizi, infrastrutture e informazioni. Chiariamo, inoltre, che Facebook è l’azienda che fornisce i servizi Messenger e Instagram, che ora hanno tutti la stessa Normativa sui dati. L’esperienza non cambierà nell’utilizzo di questi prodotti“.